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Crisi, la proposta della Cgil:
“Intervenire subito sul cuneo fiscale”

ECONOMIA - Il segretario provinciale Maurizio Di Cosmo torna sulle dichiarazione dei presidenti di Confindustria e CNA

Intensificare il dibattito sulla situazione economico-produttiva locale, auspicando il coinvolgimento di altri attori sociali, economici e politici del territorio. È l’obiettivo della Cgil di Fermo, che attreverso il suo segretario provinciale Maurizio Di Cosmo torna sulle dichiarazione dei presidenti di Confindustria e CNA.

“La loro analisi è condivisibile nella sua quasi totalità. In gran parte essa coincide con le nostre valutazioni, anche per gli effetti che la crisi pluriennale sta avendo sul territorio Fermano. D’altra parte, è la stessa crisi convissuta da disoccupati, lavoratori e imprese e, non a caso abbiamo realizzato e condiviso i contenuti del Tavolo dello Sviluppo, il documento sul Distretto Calzaturiero varato dal Consiglio comunale aperto di Montegranaro e le iniziative a sostegno.

Credo però molto rischioso insistere più del dovuto sul costo del lavoro. Dare centralità delle rivendicazioni al contenimento del costo del lavoro come elemento competitivo rischia di farci fare un altro buco nell’acqua. E’ infatti da questa scelta che derivano il fallimento delle politiche governative, le difficoltà di molte imprese manifatturiere e di quelle aree del Paese che per decenni hanno usufruito degli sgravi (vedi Sud e Piceno). In questi anni di crisi la crescita ha riguardato invece coloro che hanno investito in qualità ed innovazione; il sistema delle imprese ha comunque usufruito di oltre 40 miliardi di decontribuzione, insieme all’abbassamento dei diritti dei lavoratori, che hanno prodotto solo più precarietà e non risolto il problema della scarsa produttività italiana. Sarebbe poi infinita la rincorsa dei bassi costi di chi opera in nero o sfruttando i lavoratori, ci porterebbe al disastro e alla rottura della coesione sociale oggi già in difficoltà.

Sarebbe stato ed è più giusto ed efficace intervenire sul cuneo fiscale, trasferendo il peso della tassazione dal lavoro ai patrimoni/grandi ricchezze che, per definizione, sono improduttive e scommettono sulla crescita del debito pubblico. Questa scelta alternativa o quella degli investimenti pubblici diretti, che il governo continua ad ignorare, avrebbe generato una ripresa della domanda interna, agendo positivamente sugli ordinativi delle stesse imprese oggi affidati al solo altalenante export. Insistere sul costo del lavoro significa continuare a puntare su una via bassa nella competizione internazionale; i nostri competitori non sono i Paesi in via di sviluppo ma, i Paesi europei, asiatici ed americani industrializzati.

Sono d’accordo sulla necessità delle aggregazioni, almeno sui progetti, per risolvere il problema del dimensionamento delle imprese, su una politica industriale vera, su interventi emergenziali/straordinari sul settore/Distretto (ammortizzatori), l’introduzione dell’etichettatura (Made in..) a sostegno della corretta concorrenza.

L’eventuale riconoscimento di area di crisi complessa sarebbe qualcosa! Ma, rischia di non produrre nulla, come prevedo accadrà, sperando di sbagliare, per l’area Picena (e per gli 8 comuni del Fermano), in assenza dell’avvio di un vero e proprio processo di governo, di strategie da seguire passo passo, di cambiamento nei metodi di gestione. I risultati non si ottengono senza il massimo impegno istituzionale che finora, si è solo profuso in una serie di convegni caratterizzati dall’evocazione di ingenti risorse disponibili ma che, senza nulla mutare, saranno distribuite a pioggia ai soliti noti e non lasceranno alcun segno tangibile. E’ vero o no che le piccole imprese ed i piccoli comuni non hanno la capacità di generare progetti e, quindi, di captare le risorse necessarie ai loro bisogni e strategie? Governare significa monitorare costantemente l’intera filiera del programma di sviluppo ed intervenire ogni qual volta si riscontra una inefficienza, a partire dalla redazione di progetti rispondenti agli obiettivi posti.

A proposito di obiettivi, tra cui la creazione di posti di lavoro stabili e di qualità, insisto sulla necessità di investimenti coerenti con una strategia complessiva come quella della messa in sicurezza del territorio e dello sviluppo delle infrastrutture materiali ed immateriali (internet), dei servizi a imprese (marketing, ricerca e sviluppo, trasferimento tecnologico, formazione) e famiglie (assistenza, servizi alla maternità e ai tempi di vita e di lavoro, ecc.). Per le Marche e il Fermano, più che di “Industria 4.0”, bisognerebbe costruire a una strategia “Territorio/Sistema Locale 4.0” per realizzare un contesto avanzato permeabile all’innovazione, capace di cogliere le sfide sociali ed economiche del mondo contemporaneo anche attraverso la diversificazione produttiva; contesto in grado di far crescere il valore aggiunto delle produzioni legato alla qualità della vita nel territorio, impiegando alti tassi di sapere, servizi avanzati per imprese e famiglie; permeabile anche ai cambiamenti imposti dal progresso tecnologico; capace di riprendere la via dello sviluppo e rispondere alla necessità del rilancio della coesione sociale, oggi messa a rischio d


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