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Paolo Belli si racconta a Cronache Fermane:
“Pur di fare musica…farei di tutto!”

FERMO - L’artista, pronto alla data zero al Teatro dell’Aquila, si apre in un’intervista schietta ed esilarante sulle sue passioni, dal palco al calcio: “Sorrido sempre perché faccio ciò che mi piace e mi pagano pure!”. Ai giovani che amano la musica: “Inseguite i vostri sogni, ma studiate e fate tanta gavetta con umiltà: potrebbe passare il vostro treno e non potete farvi cogliere impreparati”.

 

di Silvia Remoli

Immerso nelle prove a ritmi serrati, Paolo Belli non perde l’affabilità ed il sorriso con cui siamo soliti vederlo in tv. L’artista emiliano ha risposto con generosa spontaneità invitando il pubblico del fermano, che ringrazia per il “calore rispettoso” con cui lo ha accolto, alla prima data del suo spettacolo musicale in tour per tutta Italia, domani sera al Teatro dell’Aquila.

“Pur di fare musica …” è un titolo che fa scaturire subito una domanda: quanti sacrifici ci sono in quei ‘puntini e puntini’, cioè cosa sei stato disposto a fare pur di suonare?

Per la musica ho fatto di tutto e rifarei di tutto. Reinventarmi, macinare chilometri, dimagrire, buttarmi in tante esperienze nuove, e tanto altro ancora, Ma diciamo che si è trattato di sacrifici che si sono presto trasformati in gioie: dice sempre che il mio lavoro è il gioco più bello del mondo, ma quando si gioca, paradossalmente, bisogna essere ancor più seri e corretti, perché solo così si possono ottenere vittorie pulite e soddisfazioni meritate.

Lo spettacolo si snoda intorno ad una gag tragi-comica, parte da un momento critico e finisce in un fiume di risate: anche nella vita cerchi sempre la soluzione a tutti i problemi con l’ottimismo?

Un po’ dipende dal mio carattere: vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e mi ingegno per riempire la metà vuota nel miglior modo possibile. Mia moglie mi chiede spesso, quasi con affettuosa invidia, ‘Ma come fai a svegliarti la mattina col sorriso già stampato sulle labbra?’. Ed io le faccio capire che sono un privilegiato ed ho ricevuto un dono, quello di poter fare nella vita ciò che mi fa stare bene.

Potresti quasi farla ingelosire, con una passione così bruciante per la musica!

Beh, in effetti, ti svelo un aneddoto: a volte, nell’intimità, mi vede distratto, assorto, e mi chiede “ma a cosa cavolo stai pensando proprio ora?!”; in fondo lei sa benissimo, visto che ormai mi conosce a menadito, cosa mi stia passando per la testa: di sicuro mi è venuta in mente un’idea creativa, tipo un accordo o una nota da cambiare, un si bemolle da aggiungere, una battuta da inserire o modificare nello spettacolo. Rubo una frase calzante di Joseph Conrad, autore di Cuore di Tenebra, che disse: “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”. Insomma -dice ridendo- occorre avere un po’ di pazienza con me!

Quindi, il tuo è un lavoro che ti assorbe 24 ore su 24

Assolutamente sì e lo dico non con vanto ma con orgoglio: è un onore sentire dentro un motore che ti fa sentire vivo e producente in ogni momento. Pensa che a volte a cena con amici, se ho un’ispirazione, butto giù degli appunti pure sul tovagliolo: chi mi vuole bene, sa che sono così, ed è l’unico modo che conosco per esprimermi!

Hai scelto di esibirti a Fermo per la data zero di “Pur di fare musica…”: sei legato a questo territorio o sei semplicemente scaramantico?

Tutte e due le cose. Ho sempre pensato che le Marche mi portino bene: in particolare qui a Fermo mi sento davvero amato e, ciò che conta di più, mi sento rispettato, sia come Paolo-l’uomo che come Paolo-l’artista. Inoltre ho molti amici e colleghi di queste parti: basti pensare che Marco Postacchini è un bravissimo sassofonista fermano, a cui sono legato da affetto e stima, che lavora con me nelle tournée estive. Quindi si può dire che ho scelto questo posto perché mi comunica quella giusta dose di accoglienza familiare e di carica emotiva perfetta per dare impulso ad un nuovo lavoro di queste proporzioni.

Da cantante, polistrumentista, mattatore nelle piazze, intrattenitore , protagonista nella diretta del sabato sera sulla rete nazionale con Milly Carlucci, hai avuto un percorso tutto in ascesa e sempre più ricco: hai ancora sogni da realizzare?

Ne ho davvero ancora tanti, ma non riesco a dichiararli tutti apertamente, innanzitutto perché non vorrei essere presuntuoso, visto che finora sono stato già indubbiamente fortunato a realizzarne molti ed ambiziosi. Ma soprattutto li conservo gelosamente, come in un mio scrigno interiore, con lo stupore di un bambino che attende speranzoso e fiducioso di ricevere una sorpresa. Intanto io continuo a studiare, non si sa mai cosa mi riservi il futuro!

Cosa diresti ai giovani che sognano di vivere di musica? 

A loro direi di continuare ad inseguire le proprie aspirazioni, ma devono avere tanta passione quanta umiltà. Occorre studiare, aggiornarsi, fare gavetta, perché non si può coltivare una grande ambizione se poi non si è pronti ad affrontarla quando l’occasione della vita giunge davanti agli occhi: quando passerà il treno devono avere il loro ‘bagaglio’ in spalla e salire al volo.

E’ un po’ come dire che la fortuna aiuta gli audaci e bacia solo coloro che le corrono incontro, giusto?

Sai, avere un talento e non coltivarlo con dedizione ed impegno è un po’ come avere un grande patrimonio e non saperlo mantenere. Avere un pubblico davanti al quale esibirsi è una grossa fortuna e al contempo una grande responsabilità: per questo non ci si deve mai stancare di crescere e migliorarsi.

A tal proposito, quanto sei pignolo e perfezionista?

Non sembra, perché scherzo sempre e appaio giocherellone e goliardico, ma sono davvero esigente, pretendo molto da me stesso e sono il mio primo giudice: come dicevo prima, sono sempre mosso dal desiderio di fare meglio nell’esibizione successiva. Una volta Red Ronnie – critico musicale per antonomasia- vide un mio spettacolo e si complimentò molto con me, ed io invece, che volevo un risultato diverso dal mio show, ero lì a puntualizzare ogni minimo difetto che avevo riscontrato. Non che non fossi felice o appagato, ma credo che faccia parte del nostro mestiere rinnovarsi sempre per dare di più ogni volta: non posso permettermi di accontentarmi perché mi piace infinitamente ciò che faccio e, incredibile, mi pagano pure!

Un’ultima domanda su un’altra tua passione, il calcio: hai giocato tanti anni nella Nazionale Cantanti ed ora ne sei addirittura il presidente!

Ah, che bello sport che è, se vissuto nei suoi veri e profondi valori! I miei colleghi sei mesi fa mi hanno ceduto un testimone davvero impegnativo, ma di cui al contempo vado molto fiero, perché sono il successore di persone come Morandi, Mogol e Ramazzotti, che aldilà del valore artistico, sono di uno spessore umano indescrivibile: è stato un onore sentire le loro parole di fiducia nei miei confronti. La Nazionale Cantanti è una squadra che incarna pienamente lo spirito di gruppo che si riunisce allo scopo di fare del bene, proponendosi obiettivi sempre nuovi all’insegna della beneficenza e della solidarietà: il mio fisico purtroppo -sorride- oggi non regge più certi ritmi di gioco, quindi rivesto con orgoglio la figura istituzionale di presidente, ma è meglio che lasci scendere in campo i giovani in forma!

Mi resta solo di farti l’in bocca al lupo per il tuo spettacolo di domani sera, sabato 6 gennaio, ore 21, al Teatro dell’Aquila!

“Grazie, Viva il lupo! Vi aspetto!”

 


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