di Andrea Braconi
Dopo Treia lo scorso dicembre, è toccato alla città di Amandola ospitare un importante momento di riflessione sullo stato dell’arte della ricostruzione post sisma.
Piuttosto decisa la presa di posizione di Fabio Renzi, presidente della Fondazione Symbola. “Sulle ordinanze abbiamo vicende come quella dei premi assicurativi e l’altra della doppia conformità urbanistica, ancora non risolte. Si è deciso per una governance del commissario romano, ma abbiamo capito che non funziona. Nei fatti, quindi, riteniamo si sia conclusa la fase del commissario nazionale: è bene sopprimere questa figura e passare ad una fase con una gestione diretta da parte delle Regioni. Serve certamente un coordinamento strategico del Governo, ma che sia operativo con un contatto diretto con le Regioni. Se proprio si vuole tenere il commissario bene, ma sappiamo i limiti che questo comporta”.
“Già nel novembre 2016 – ha ricordato Franco Capponi, sindaco di Treia – l’Anci Marche vedendo difficoltà nell’avviare la prima fase ha deciso di mettere su una commissione Anci Terremoto per capire insieme ai sindaci cosa funzionasse, cosa no, cosa chiedere e cosa non chiedere”.
Nel corso del suo intervento, Capponi ha citato come esempio positivo la ricostruzione del Friuli, così come quella per Marche e Umbria (“Esempio di celerità e legalità”), arrivando a definire la situazione del centro Italia post 2016 come “un modello di centralizzazione totale, che poteva funzionare dopo il 24 agosto ma che è assolutamente improponibile dopo il 30 ottobre”. Eccessiva, sempre secondo Capponi, la sequenza normativa. “Abbiamo avuto otto leggi nazionali, un coacervo di leggi che ha reso ingessato l’apparato normativo. Per questo abbiamo chiesto una semplificazione per le gare. Oggi l’Anac è un peso, ogni bando dovremmo sottoporlo alla sua validazione ma è improponibile”.
E poi i procedimenti attesi per troppo tempo, nonostante le continue proposte avanzate dall’Anci, come la nuova Zona Franca Urbana, i termini e le modalità di ripresa del pagamento dei tributi, una preistruttoria veloce per la ricostruzione pesante, fino al rimborso immediato delle spese di progetto.
Ma sono ancora tante, ha ribadito Capponi, le criticità ancora non risolte tra le quali: l’eliminazione del vincolo per l’acquisto di immobili da parte degli enti locali (“Pensiamo a quello che avviene con le scuole. È un problema banale ma irrisolvibile per gli enti locali, dobbiamo subito metterci una mano. Speriamo che qualcuno ci dia ascolto”); accelerazione delle procedure di approvazione dei progetti di ricostruzione privata; trattamento fiscale delle donazioni liberali del sisma uguali a quelle dell’art bonus; sospensione delle regole di finanza pubblica anche per il periodo 2017-2020; la previsione di ulteriori bandi straordinari di servizio civile per il sisma; l’equiparazione dei Comuni del cratere ai Comuni della zona a rischio sismico 1; l’istituzione di un fondo per lo sviluppo economico e sociale dei piccoli Comuni.
Criticità, ha ricordato, sono state rilevate anche dagli ordini professionali, con un appello specifico al commissario alla ricostruzione che comprende anche una richiesta di snellimento della burocrazia ed un ruolo delle professioni a fianco dei committenti.
Cosa deve fare quindi il Commissario straordinario? “Tutte le ordinanze che mancano. E sono molte, come ad esempio il problema della Stazione Unica Appaltante”.
“Siamo prossimi ad un passaggio importante, quello della ricostruzione – aveva rimarcato nell’aprire il convegno Adolfo Marinangeli -. Serve avere uno sguardo verso il futuro e verso una ricostruzione che, piano piano, sta arrivando. Come Provincia stiamo lavorando sulle aree interne e ieri si è tenuto proprio una seduta del Tavolo per la competitività per parlare di questo tema”.
“Amandola è una città simbolo di questo territorio ferito e colpito dal terremoto – ha affermato Moira Canigola, presidente della Provincia di Fermo – ma è anche simbolo per la voglia e per l’energia con la quale vuole uscire fuori da questa fase di emergenza. La ricostruzione dovrà essere anche sociale ed economica, per questo stiamo lavorando con la Regione, grazie anche all’assessore Cesetti, per riconoscere la quinta area interna, la zona dell’alto Appennino fermano. Occorre lavorare affinché si possa mettere in campo una serie di azioni importanti affinché tutte le attività simbolo della zona possano ripartire”.
“Siamo dentro una tragica opportunità – ha ricordato Fabio Renzi – ne avremmo fatto volentieri a meno ma siamo chiamati alla sfida di un ripensamento profondo. Pensiamo ai dati del 2015 sul turismo: abbiamo avuto 1 milione di visitatori nel Parco dei Sibillini, con un 10% di stranieri. Oggi questi territorio sono chiamati a fare un salto di contemporaneità, sfruttando anche le nuove condizioni di prossimità, come quella che ci dà il digitale. Dobbiamo fare uno sforzo per capire che un innalzamento della qualità dei servizi è fondamentale, a partire dall’offerta formativa scolastica”.
A Vittorio Salmoni, invece, il compito di presentare “Verso il patto per la ricostruzione e lo sviluppo”, un lavoro sviluppato dall’Istao in collaborazione con le università marchigiane.
Tra i punti principali le infrastrutture fisiche e quelle immateriali, il sistema reticolare dei percorsi dei cammini e della mobilità ciclabile, l’ambiente e le energie rinnovabili, la zootecnia e gli allevamenti, i nuovi tipi di ricettività e ristorazione, il patrimonio vegetale, quello culturale dato dal sistema museale integrato, il valore dei beni architettonici e la necessità da parte dei Comuni colpiti di ritrovare i propri luoghi centrali. Ultimo punto la gestione dei dati: “Nel 1997 abbiamo attivato un processo di ricostruzione fantastico, che però non ha lasciato traccia per permetterci di inquadrare quello stesso processo in una banca dati” ha sottolineato Salmoni, prima di focalizzare l’attenzione anche sulla necessità di una sorta di Edilizia 4.0 nella fase di ricostruzione.
La sequenza sismica “in 4 tempi”, secondo il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli, ha costretto a dare vita a norme che hanno causato difficoltà enormi nel conseguire gli obiettivi fondamentali. “L’invito che faccio è di prevedere una strategia non concepita solo come un masterplan, che rischia di rimanere sulla penna blasonata dell’Istao. Serve una strategia che non sia parametrata solo nell’ambito dei confini regionali, tra le occasioni possibili c’è anche quella di relazionarsi con tutti quegli ambienti che possono rafforzare la stessa strategia e le comunità. La ricostruzione sarà ben fatta se si costruirà un sistema che corrobori il sistema produttivo regionale, cosa che finora non è avvenuta come ad esempio per le macerie”.
A chiudere gli interventi previsti l’assessore regionale Fabrizio Cesetti. “Il terremoto non ha soltanto flagellato le Marche e i suoi territori. Il territorio ha diviso le nostre comunità, le ha separate. Quindi, nessuna ricostruzione potrà avere senso se noi non ricostruiamo le stesse comunità. Molto è stato fatto dai soggetti in campo, a partire dai sindaci, dal presidente della Provincia, dalla Regione, dal Governo e dal Parlamento. Ognuno ha dato il massimo e già questo dovrebbe bastare per darci la forza e la consapevolezza che ce la possiamo fare, anche nella fase della ricostruzione pubblica e privata. Ricostruzione che, però, deve essere liberata dalle strette di una legislazione che comprensibilmente regola questi processi preccupata dal preservare da possibili infiltrazioni criminali e corruttive, oltre che dal mal governo delle risorse pubbliche. Se non ci liberiamo da questa stretta rischiamo di vanificare la straordinarietà delle risorse messe in campo da Governo e Parlamento. Secondo me ci sono le condizioni per guardare avanti con fiducia. Capponi ha evidenziato gli aspetti che indubbiamente hanno migliorato il quadro normativo negli ultimi mesi, come era normale che accadesse. Ci sono le condizioni per mettersi intorno ad un tavolo per cercare di liberarci di più da queste strette. Dobbiamo liberarci anche dalla tutela dell’Anac, che però non può dipendere dal fatto di eliminare l’Anac ma da noi, che dobbiamo garantire il buon governo delle risorse pubbliche nella fase della ricostruzione, a partire dal ripensamento della governance. Dopo il terremoto di quel 24 agosto poteva avere un senso un commissario unico, ma dopo ottobre 2016 e gennaio 2017, è evidente che la nostra è un’altra situazione rispetto ad Umbria, Lazio e Abruzzo. Quindi, ci sono le condizioni per andare verso l’identificazione del commissario nella figura dell’attuale presidente della Regione”.
All’incontro hanno preso parte anche il senatore Francesco Verducci, il consigliere regionale Piero Celani e la direttrice della Rete Museale dei Sibillini Daniela Tisi.
E se da Verducci è arrivata una risposta alle critiche avanzate da Capponi per conto dell’Anci (LEGGI QUI), da Celani è arrivata un’ulteriore stoccata all’esecutivo nazionale. “Questo modello è sbagliato, non quello de L’Aquila, lo dicono i dati – ha rimarcato il consigliere regionale -. Si doveva intervenire in modo completamente diverso, riportando immediatamente le popolazioni nei territori. Con questo metodo la ricostruzione la finiremo tra 25 anni. Non ha senso affrontare la situazione in questo modo. Qui dov’era com’era non si può fare. Mi chiedo: dove sono i piani di ricostruzione a distanza di due anni? Cosa ricostruiremo? Seconde case? Agriturismi? Oppure abitazioni? Io faccio fatica a pensare che siano abitazioni perché nel frattempo le comunità locale saranno delocalizzate. Se abbiamo deciso di far morire l’Appennino, questa è la strada giusta”.
Verducci sulla ricostruzione: “Non possiamo perdere l’Appennino, errore dividersi per ideologie”
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