Davide Longo, CEO di Swedlinghaus
di Nunzia Eleuteri
E’ appena rientrato dalla Fiera Host 2017 di Milano, Davide Longo, CEO e socio di Swedlinghaus Srl, azienda fondata a Torino nel 1950 poi acquisita e trasferita a Fermo dalla famiglia Longo nel 1971. Da lì comincia quel processo di crescita che la porterà a diventare un’azienda leader nella produzione di affettatrici, macchine per il sottovuoto, per la pasta fresca e macchine alimentari in genere.
Oggi, nonostante il terribile periodo di crisi generale, la Swedlinghaus sta ottenendo importanti risultati in Italia e nel mondo. Abbiamo incontrato Davide Longo per continuare il percorso di conoscenza degli imprenditori del nostro territorio e captare quei segnali positivi che possano incoraggiare il mondo dell’economia locale.
Vista la recente partecipazione alla Fiera Host di Milano, partiamo da questa domanda: quanto è importante oggi per un’azienda essere presenti in fiera?
Le fiere non sono tutte uguali. Bisogna captare i segnali di quelle a cui valga la pena aderire. Questa, è stata il punto di incontro dei top player in ambito di innovazione nella tecnologia per la lavorazione del food. Numeri incredibili di presenze. Parliamo di oltre 150.000 operatori professionali di cui 60.000 stranieri provenienti da 170 Paesi. Una edizione – continua nel racconto l’imprenditore – che ha sorpreso davvero tutti. E’ stata la migliore a mio avviso degli ultimi 7 anni. Hanno mostrato un grande interesse verso l’Italia gli operatori arrivati dall’Australia, Asia, Sud America, Stati Uniti, Nord Europa e anche Nord Africa. Nel nostro piccolo, abbiamo contribuito a far conoscere anche i prodotti enogastronomici del territorio oltre alle nostre macchine. Nello stand Swedlinghaus i visitatori hanno potuto assaggiare il vino della cantina Conti di Fermo e bere il caffè della torrefazione Perfero di Marina di Altidona, mentre mio figlio, che frequenta la scuola albeghiera di Loreto, si è dilettato nella preparazione di pasta fresca grazie alle nostre macchine.
Non è nuovo il messaggio di sinergia che, ormai da anni, state esportando in Asia e in Costa Rica. Sappiamo che insieme ai vostri prodotti, spesso sono presenti nei vostri showroom altre tipicità locali. Fare rete non è per voi quindi un messaggio teorico ma concreto tanto che si può notare come sul vostro listino prezzi spicchi persino l’immagine di uno chef fermano molto apprezzato in tutta Italia e non solo: Aurelio Damiani.
L’immagine di Aurelio Damiani sul listino Swedlinghaus
Aurelio ha girato alcuni video per le nostre attrezzature del food e mi è sembrato naturale più che doveroso, restituire una visibilità inserendolo nei nostri listini che girano tra i nostri clienti in modo che, venendo nelle Marche, possano soddisfare la curiosità di assaggiare l’impeccabile cucina di uno chef di cui possiamo andare fieri. Per il resto, sì, teniamo molto che passi all’estero, ma anche in Italia, un messaggio di qualità dei prodotti di questo nostro ricco territorio. Ricco di tradizioni e di cultura che ci appartengono e che possono essere un punto di forza per tutto il tessuto imprenditoriale e turistico.
Estero. Una parola che sa di speranza per molti. Qual è l’esperienza che Davide Longo può portare come esempio di internazionalizzazione?
Nel 2010 abbiamo avuto il timore di non farcela. È stato un momento difficile. A quel punto però abbiamo saputo reagire e abbiamo voluto “conoscere” il mondo: è stata una strategia che ci ha portato successo. Oggi l’Asia è il nostro primo mercato; ci siamo arrivati 15 anni fa, anticipando le tendenze attuali, a piccoli passi ma con costanza. Ora raccogliamo ciò che abbiamo seminato da oltre un decennio. Abbiamo ascoltato le richieste che venivano da questi Paesi. Abbiamo fatto prodotti nuovi destinati completamente ai piatti asiatici. Ad esempio per il piatto “shabu” abbiamo ideato una affettatrice con lame speciali che possono tagliare carne congelata sottilissima. E’ andando incontro alle esigenze del nuovo mercato che abbiamo trovato risposte. Anche il Sud america è per noi un mercato in crescita che si aggiunge ai mercati ricchi come gli Stati Uniti che apprezzano molto il “Made in Italy”. Abbiamo firmato di recente un bel contratto con una catena alimentare che sta aprendo punti vendita in tutti gli States. E anche questo è il risultato di una nostra presenza in Costa Rica, con un ufficio a San José da oltre due anni; una sede più logistica che altro, che ci consente poi di spostarci con più facilità in America, in generale, per presentare i nostri prodotti. L’8 ottobre, quindi recentissimo, abbiamo inaugurato il nostro “permanent office” anche a Bangkok. Un ufficio completamente dedicato alla Thailandia, con due area manager che vivono lì e che, attraverso lo showroom, faranno conoscere i prodotti Swedlinghaus.
E dell’Italia cosa possiamo dire?
Abbiamo 18 dipendenti e un fatturato di circa 4 milioni di Euro nella sede di Grottazzolina, diviso al 50% tra estero e Italia. Dopo un calo di circa il 30% dovuto al terribile periodo di crisi, dal 2014 abbiamo registrato una crescita del 20% che ci ha portati ad un ampliamento. A Capparuccia abbiamo destinato altri 600 mq spostando una parte della produzione. Uno sforzo economico e anche fisico, tutto completamente nostro. Senza aiuti regionali né statali. Quello che mi rattrista un po’ è constatare che, a livello di economia locale, le istituzioni pensino molto al settore calzaturiero dimenticando troppo spesso le altre piccole e medie imprese che comunque lavorano e danno lavoro a questo territorio. Siamo “sconosciuti” e poco considerati. Questo ci dispiace, sì, ma non ci scoraggia. Continuiamo a lavorare in “trincea a testa bassa” per portare a casa risultati che ci inorgogliscono proprio in una Italia che nasconde una “minaccia” su ogni fronte. Purtroppo, sottolineo purtroppo, è proprio questa Italia che ci spinge ad acquisire mercati più sicuri. All’estero…
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati