di Simone Corazza
Questa è la mia città, dove basta una coltre di bianca neve per far uscire fuori tutti i suoi pregi. Camminare su un tappetto ‘d’onore’ con sullo sfondo un panorama mozzafiato, vedere bambini giocare con i propri genitori che a loro volta ritornano all’infanzia e rimanere affascinati dagli innumerevoli giochi di luce e dai riflessi che appaiono per pochi secondi grazie ad un tiepido sole.
Questa è la mia città, dove è bello incontrare due anziani che tenendosi mano per mano camminano con attenzione reciproca per non scivolare. Questa è la mia città, dove pur con mille difficoltà non si è smesso mai di camminare, grazie al lavoro di operai coordinati da amministratori che hanno affrontato il freddo con prevenzione.
Questa è la mia città, dove incontri un ragazzo di colore di cui a malapena vedi gli occhi tanto è coperto per combattere, ma che appena ti incontra sorride incredulo facendoti capire come questa coltre bianca è una cosa mai vista. Questa è la mia città che qualcuno vuole discriminare ma che sa sempre rialzarsi.
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Caro Simone Corazza,
se – come scriveva Roland Barthes – “L’immagine è già un racconto”, con queste foto hai scritto un bellissimo racconto, dalla trama inconfondibile e avvincente.
Dipenderà dal fatto che sono fermano come te? In parte sì, perché comunque c’è un “richiamo della foresta” a cui non ci si può sottrarsi (né si saprebbe come farlo).
L’altra parte però è sigillata nella bellezza dei nostri luoghi, che la tua “penna” fissa in slarghi emozionanti, o in piccoli particolari che fanno comunque la differenza.
Che dirti? Tu ti chiami corazza, ma la corazza l’hai fatta cadere a noi. Ci hai aperto il cuore (parlo, e credo di poterlo fare, anche a nome di tanti altri fermani che vivono altrove).
Grazie.
p.s.: chiedo scusa per il refuso nel secondo periodo: “a cui non ci si può sottrarre” e non “sottrarsi”.