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No a fusioni sacrificate sull’altare dei conti: anche il PCI contro Giacinti

POLITICA - Il segretario provinciale Giorgio Raccichini ricorda al consigliere regionale del PD il suo mancato impegno sull'unione delle società di gas di Fermo, Porto San Giorgio e Monte Urano

“C’è oggi una tendenza politica che cerca di ridurre gli organi istituzionali o per ragioni puramente economiche di tagli alle spese o, nel peggiore dei casi, per allontanare i cittadini dai centri decisionali”. Inizia così l’intervento di Giorgio Raccichini, Segretario provinciale del PCI in risposta alle affermazioni del consigliere regionale Francesco Giacinti.

“In questo modo si predica contro gli Stati nazionali a favore di un’Unione Europea che è tutto meno che limpidamente democratica, se con questa espressione si intende la partecipazione dei cittadini alla determinazione delle scelte politiche ed economiche. Le Province italiane sono state svuotate di ogni contenuto democratico e, private così come sono di fondi, di ogni funzione. Si tende a far passare infine l’idea che le stesse Regioni debbano essere diminuite e accorpate in macroregioni. Se passiamo al livello istituzionale comunale questa tendenza alla semplificazione si risolve negli appelli all’unificazione dei Comuni.

Da vari mesi quello dell’unificazione di Fermo e Porto San Giorgio sembra essere diventato un mantra di alcune associazioni o singole personalità politiche. Tutto sembra nascere da mere necessità economiche: si suppone, senza dimostrazione alcuna, che le due città, unificate politicamente, possano godere di più benefici. Giacinti, l’ultimo ad essere intervenuto in ordine di tempo sulla questione, dovrebbe pensare piuttosto a quell’austerità regressiva che tanto ha danneggiato gli enti comunali e di cui il suo partito è stato fautore in questi anni. Sono proprio queste politiche – e non la mancata fusione dei Comuni – ad aver danneggiato pesantemente le scuole italiane di ogni ordine e grado nelle quali un insegnante si trova a confrontarsi con classi numerose e sempre più diversificate al loro interno, in strutture poco adeguate e ancora scarsamente tecnologizzate, accollandosi un impegno sociale tanto faticoso e importante quanto mal pagato. Piuttosto che intervenire sull’unificazione di Fermo e Porto San Giorgio chi governa la Regione dovrebbe interessarsi di argomenti più importanti per i marchigiani e gli italiani in genere.

Al di là delle ragioni economiche, tutte da dimostrare, che possono giustificare una fusione, vi sono aspetti culturali che invitano ad una maggiore cautela. Le realtà comunali hanno alle spalle una storia pluridecennale nella quale i cittadini si riconoscono e alla quale sono legati. Molti di questi cittadini si sentono vivamente partecipi alle vicende del proprio Comune e profondono per esso un impegno civico importante. Questo impegno e questo senso di appartenenza, se non inquinati da becero campanilismo, non debbono essere disprezzati e sacrificati sul freddo altare dei conti.

Ragionevole è invece proseguire lungo la strada, ancora molto lunga da percorrere, dell’unificazione dei servizi e della collaborazione, ma è proprio su questo che le affermazioni di Giacinti rivelano una contraddizione di fondo tra fatti e parole. Infatti, nel momento in cui si cominciava a ragionare sulla possibilità di fondere le società di vendita del gas dei Comuni di Fermo, Porto San Giorgio e Monte Urano, proprio quest’ultimo si defilò per fare il suo interesse particolare. Di certo l’attuale consigliere regionale non sarà stato del tutto estraneo a questa decisione e lo stesso avrà di certo condiviso la scelta del suo partito di svuotare di significato le Province che avrebbero potuto dare un contributo fondamentale sul terreno dell’accorpamento di servizi e della collaborazione tra i Comuni”.

 


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