La salma di Emmanuel è tornata in Nigeria, Chinyere? E’ molto amareggiata”
l’annuncio dell’avvocato Astorri

FERMO - Le parole dell'avvocato Letizia Astori ad un anno dalla morte di Emmanuel:"Chinyere non vuole rilasciare dichiarazioni - spiega la Astorri - né unirsi ai cortei, essendo molto amareggiata, perchè tante, troppe voci hanno tentato di offuscare la sua immagine e quella del suo uomo"

L’avvocato Letizia Astorri, nella foto con Igor Giostra

 

“A distanza di un anno dalla morte di Emmanuel prendo atto delle tante associazioni che si sono attivate per commemorare la sua morte e di conseguenza, come legale sia di Emmanuel che della sua compagna, Chinyere, non posso che unire la mia voce al coro unanime che lo vuole ricordare. Tuttavia, proprio come loro difensore, mi corre l’obbligo di comunicare che martedi 4 luglio 2017, Emmanuel ha lasciato Fermo per il suo ultimo viaggio verso la sua terra natale, la Nigeria, visto che questo era il desiderio che sua moglie ha voluto rispettare ed onorare fino alla fine“. Così Letizia Astorri l’avvocato rappresentante di Chinyere, annuncia il trasferimento del corpo di Emmanuel nel suo paese d’origine ad un anno dalla sua morte. Legale che va oltre e si fa portavoce di quella che è l’amarezza della moglie del ragazzo nigeriano anche in vista della manifestazione in programma domani in piazza del Popolo a Fermo.

Chinyere non vuole rilasciare dichiarazioni – spiega la Astorri – né unirsi ai cortei, essendo molto amareggiata, perchè tante, troppe voci hanno tentato di offuscare la sua immagine e quella del suo uomo. Vuole tuttavia, precisare, mio tramite, che per mesi si è raccontata un’altra verità dei fatti, rappresentando un Emmanuel aggressivo, violento e pericoloso, arrivando addirittura a farlo appartenere alla mafia nigeriana, tentando di far dimenticare, così, che Emmanuel , invece, è morto solo per difenderla”.

Avvocato Astorri che aggiunge: “Al riguardo preciso che il procedimento penale apertosi presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Fermo per il presunto reato di associazione a delinquere di stampo mafioso si è concluso in data 13 marzo 2017 con un’ovvia archiviazione. Solo un effettivo processo penale avrebbe chiarito le giuste posizioni delle parti coinvolte e portato alla luce la verità dei fatti, senza tante campagne mediatiche e politiche, visto che, come ho sempre sostenuto sin dall’inizio, i processi si fanno nelle aule di giustizia con le carte alla mano. Ma questo ormai appartiene al passato e le sentenze, anche quelle di patteggiamento, si rispettano sempre”.


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