di Giorgio Fedeli
Quegli istanti, tra coraggio e incoscienza, Massimo Lupi non li dimenticherà tanto presto. Forse non li cancellerà mai dalla memoria. E se mai riuscisse a farlo, il suo timore è che le profonde cicatrice al volto glieli farebbero riaffiorare come in un incubo. Un incubo che ha l’odore del sangue e il gelo di una lama, di quella lama che lo ha sfregiato, mossa dalla mano di un balordo che non ha esitato un istante nel colpirlo prima di fuggire con la refurtiva. Il 52enne Lupi, infatti, è il titolare del supermercato Sigma di Casabianca assaltato da un criminale ieri pomeriggio (leggi l’articolo). “Ho rischiato grosso. Sì, è vero, poteva andarmi molto peggio. Ma ora guardate come sono ridotto per aver reagito. Purtroppo siamo in balìa della criminalità”. Lupi è pronto e disponibile a parlare, a raccontare, a sfogarsi nonostante quelle ferite e i 20 punti di sutura che gli hanno messo per medicarlo dopo un delicato intervento chirurgico, gli impediscano di parlare fluentemente. Non si tira indietro, non si risparmia. E tutto per lanciare un chiaro messaggio a tutti, ripetuto come un mantra. Che lui, però, pur credendoci fermamente, non ha rispettato a causa di una reazione istintiva: “Mai reagire, lo dico sempre ai miei figli. Se davanti a noi si para un criminale ecco cosa succede. Io non so perché, l’ho fatto. E ora me ne pento”.
IL RACCONTO DELLA RAPINA E DELL’AGGRESSIONE A MANO ARMATA
Un passo indietro per ricostruire insieme alla vittima della rapina e delle coltellate quegli istanti drammatici di ieri pomeriggio: “Quel ragazzo, alto almeno un metro e 80 è entrato nel supermercato. E secondo me sapeva che, anche forzandola, la cassa non si sarebbe comunque aperta. Ecco perché ha comprato un panino ed è venuto a pagare con 5 euro: quando ho aperto il cassetto per dargli i soldi è passato dietro al banco e ha arraffato il denaro in cassa (più tardi si sarebbe scoperto che il bandito è scappato con circa 650 euro). Non so cosa mi sia passato per la testa ma mi sono lanciato verso di lui per bloccarlo. Ci siamo strattonati e, una volta usciti dal supermercato, dopo avermi gridato in faccia di lasciarlo altrimenti mi avrebbe ammazzato, ha estratto il coltello”. Attimi di concitazione, per un’aggressione inaudita, sconcertante.
LO SHOCK DOPO LE COLTELLATE AL VISO
“Io francamente non ho visto il coltello. Non pensavo – continua Lupi – potesse essere armato. Ho sentito solo il gelo sul viso, due fendenti su entrambi i lati della faccia. A quel punto ho notato una lama, di almeno 10 centimetri. Penso fosse un serramanico. E quando ho visto il sangue che mi scendeva dal volto, mi sono fermato e l’ho lasciato andare. Ho rischiato grosso. Meglio non reagire anche perché cosa si risolve? Si finisce all’ospedale e restano i segni, le cicatrici, i punti di sutura”. Lupi, sanguinante, è rimasto pietrificato. “Ricordo che sono arrivati i sanitari e mi hanno portato al pronto soccorso. Lì mi hanno operato. E’ stato un miracolo che non abbia riportato lesioni a nervi o muscoli facciali, agli occhi, alle orecchie. Però ho due profondi tagli che vanno dall’orecchio sinistro alla mandibola, e dal mento alla guancia destra. Sarei potuto restare anche questa notte in ospedale ma sono voluto tornare a casa”.
LA FUGA DEL CRIMINALE: SPUNTA UN COMPLICE
Segni indelebili sul viso. Un’immagine impressa nella memoria: “Di quel ragazzo, probabilmente italiano, ricordo i tatuaggi sulla faccia. Dopo avermi ferito è scappato correndo per circa 200 metri prima di raggiungere una vecchia Renault rossiccia. Ed è salito sul lato passeggero”. Dunque qualcuno era lì ad attenderlo, il classico complice, magari a motore acceso, pronto alla fuga. “Sì, c’era un’altra persona alla guida”. Lupi per qualche giorno, vuoi anche per le ferite, se ne starà a casa, a riposo. Ma la sua intenzione è quella di tornare al lavoro. Di non mollare: “Francamente mi sento affranto, dispiaciuto. Stavo così bene. E se non avessi reagito…Guardate ora come sono conciato”.
“BISOGNA FARE QUALCOSA CONTRO LA CRIMINALITA’: INIZIAMO CON PIU’ TELECAMERE SULLE STRADE
“Una cosa del genere, in 40 anni di lavoro, non mi era mai successa. Stiamo tutti vivendo un’escalation di criminalità. E quello che è capitato a me può succedere a chiunque. Speriamo solo che non succeda ai nostri figli. Per questo motivo bisogna fare qualcosa. Non possiamo andare a lavorare con il rischio di dover alzare sempre le mani dinanzi a qualche criminale. Cosa fare? Iniziamo con telecamere almeno sulle vie principali delle nostre città in modo tale da sapere chi è che entra e chi esce”. Basta così, la voce è affaticata, il nodo in gola si fa sentire. “Scusatemi, vorrei fermarmi qui. Grazie per la telefonata”.
Rapina al supermercato Sigma, titolare accoltellato al viso dal bandito
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