Nazzareno Polini
di Nazzareno Polini
Spesso non si fanno distinzioni tra animalisti e naturalisti, non sono dei sinonimi: il naturalista è colui che ha studiato, ha una laurea in biologia o scienze naturali e conosce la natura e i suoi fenomeni, li osserva e valuta se vi sono delle problematiche ambientali fornendo così consigli affinchè si possa migliorare la situazione di alcune specie o di un ambiente. L’animalista invece non analizza i fatti e mette in primo piano una sua idea senza basi né riflessioni. Parte da una ideologia che molto spesso sfocia in un integralismo fine a sé stesso in quanto privo di fondamenti scientifici. Poi vi è l’ambientalista ovvero chiunque si metta nella condizione di analizzare degli studi ed fornisca aiuto al naturalista per salvare realmente l’ambiente o un ecosistema o una specie. Da questi tre differenti ruoli ci si accorge subito di una cosa fondamentale: mettere i bastoni fra le ruote a prescindere, senza analizzare i fatti, è da incoscienti e soprattutto deleterio per l’ambiente stesso.
Un piccolo accenno alla biologia di un rapace selvatico: un rapace passa il 90% del suo tempo fermo sul suo posatoio, vola solo quando deve procurarsi il cibo, nel periodo riproduttivo e la sua attività aumenta esclusivamente per fare il nido e per corteggiare la femmina. Volare, per lui, è un dispendio di energie e preferisce farlo solo se è necessario. Ama poltrire, curare le sue armi (penne, artigli e becco), riposare e studiare le prede dai posatoi. Il falconiere rispetta molto questo suo ciclo circadiano. Inoltre passa molto tempo con lui: vivono in simbiosi. Un falconiere conosce bene le sue abitudini e rispetta la sua natura facendolo volare come quando dovrebbe andare a catturare la preda. E’ legato al falconiere come il suo compagno di caccia o il suo aiutante per procurarsi il cibo, proprio come fa un cane o un gatto. Ogni rapace ha un indole diversa e il bravo falconiere sa creare una relazione capaci di leggere le esigenze dell’animale e di assecondarle.
Ora i rapaci sono usati per tante attività e si sono rilevati molto comodi anche per aiutare l’uomo. Come in passato, molti cacciatori evoluti, oggi li usano per andare a caccia mantenendo viva una tradizione molto complessa, perseguendo l’intento di collocarsi in condizioni eque con le loro prede; una finalità magari non condivisibile, ma bisogna ammettere più ammirevole rispetto ad altre tecniche moderne o molto più impari. I rapaci vengono utilizzati per allontanare piccioni, storni, gabbiani e altre specie di uccelli che portano malattie e sporcano con escrementi infetti i nostri ospedali, scuole, strade, davanzali, balconi ecc.
I rapaci, in questo caso, allontanano in modo ecologico i piccioni o altri uccelli fastidiosi, senza usare veleni o altre tecniche che portano alla morte degli stessi. Gli altri uccelli quindi non vengono eliminati ma allontanati facendogli capire di andare da un’altra parte.
Lo spettacolo in una piazza potrebbe sembrare un fenomeno da circo, rappresenta invece una situazione di caccia per il rapace: passare tra delle persone, schivare, scendere in picchiata ecc, non sono nient’altro che delle attività che farebbe in natura tra piante e dirupi.
Vengono utilizzati anche per fare didattica ambientale: vedere da vicino un rapace che non ha paura dell’uomo è un cosa che porta l’uomo e il bambino ad avvicinarsi alla generalità del regno animale e naturale colmando quella distanza uomo-natura che ci vede sempre più lontani e tentando così di ripristinale un legame che fin dalla nascita dell’uomo ha rappresentato il senso più vero della connessione tra uomo e mondo.
Vedere animali, piante e altri fenomeni porta ad aumentare la sensibilità alla natura – come ci dimostrano gli studi fatti di educazione ambientale- e a non percepirla come distante, nemica o avversa. Proprio come facciamo con i nostri animali domestici. I rapaci vengono fatti volare liberi come quando facciamo correre i nostri cani in un parco, crea una connessione, lo cura entra in tutto e per tutto dentro al proprio nucleo di vita. Il falconiere fa volare il suo rapace con la stessa cadenza della sua natura, prende animali allevati in cattività da generazioni come i nostri cani e gatti e a tutti gli effetti è un animale domestico.
Come vedete il falconiere non è il mostro che sevizia un animale, ma semplicemente un appassionato che asseconda le esigenze del suo rapace sacrificando tempo e dedicando amore verso un animale e alle sue esigenze”.
Nazzareno Polini ( falconiere fermano, naturalista, zoologo, educatore ambientale)
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bravo Neno!
Quei saccenti della LIPU se lo hanno letto forse ci arrivano a capire qualcosa…..ma ne dubito
Bravo Nazzareno !
Contestano qualsiasi cosa quei rapaci sono amati e curati poi sono gli stessi che mattono i cappotti ai cani stravolgendo la lora natura
Grande Neno…
Bravissimo Nazzareno
Non ho l onore di conoscerla sig. Nazzareno, ma le faccio i miei complimenti per ciò che ha scritto e spigato
Vergogna. I falchi non sono animali domestici bensì animali selvatici e protetti. Pensare di potere assoggettare ogni forma vivente ai propri voleri e bisogni è ormai una visione fori dal tempo. Gli esseri umani sono parte della natura e non i padroni
Noi non stiamo parlando di specie selvatiche, stiamo parlando di specie allevate da generazione in cattività. molte specie sono estinte in natura per cause legate all’industria, coltivazione, uso e sfruttamento insensato delle risorse naturali. Fortunatamente c’è chi queste specie le alleva in cattività e aderisce ai progetto di reintroduzione delle stesse. Ho mille esempi. inoltre gli allevatori sono spesso coloro che riabilitano animali feriti, e sono coloro che ne hanno le competenze.
i problemi ambientali sono altri, non guardare la pagliuzza nell’occhio altrui disse un tale. Se mi mettessi ad allevare ed esporre la gallina selvatica allevata in cattività, chi avrebbe da ridire qualcosa?????