di Andrea Braconi
Da una parte Alessia Morani, deputata del Pd. Dall’altro Antonella Soldo, dal novembre 2016 presidente dei Radicali Italiani. Due donne convinte delle rispettive posizioni e, al contempo, totalmente in disaccordo sulla legalizzazione delle cosiddette droghe leggere.
Il “ring” di uno scontro all’insegna della correttezza è la Festa de L’Unità a Lido di Fermo. Tra gli spettatori Germana Ciccola, segretaria comunale del Partito Democratico, Paolo Nicolai, responsabile provinciale, numerosi esponenti del partito e tanti giovani.
Ad introdurre l’iniziativa Sara Franca del circolo di Lido di Fermo, che ha spiegato come poche volte nel territorio fermano sia stato affrontato questo tema e come invece l’attualità evidenzi la necessità di scelte immediate.
“Stasera mi trovo in una posizione della proibizionista – ha spiegato la Morani – benché insieme ai Radicali portiamo avanti battaglie, tipo quella sul testamento biologico. Cosa abbiamo votato prima della pausa estiva? Nella legge presentata dal Pd una parte contiene la legalizzazione della cannabis, cioè la possibilità di fare un uso personale a scopo ludico, poi c’è una parte che riguarda la cannabis ad uso terapeutico. Noi abbiamo votato lo stralcio della seconda parte, dove c’è una sostanziale unanimità dei partiti. La parte più discussa è l’altra, sulla legalizzazione delle droghe leggere di cui si dibatte da anni. Pensate che vent’anni fa ho fatto la campagna della riduzione del danno da segretaria provinciale della sinistra giovanile. Ma negli anni ho cambiato idea: ho un’età in cui ho visto con i miei occhi qual è il danno, con tanti amici che hanno attraversato periodi molto difficili a causa di altri tipi di droghe. Perciò parlare di legalizzazione delle droghe leggere, che sono ovviamente diverse da quelle pesanti, rappresenta per chi sta nelle istituzioni un qualcosa in contraddizione con una battaglia come quella sulla prevenzione. E dire da parte dello Stato che la droga, anche quella leggera, non contiene un disvalore sociale è un messaggio sbagliato”.
“Il rischio di ogni statistica è quello di spersonalizzare, dietro i numeri ci sono sempre storie ed individui – ha affermato la Soldo -. Una di queste rappresenta un paradosso: Fabrizio Pellegrini, malato, al quale dopo una serie di terapie il medico curante prescrive la cannabis terapeutica. Fabrizio vive in Abruzzo, una delle prime regioni ad approvarne l’uso. Dopo varie peripezie riesce ad ottenere una fornitura ma deve pagarla di tasca sua. Per questo fa anche una colletta con gli amici. Nei mesi successivi, però, non può fare la stessa cosa e allora decide di coltivarla. Così viene denunciato varie volte, per un cumulo di pene che lo ha portato in carcere, inizialmente senza terapia. Poi c’è stata una battaglia legale, oggi è fuori e sta scontando il resto della pena in una comunità.
Anni di proibizionismo hanno danneggiato la ricerca scientifica, non ci sono aziende farmaceutiche che producono, solo a Firenze c’è una prima produzione. E lo stralcio di cui parlava la Morani sembra un atto prudente fino all’irresponsabilità”.
La Soldo ha poi evidenziato l’importanza della relazione sulle politiche antidroga in Parlamento. “È forse l’unica cosa buona introdotta dalla legge Fini-Giovanardi, un testo preziosissimo perché conferma che le scelte politiche non sono utili: esistono infatti 6 milioni di persone che continuano a farne uso e i tribunali sono intasati. Inoltre, togliere soldi alle mafie è l’ultimo degli argomenti. I dati sugli adolescenti sono i più spaventosi, con il 35% degli studenti che fa uso di una qualche sostanza. Si comprende che le politiche proibizioniste non hanno impedito l’uso, nonostante un sistema repressivo spaventoso. Dal referendum radicale del 1993 non è reato fumarla, ma è reato coltivarla: è come se lo Stato ti dicesse di andare direttamente dallo spacciatore”.
“Non sono convinta né che la mia posizione sia risolutiva, né che lo sia quella di Antonella. La questione è complicata, è difficile trovare un punto di equilibrio – ha ribattuto la deputata del Pd -. La Consulta è intervenuta sulla Fini-Giovanardi in merito alla differenziazione tra droghe leggere e pesanti. Ma lo Stato, torno a ripetermi, non può dare messaggi di una cultura dello sballo, il suo compito è salvaguardare la salute dei propri cittadini. Pensate che io sono relatrice della legge sul reato di omicidio stradale. La contraddizione è troppo grande, da una parte ci sarebbe un’apertura all’utilizzo di droghe leggere, dall’altra una repressione potente. Se parliamo di ludopatia, ad esempio, guardate quanti danni ha fatto il gioco d’azzardo facendo rovinare troppe persone. Io sono convinta che le persone debbano vivere a pieno le proprie libertà, ma da parlamentare devo fare leggi che riguardino tutti. E poi i minorenni sarebbero però esclusi da questa legalizzazione. Il compito di chi sta nelle istituzioni è quello di promuovere una cultura della prevenzione”.
Su una lunghezza d’onda differente, ovviamente, la Soldo. “Compito dello Stato non è mandare un messaggio: lo Stato deve gestire dei fenomeni che esistono, come immigrazione o consumo di droghe, con quest’ultimo che resta massiccio nonostante tutti i tentativi di vietare. Pannella diceva che vietare un qualcosa che viene utilizzato dalla massa equivale a fallire. Prendiamo le Filippine, con il suo presidente che vuole mandare il messaggio che la droga fa male e perciò fa uccidere gli spacciatori e fa confessare tutti i consumatori. La Morani parlava di prevenzione: dalla scorsa relazione erano stati stanziati 1,6 milioni di euro per il sistema nazionale di allerta precoce. Sapete quanti ne sono stati utilizzati? Trentamila, con sole 15 segnalazioni. Si fa un gran parlare di altre vie che però non vengono praticate. Io vado nelle scuole a spiegare i rischi ai ragazzi e in Paesi come la California che hanno legalizzato l’uso ludico i consumatori minorenni sono diminuiti. In Portogallo hanno decriminalizzato l’uso di tutte le droghe, creando un sistema di allerta. Anche in Canada c’è una legge sulla legalizzazione tout court. E in Italia una personalità come Raffaele Cantone ha detto prima di essere contrario, poi di aver cambiato idea proprio per il bene dei giovani. Nelle carceri il 34% è detenuto per violazione del testo unico sulle droghe e l’80% di questi si trova lì per cannabis. La nostra legislazione ripulisce il mercato dai pesci piccoli e lascia in giro quelli grandi”.
Immediata la risposta della Morani. “Certo, le politiche prevenzione non sono sufficienti. Noi abbiamo una grande chance, quella di ricominciare a fare politica culturale nelle scuole. È lì l’anello debole in questo momento, non si fa abbastanza a partire dai più piccoli. Pensiamo sempre all’adolescente, invece credo che anche i più piccoli siano molto ricettivi. Riguardo al panorama internazionale, è talmente complesso che è difficile trovare una soluzione definitiva, per me non esiste. E penso ad esempio all’Olanda. Anche la teoria che la coltivazione di cannabis dovrebbe contenere le mafie è opinabile. Continuo a pensare che le istituzioni abbiano il dovere di veicolare messaggi forti da un punto di vista culturale. Dobbiamo dire con forza che la droga è merda”.
“L’Olanda ha stessa legge italiana – ha spiegato la Soldo – ma ha un regime di tolleranza che consente di avere a casa fino a 5 piante. Hanno creato i cosiddetti coffee shop, dove non si possono vendere alcolici, e la cannabis viene dal mercato nero: è un sistema di tolleranza diverso dalla legalizzazione che proponiamo. La droga è merda? Sì, su questo siamo d’accordo ma la riduzione del danno serve proprio a far capire che veramente compri merda e che il tuo corpo è esposto a troppi rischi. Oggi il 4% dei ragazzi assume sostanze senza sapere cosa c’è dentro”.
A chiudere la serata i ringraziamenti dei vertici del Partito Democratico. “Siamo sempre pronti a discutere – ha rimarcato Paolo Nicolai -. Su questi temi noi ci siamo, elaboriamo e credo che la politica debba fare un’analisi su come si sviluppano. Questo è un primo passo, poi chi legifera deve capire come sta andando la società. Negli anni poi si può arrivare anche ad avere posizioni non differenti da quelle dei Radicali Italiani. Anche il Pd locale è aperto al confronto e al cambiamento”.
“Il Pd si fonda anche con la forza di volontà di queste persone che si spendono per le nostre Feste de L’Unità – ha aggiunto Mirco Catini, segretario dei Giovani Democratici della provincia di Fermo -. E questa festa è un momento di raggruppamento. La politica è anche spendersi per certi temi, non dobbiamo inseguire le altre forze e non dobbiamo scendere su un piano che non ci appartiene”.
Non credo esistano temi marginali – ha concluso Francesco Di Vita, segretario regionale dei Giovani Democratici -, esistono temi non affrontati o affrontati in ritardo. E la società deve avere il tempo di sedimentare. Per questo è un bene che si parli, che c’è sempre un pezzo di società che deve capire per crescere. La Morani ha detto che la mia decisione è una decisione che vale per tutti: ecco perché suggerisco di creare altri spazi per comprendere che esistono molte più sfaccettature dentro al partito e in chi ci potrebbe votare. Il partito deve essere in grado di recepire i temi marginali e le cose sfumate, di fare da corpo intermedio.”
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