Rimedi urgenti per arginare le mareggiate, revisione del piano di spiaggia, procedure per il ripascimento da un milione di euro. Sono giorni delicati sul fronte dell’erosione costiera, che appena una settimana fa è tornata a farsi sentire sul litorale di Porto Sant’Elpidio, dove i concessionari di spiaggia per l’ennesima volta si sono trovati a fare la conta dei danni.
Venerdì scorso il sindaco Nazareno Franchellucci ha firmato un’ordinanza contingibile e urgente per difendere le strutture che con i marosi più recenti hanno subito danni con l’acqua arrivata a lambire le fondamenta. Il provvedimento ha autorizzato il posizionamento di una fila di blocchi di cemento, su un tratto di 120 metri lineari del litorale Faleria, a protezione degli stabilimenti balneari maggiormente interessati.
Per domani pomeriggio alle 15 è in calendario invece una riunione alla sede municipale, alla quale sono stati invitati i concessionari. L’Amministrazione comunale presenterà la nuova cartografia del piano di spiaggia di Porto Sant’Elpidio. Un provvedimento ancora da approvare, che verrà sottoposto all’opinione di rappresentanti di categoria ed operatori. Proprio in queste settimane si stanno valutando, sulle metrature delle concessioni, alcune possibili variazioni per consentire agli stabilimenti di recuperare in parte le metrature perdute con l’erosione. Per gli chalet confinanti con tratti di spiaggia libera si è pensato alla concessione di porzioni di arenile per dar modo di sistemare qualche ombrellone in più in vista della stagione estiva.
Altro tema attuale riguarda l’intervento di ripascimento da un milione di euro, cofinanziato dalla Regione Marche, per restituire alla spiaggia del lungomare sud sabbia e ghiaia per un totale di 44.500 metri cubi. Materiali che sono stati individuati nell’alveo del fiume Chienti. I rallentamenti sono insorti con le procedure di caratterizzazione del materiale. Il comune aveva inizialmente chiesto all’Arpam di occuparsene e in un primo momento, a fine gennaio, l’Agenzia ha dato disponibilità. Ma quasi un mese più tardi, il 24 febbraio, quando già erano stati effettuati i primi campionamenti, ha fatto sapere di non poter eseguire più le analisi. Il comune si è quindi rivolto ad un laboratorio privato di Rimini per completare le procedure e ricevere le autorizzazioni necessarie a procedere col ripascimento.
P.Pier.
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