Emiliano Mondonico
FERMO – Il mondo del calcio è in lutto per la scomparsa di uno dei tecnici più genuini del panorama sportivo dell’ultimo decennio, e non solo. Si è spento infatti a Milano, all’età di 71 anni e dopo una malattia contro la quale ha lottato per più di un lustro Emiliano Mondonico, giocatore nelle massime serie e mister negli stessi contesti agonistici dal 1979.
Cremonese, Atalanta e Torino le panchine sulle quali il “Mondo“, appellativo con il quale veniva soprannominato nell’ambiente, ha lasciato l’impronta maggiore, alle quali vanno aggiunte in curriculum le esperienze di Cosenza, Fiorentina, Napoli, Como, Albinoleffe, ed ultima in ordine cronologico Novara nella stagione 2012, durante la gloriosa parentesi in A vissuta allora dai piemontesi.
Una foto dall’archivio del Torino di fine anni ’90, con Cudini al centro della scena
Nel celebrarne il ricordo arrivano così le parole Made in Fermano di un suo ex difensore centrale dell’esperienza in granata, Mirko Cudini, giocatore dallo spessore prof ieri, collega di uno dei suoi maestri oggi grazie ad un recente passato trascorso sulle giovanili della Samb prima e tra gli over del maceratese poi, portando sul tetto dell’Eccellenza regionale la Sangiustese nel campionato recente.
“E’ stato un allenatore d’altri tempi, ampio conoscitore del mondo del calcio in generale – l’approccio di Cudini -. Mondonico era una persona schietta, leale, come tutti noi dotato certamente di pregi e difetti. Non era decisamente un innovatore sul piano degli aspetti tecnici, ma in compenso ha avuto dalla sua altre qualità, come la sana cura dei rapporti umani e la gestione del gruppo“.
“La migliore dote in panchina? – la nostra sollecitazione – Senza dubbio la lettura della gara in corsa. Credo sia stato questo il suo pregio migliore. Il mister con qualche aggiustamento la domenica riusciva ad incanalare la partita nel verso giusto, effettuando cambi di uomini e variazioni tattiche risolutrici”.
“Mi ha insegnato molto dal lato caratteriale – conclude Cudini -, soprattutto per il senso di appartenenza, non da meno devo citare la possibilità che mi ha dato di esordire in Serie A. Arrivai a Torino pressoché da sconosciuto e di questo, ovviamente, non posso che esserne grato. Grazie a lui ho trovato spazio importante nel massimo palcoscenico nazionale, un segno di fiducia indelebile”.
Paolo Gaudenzi
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