di Andrea Braconi
Solidarietà e reciprocità. Sostenibilità e convivialità. Infine, cultura. Sono le parole chiave del nuovo progetto che vede protagoniste l’associazione Fattoria Sociale delle ragazze e dei ragazzi di Montepacini e la cooperativa sociale onlus La Talea. E questa volta, accanto a loro, ci sono lo Sprar, il Comune di Monsampietro Morico e l’Azienda Vittorini.
Si tratta di due corsi di potatura, il primo dei quali riguarda la vite: 5 ore per ogni lezione, con la prima ora di teoria e il resto di pratica. L’altro, sull’ulivo, si svolgerà a marzo tra Montepacini e alcuni uliveti tra Monterubbiano e Moresco, con altre 25 ore divise tra teoria e pratica e la partecipazione di Ugo Pazzi e Enrico Laureati.
Per quanto riguarda la vite, dei 20 iscritti 13 sono immigrati inseriti in progetti Sprar e residenti tra Fermo, Porto San Giorgio, Casette d’Ete, Porto Sant’Elpidio.
“Questa corso di potatura della vite insieme a Nico Speranza dell’azienda Vittorini, all’enologo Manuel Pasquali e all’export manager Carlo Andrea Gerosa – commenta Marco Marchetti, portavoce della Fattoria Sociale – è una vera e propria scommessa. Nella nostra visionarietà abbiamo rilevato un uliveto con 2.200 piante di proprietà della Dalla Vecchia di Schio, un’impresa molto importante del nord Italia. Si tratta di 15 ettari, abbandonati da circa 10 anni, e la scommessa era portare avanti un progetto di recupero di spazi abbandonati per costruire qualcosa di concreto, oltre che cercare di fare incontrare le persone”.
Anche il Fermano, ha rimarcato Marchetti, vive il fenomeno dell’abbandono di uliveti, frutteti e vigne. Ma è proprio in questo scenario che si inserisce la possibilità per i giovani migranti di trovare uno sbocco lavorativo. “Questo vale per chi crede nel ritorno alla terra e per i nostri amici e fratelli africani, che vengono dall’agricoltura e che vogliono impegnarsi in questo settore. È importante creare una speranza di ritorno alla terra, puntando ad una valorizzazione delle produzioni locali e, come detto, al recupero di questi terreni. Ed è un sogno che può diventare realtà se riusciamo a costruire competenze. Il corso serve a questo. Nico Speranza è un esempio per tutti: un uomo che decide di abbandonare un lavoro sicuro per gettarsi in questa esperienza dando all’azienda il cognome del nonno. È un pioniere ed è per noi un simbolo di incoraggiamento. Poi c’è il sindaco, c’è l’idea che questo corso possa diventare un segnale di possibile rinascita dopo il terremoto”.
Marchetti ha voluto ringraziare anche Tonino Tidei, presente al primo incontro del corso e che, tramite l’associazione dedicata al figlio Giacomo, da due anni sostiene Montepacini. “Il nostro è un titolo spendibile ma non formale – aggiunge Marchetti – ma sarebbe necessario che anche gli enti di formazione siano meno pesanti e più vicini a queste realtà. Occorre riconoscere le competenze che ci sono nel territorio, anche quando non sono inserite nei circuiti formali”
Orgogliosa che il corso sia iniziato a Monsampietro Morico è il sindaco Romina Gualtieri. “Oggi siamo in questo locale che ci è stato donato da Parma, un locale in cui poterci incontrare. E il titolo del corso, ‘Ce la potiamo fare’, sta a spiegare come possiamo ripartire, ognuno dalle proprie esperienze. Sono fortemente convinta che soltanto se collaboriamo insieme verso la stessa meta possiamo riscattarci. Il mio vuole essere un grazie di vero cuore a tutti coloro che sostengono questa iniziativa; in particolare mi rivolgo a Tidei, una tra quelle persone che possono capire quanto sia importante impegnarsi, appunto, per ripartire. Siamo tanti, ma non è il numero ad essere importante, quanto la qualità e la voglia di fare. Noi siamo solo costruttori di unione fraterna e sempre di più l’amicizia, i legami veri, sinceri, autentici e forti vengono costruiti sul rispetto e sull’amore reciproco, tanto più riusciremo a trascinare qui un mondo di bene. Noi siamo aperti, raccogliendo le esigenze e trasformandole in bene, per tutti e senza distinzione”.
Ad unirsi ai ringraziamenti anche Alessandro Fulimeni, responsabile dei progetti Sprar. “Un grazie a voi ragazzi che avete accettato di fare questo nuovo percorso, perché questo è un momento ulteriore dove sviluppiamo quell’intervento sulla singola persona, ciascuno con il suo percorso di vita, ciascuno con la propria storia. Fatemi dire che lo Sprar non fa assistenzialismo ma percorsi mirati, volti all’inclusione socio lavorativa. Perché una buona accoglienza si fa avviando percorsi reali di inclusione. Non è un caso che siamo qui a Monsampietro Morico: il 51% dell’intera rete, infatti, si fonda sui Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, un dato straordinario che ci dice come la filosofia di intervento è fare un lavoro capillare nel territorio. Si contrastano le tendenze xenofobe lavorando dal basso. La scommessa è di offrire un ulteriore opportunità reale a questi ragazzi, che usciranno con una serie di strumenti che potranno consentirgli di cimentarsi con le difficoltà del contesto in cui si trovano, spesso ostile, poco attento e di difficile comprensione. L’accoglienza funziona se è il territorio che accoglie e noi ci inseriamo in questo discorso. L’accoglienza emancipante è la direzione verso cui ci muoviamo”.
“La mia tendenza è stata sempre verso il sociale – ha aggiunto Nico Speranza, che proprio oggi festeggiava il suo compleanno insieme ai partecipanti al corso – e questa esperienza è una cosa che ci arricchisce: l’incontro con chi è diverso e viene da un’altra nazione”.
“Anch’io ho sempre cercato nel mio piccolo di essere d’aiuto da un punto di vista diciamo così 2.0, usando più il web e la comunicazione – ha raccontato l’enologo Pasquali -. Abbiamo fatto partire diversi progetti per promuovere il territorio e i suoi vini, il settore che mi compete. C’è un progetto lanciato in estate con degustazione di vini in barca e grazie a quello abbiamo dato una mano anche in occasione del terremoto, con una parte dell’incasso donata ad Amatrice”.
Tra i 20 corsisti, oltre ad uno studente di 16 anni iscritto all’istituto agrario di Ascoli Piceno, c’è anche Andrea, classe 1990, partito domenica da Monza. “Mi piace la natura e mi piace aprire nuove possibilità di lavoro. Ho già fatto il giardiniere ed il manovale, ma sono pronto a a questa nuova esperienza: per questo mi sono iscritto sia la corso sulla vite che a quello sull’ulivo”.
Giacomo D’Angelo, invece, è un volontario della Fattoria Sociale, parla inglese e fa da tramite con i ragazzi dello Sprar. “Sono volontario da solo un mese ma sto cercando di farmi coinvolgere nelle loro attività a pieno, sia per il corso di potatura della vite che dell’ulivo. Ho una passione per l’agricoltura, che vedo anche come possibilità futura. Mi sento molto coinvolto nel ritorno alla terra e questa attività sociale mi appassiona molto”.
Anche Musa, originario del Gambia, è un volontario di Montepacini. “Ho accompagnato i miei amici e fratelli insieme a Marco. Anche se adesso faccio un altro lavoro, il mio impegno è stare con i ragazzi disabili di Montepacini sia in fattoria che a giocare a calcio. Cerco sempre di essere disponibile perché loro diventati come una famiglia per me”.
“La cosa che mi aspetto – conclude Jeco, tra i partecipanti al corso – è di imparare qualcosa che sarà utile e che servirà a tutti noi”.
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