Sulla riforma del sistema camerale intervengono anche le segreterie regionali di Sinistra Italiana, Possibile e Rifondazione Comunista.
“In queste ore si sta consumando, nelle Marche, un’altra brutta pagina di quella politica arrogante ed invadente, sempre più invisa ai cittadini, ma che il PD continua pervicacemente ad attuare. L’intervento del Presidente della Regione, Ceriscioli, e dell’Assessore Bora, per un accentramento ad Ancona delle Camere di Commercio, non ha altra finalità che creare un unico “carrozzone” regionale, facile da controllare sul piano spartitorio e clientelare. Ancora una volta, le scelte di allontanamento dai territori e di accentramento producono burocratizzazione, inefficienza e l’impossibilità di un controllo da parte dei cittadini e dei soggetti vivi della società. La vicenda delle Province, spogliate di funzioni e risorse, ha dimostrato ampiamente, che – a fronte di nessun risparmio – si registra uno scadimento nella gestione e nella capacità di programmazione della vita concreta delle singole realtà; l’elenco sarebbe lungo, ma è sufficiente ricordare lo stato della viabilità, delle necessità di manutenzione ordinaria delle scuole, i fondi per la formazione professionale (che giacciono nei cassetti della Regione). Che le Camere di Commercio dovessero essere rese più efficienti, dovessero orientare meglio interventi e risorse e limitare funzioni di pura rappresentanza, è un dato condiviso da molti, se non da tutti. Ma l’idea che questo possa avvenire allontanando dai territori e dagli operatori la sede del lavoro di programmazione e intervento, è ormai una favola che nasconde solo piccolissime logiche di piccoli poteri.
Nelle Marche, come in Friuli (dove, anche, la Presidente Serracchiani è intervenuta con la medesima logica), i rappresentanti istituzionali del Partito Democratico non si preoccupano delle reali necessità delle imprese, dei loro bisogni, dei migliori servizi da mettere a disposizione per superare un momento di grave crisi nazionale ed internazionale che, nel sud della regione, è aggravato dalle conseguenze del sisma e dai ritardi che la stessa logica accentratrice e burocratica sta determinando.
Si restituiscano funzioni e risorse alle Province e ai Comuni – riordinando, semmai, i ruoli specifici – e si riorganizzino e ridefiniscano gli strumenti di intervento delle Camere di Commercio territoriali, evitando veramente gli sprechi e finalizzando gli investimenti. E’ ora che la Regione torni ad una funzione legislativa e di indirizzo, lasciando alle Istituzioni locali un ruolo di gestione concreta che essa, inevitabilmente, tende ad ingessare e paralizzare. E’, soprattutto, ora che chi riveste un ruolo istituzionale di quel livello si confronti seriamente con gli amministratori locali, con gli operatori sociali e produttivi, e alzi lo sguardo da logiche di provenienza geografica e di piccoli poteri, preoccupandosi dell’intero territorio regionale e della vitalità di ciascuna sua area”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati