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Remake de “Il giustiziere della notte”: più moderno, più armi e più vendetta

Per gli appassionati di cinema la recensione di Eraldo Di Stefano

 

Il controverso film “Il giustiziere della notte” (titolo originale: Death Wish) del 1974 era ambientato a New York City. Charles Bronson era l’interprete del mite ingegnere e obiettore di coscienza Paul Kersey che diventa un uomo armato e assetato di vendetta dopo che dei criminali irrompono in casa sua, uccidendo la moglie e attaccando la figlia. Il remake 2018 è ambientato a Chicago e stavolta il protagonista è un medico, impersonato dall’attore Bruce Willis.

L’incipit è analogo, Paul è un chirurgo con una vita tranquilla, ha una moglie e una figlia e apparentemente non ci sono problemi. Questo quadretto idilliaco viene brutalmente sconvolto dall’irruzione di alcuni teppisti in casa Kersey, dove la figlia Jordan (Camila Morrone) viene gravemente ferita e la moglie Lucy Rose (Elisabeth Shue) rimane uccisa.

La polizia tenta invano di trovare i colpevoli dell’aggressione ma non avendo particolari prove sul caso e non riuscendo a stare dietro alla ingente mole di crimini che avvengono nella enorme metropoli, Paul, desideroso di vendetta, decide di dare la caccia in prima persona ai criminali responsabili dell’aggressione.

Con un video su YouTube impara a maneggiare una pistola e a sparare e da qui inizia il suo percorso da giustiziere notturno. Mentre il suo anonimo operato inizia a catturare l’attenzione dei media, la cittadinanza inizia a chiedersi se questo giustiziere sia un angelo custode o solo un’altra forma della stessa violenza che elimina. Paul inizia così a vivere una vita schizofrenica: da un lato salva vite, dall’altro le toglie; di giorno è il chirurgo che estrae proiettili dai corpi, di notte è il vigilante che la polizia sta cercando di individuare.

Nonostante sia stato anche ampiamente criticato per i temi trattati, questo film di Eli Roth è stato molto apprezzato dal pubblico, per il genere action puro e semplice e per lo sviluppo, avvincente e mai noioso.

Eraldo Di Stefano


© RIPRODUZIONE RISERVATA

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