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ALTIDONA - Incontro tra Polizia Postale, studenti dell'ISC Monterubbiano e genitori sui rischi delle truffe, del fishing e sul corretto uso dei social network come Facebook e WhatsApp

di Alessandro Giacopetti

Dagli incontri fatti in molte scuole della Regione Marche emerge che i giovani usano molto sia computer che telefonini con relative app, ma hanno pochissime competenze informatiche e non si rendono conto dei meccanismi alla base dei social network o delle nuove tecnologie.
Questo il preoccupante elemento emerso dalla serata svolta alla sala Joyce Lussu a Marina di Altidona, in cui il maresciallo della Polizia Postale di Ancona, Giovanni Bonomo ha partecipato all’incontro organizzato dall’Istituto Comprensivo “Pagani” di Monterubbiano. Patrocinato dall’Unione Comuni Valdaso, è inserito all’interno del progetto nazionale “Generazioni connesse” sui temi dei social network, delle truffe e del fishing online, del cyberbullismo e dell’adescamento.

Mercoledì 31 gennaio, al mattino lo stesso Bonomo ha incontrato studenti delle scuole medie prima a Pedaso poi a Monterubbiano, alla sera si è incontrato con i genitori e gli insegnanti. L’obiettivo è far conoscere e, per quanto possibile, offrire metodologie per contrastare una serie di fenomeni molto diffusi oggi, che possono sconfinare in atti illeciti, a volte gravi.
Il Maresciallo Bonomo è partito da un quadro che vede un organico di 30 persone alla Polizia Postale di Ancona lavorare nel campo sia dell’informatica che del monitoraggio dei social network. Sono in grado di analizzare tutto ciò che abbia una memoria informatica, come PC, smartphones e tablet, riuscendo a rinvenire anche i file cancellati. “In informatica – ha spiegano infatti Bonomo – è difficile cancellare realmente qualcosa. A volte crediamo di farlo, ma in realtà non è così, perché il file viene solo trasferito in una parte della memoria costituita dai cosiddetti clusters non allocati”.
Gli agenti della Polizia Postale si occupano anche di social network, attraverso i quali, infatti, si può essere autori o vittime di reati. Si occupano anche di truffe informatiche, a volte fatte dopo un furto di identità e del “fishing”, cioè il furto di password e nomi-utente da parte di malintenzionati per poi accedere a dati o rubare denaro da carte di credito e conti online. Spesso avviene con l’invio di mail che riproducono quasi perfettamente loghi di banche o delle poste in cui ci invitano a cliccare link. Ricordandoci che sia la banca che la posta non utilizza mail per il contatto con i clienti, tranne casi rari, tali messaggi non vanno neanche aperti ma cancellati.

“Quando accediamo a internet ci viene dato un indirizzo ip unico e facilmente individuabile, quindi noi possiamo risalire con esattezza al luogo e allo strumento da cui è partita la connessione in maniera piuttosto facile – ha spiegato il maresciallo ammonendo – attenzione, quindi, a mettere su internet video o foto fatti ad altre persone. Occorre sempre chiedere il permesso, soprattutto se sono modificate anche se solo a scopo di divertimento”.
Portando anche esempi pratici, Bonomo ha aggiunto che se il video o la foto inizia ad essere diffusa in gruppi o su cellulari di sconosciuti si può andare incontro a eventi spiacevoli. Se poi arriva la denuncia, allora la Polizia è obbligata a procedere. Nel caso del cyberbullismo, spesso il bullo compie reati seri, come minacce, diffamazione e ingiurie. In un momento storico in cui è facile insultare qualcuno stando davanti a uno schermo o modificare ad arte foto per creare problemi ad altri, dobbiamo sempre ricordare che i materiali messi online non si possono togliere perché nessuno è in grado di capire dove siano andati a finire, quanti li abbiano condivisi o scaricati.

Ad oggi, secondo Bonomo, il social network più famoso è Facebook, azienda che ha acquistato anche Instagram e WhatsApp. Non ci chiede nulla in cambio dell’uso dei suoi servizi, secondo il maresciallo, perché poi immagazzina i nostri dati e gusti per venderli alle aziende che fanno pubblicità mirata. Lo fanno in base al contratto che noi abbiamo accettato, spesso senza averlo letto, ma solo avendo cliccato “accetto”.
“Il reato più diffuso nella rete – ha aggiunto Bonomo – è il furto dati e identità. Chi ruba questi dati può aprire account online e iniziare a truffare persone, magari vendendo cose che non ha ma incassando i soldi. È un problema enorme per chi ne è vittima. Dimostrare la sua innocenza sarà possibile ma serviranno tanti soldi e tanto tempo”. Una delle conclusioni dell’incontro è che spesso a dare informazioni sensibili siamo proprio noi, senza accorgercene. Monitorando i profili Facebook e Instagram, infatti, si può capire se una persona è in vacanza e se la sua casa è libera. Dobbiamo renderci conto, quindi, che online siamo controllati da molti occhi, per questo è importante privatizzare i nostri profili e decidere a chi mostrare foto e contenuti.


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1 commento

  1. 1
    Mirella Biancucci il 1 Febbraio 2018 alle 19:14

    Io non ho niente da nascondere: se trovate qualcosa di interessante su di me fatemelo sapere, lo scopriremo insieme

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