“Oggi ricorrono 53 anni che sono caduto da cavallo. La cavalla, con cui ho avuto l’incidente si chiamava Berta.
A Siena si correvano le selezioni dei cavalli per il Palio del 2 luglio 1964. Io galoppavo su Berta, Canapino (Leonardo Viti) su Zafira, Rondone (Donato Tamburelli ) su Crezio, Aceto (Andrea Degortes) su Dubba e Giamburasca ( Felice Ciciarelli) su Arianna”.
Pasqualino Virgili
Così le prime righe della nota di Pasqualino Virgili a 53 anni esatti da quella caduta da cavallo durante il Palio di Siena che lo ha costretto su una sedia a rotelle. Ma che di certo non ha spento il suo animo, anzi. Quella grinta che aveva da fantino, Virgili l’ha trasformata in passione per la vita, da sfoderare in ogni battaglia che ha condotto e continua a condurre, da oltre mezzo secolo. E che lo porta addirittura a definire la carrozzina “una buona compagna”. “Alla curva di San Martino due cavalli cadono, su uno c’ero io. Mi sono ritrovato in ospedale dopo un risveglio durato 4 giorni. Chiedo – il ricordo di Virgili – perché non sento le gambe e un bravo dottore, trovandosi di fronte ad un ragazzo di diciannove anni, non sapendo come informarlo su una realtà che in quel momento era una dramma, indugiava con parole di circostanza.
Cercò questo bravo e affettuoso medico di tamponare la realtà, ma poi la verità venne alla luce: frattura dell’undicesima vertebra dorsale e lesione midollare. Significa paraplegia quindi carrozzina. Dopo questi anni trascorsi e vissuti devo dire che quella carrozzina, che in quel momento sembrava uno spettro, si è dimostrata nel tempo una buona compagnia. Oggi seguo su Canale 3 Toscana quelle gare che io feci in quel lontano 1964. Poi vedrò tutte le prove e il Palio del 2 luglio. Ho sempre visto i palii, anche studiati rivedendomeli con cura. I cavalli sono stati la mia passione che mi ha portato a studiare le genealogie di tutti i grandi stalloni dell’ippica sin dall’inizio del 1700. Da questi sono nati i cavalli campioni del mondo che hanno corso sugli ippodromi nazionali e internazionali.
In Italia abbiamo avuto i migliori. Federico Tesio (il mago di Dormello, questo l’appellativo che gli fu dato) è stato il grande genio che ha fatto dei miracoli allevando e allenando una serie di campioni. Importò in Italia il sangue di San Simon (un cavallo inglese del 1882). Alcuni nomi significativi Scopas, Apelle, Cavagliere D’Arpino, Nogora, (sarà madre di otto campioni tra cui Nearco. Fu chiamata la perla di Dormello) Donatello, Botticelli e il massimo assoluto: Ribot e Nearco. Oggi il sangue di questi campioni scorre sui cavalli dell’ippica mondiale per il 30% di tutti gli allevamenti”.
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