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Solo 1.000 borse a 650 euro al mese, Sinistra Italiana: “Regione inerte, lavoro da rimettere al centro”

POLITICA - Per il partito occorre chiamare a raccolta il mondo del lavoro e lanciare una strategia di lungo periodo per ridurre la disoccupazione. Proposta l'istituzione del reddito di cittadinanza

Preoccupa la crescita del lavoro precario a livello regionale. Anche Sinistra Italiana Marche è intervenuta sul tema, proponendo politiche per una “disoccupazione zero” e per un reddito di cittadinanza.

“Secondo i dati Istat, anche se a livello nazionale nel secondo trimestre 2017 prosegue la debole tendenza all’aumento dell’occupazione (+0,7% su base annua) – rimarcano i vertici del partito – la disoccupazione giovanile rimane a livelli inaccettabili, la precarizzazione è ulteriormente cresciuta a causa del forte aumento dei contratti ‘a chiamata’ (+13,5%) e dei contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato.

Nella regione Marche, la situazione, secondo i dati dell’INPS elaborati dall’IRES CGIL Marche e relativi ai primi sette mesi dell’anno, è ancora più pesante. Continua, infatti, a crescere prepotentemente il ricorso a contratti di lavoro precari, mentre calano in modo drastico le assunzioni a tempo indeterminato. Solo un’assunzione su dieci avviene con contratti stabili. Si tratta di un dato notevolmente peggiore sia rispetto alla media nazionale (17,5%) che a quella delle regioni del Centro (16,0%). Il saldo tra assunzioni e cessazioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato è pari a -7.775 unità. Assistiamo, cioè, a un calo dell’occupazione stabile e ad un aumento della precarietà.

Fenomeni in controtendenza rispetto all’andamento nazionale dove l’occupazione torna a crescere, come l’incidenza della precarietà che, però, nelle Marche è quasi il doppio rispetto alla media nazionale, come ha fatto giustamente notare Daniela Barbaresi, Segretaria Generale della CGIL Marche. C’è poi da chiedersi quanti di quei lavoratori precari abbiano progressivamente sostituito lavoratori stabili.

Di fronte a questa situazione, dobbiamo constatare l’inerzia e l’inconsistenza delle istituzioni regionali sulle politiche economiche, che invece di puntare a ridare qualità, stabilità e dignità al lavoro e prospettive al sistema sociale ed economico della nostra regione, invece di mettere in campo politiche concrete per i principali distretti industriali e artigianali, strategie serie di coinvolgimento degli istituti di credito per il sostegno all’impresa e lavoro, si limita ai “pannicelli caldi” della riorganizzazione dei Centri per l’Impiego (la cui difficoltà, tra l’altro, è stata determinata anche dalla totalmente inutile spoliazione delle Province, operata dallo stesso partito che governa la Regione), e a 1.000 borse lavoro, che però a 650 euro al mese per 3 mesi, sono solo una goccia nel mare. Ad esempio, quale coinvolgimento del mondo sindacale e dell’impresa, o delle Università, la Regione ha favorito, nella progettazione dei finanziamenti europei?

Occorrerebbe, invece, rimettere al centro l’occupazione, il lavoro e la sua qualità; chiamare a raccolta il mondo del lavoro e lanciare, insieme, ad esso una strategia di lungo periodo; puntando, sia a livello nazionale che regionale, prioritariamente e con tutti i mezzi a disposizione a un obiettivo chiaro e definito: ridurre la disoccupazione a zero o comunque al minimo fisiologico, anche attraverso l’istituzione di un reddito di cittadinanza, abbinato all’intervento pubblico per lavori di pubblica utilità , dalla sistemazione del territorio alla tutela del patrimonio culturale, dalla protezione ambientale alla produzione artistica. Tutte cose di cui questo paese ha un disperato bisogno.

Si tratta di ridare senso all’articolo 4 della nostra Costituzione Repubblicana: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.


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