Giacomo Battaglioni e a destra Nino Di Ruscio
FERMO – In attesa che dalla Fermana di oggi arrivino le novità della prossima stagione di serie C (e sappiamo che occorrerà attendere ancora un paio di settimane) torniamo a parlare della Fermana di ieri, cercando di riallacciare alcuni fili pendenti.
L’occasione giunge da una intervista di pochi giorni fa in cui il presidente della Fermana FC, Umberto Simoni ha detto che Maurizio Vecchiola (fondatore nel 2013 di questa società e tutt’ora finanziatore principale) meriterebbe di fare poco più di quanto ottenuto da Giacomo Battaglioni, cioè almeno due anni di serie B.
Interpellato, l’ex patron afferma: “Glie lo auguro di cuore; io penso che vincere la serie C di oggi sia meno complicato di quella di venti anni fa, le squadre all’epoca erano di meno, quindi c’era più selezione, il livello tecnico delle partite è sceso molto, inoltre adesso è più facile trovare giocatori di buon livello tecnico che stanno a spasso e che quindi costano meno. L’anno di serie B ci costò quasi 13 miliardi di lire, quello precedente di C1 invece 6 miliardi, e non avevamo allestito una squadra per vincere, difatti a gennaio eravamo penultimi”.
Fatti gli auguri, in realtà abbiamo contattato Battaglioni anche per altri motivi: anni fa aveva chiesto pubbliche scuse nei suoi confronti per tutto quello che era successo nella parte finale della sua gestione.
Sulla mancata iscrizione in C2 nel 2006 e la conseguente cancellazione della Fermana 1920 (e ripartenza dalla 1° categoria di un diverso club) il Comune di Fermo ha perduto una causa presentata da Battaglioni (quella relativa alla concessione dello stadio, condizione essenziale per l’iscrizione) e il Municipio è stato condannato a risarcire il patron, che invece ha perduto l’altro controversia, quella per i lavori di ristrutturazione non completati nella palazzina ex spogliatoi e terminati in questi anni dal Comune e dalla nuova Fermana FC. Ora entrambi i procedimenti sono in corte di appello ma, probabilmente, questa partita infinita si concluderà in pareggio come in 1° grado.
Del recente pignoramento dello “scudetto” abbiamo già riferito pochi giorni fa.
Battaglioni, Di Ruscio, l’ex assesore allo sport Iommi e un po’ di tifosi quando le cose andavano ancora bene
La novità è che a distanza di tanti anni Nino Di Ruscio, all’epoca sindaco di Fermo e principale “avversario” di Battaglioni, oggi spezza pubblicamente una lancia in favore dell’ex presidente, dicendo cose interessanti.
“C’è da ammettere che è stato lasciato solo dal territorio e dagli imprenditori che all’epoca non erano maturi e pronti per un’avventura nel calcio che conta, e forse non lo sono nemmeno oggi, salvo poche eccezioni – dichiara l’ex primo cittadino – bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, Battaglioni, senza essere un imprenditore e senza industriali alle spalle (e per ben cinque campionati senza nemmeno sponsor sulle maglie, ndr) è riuscito a tenere la Fermana per dieci anni nel calcio professionistico e oggi vediamo in altre città quanto è difficile, quindi questi meriti gli vanno riconosciuti, al di là degli errori fatti in serie B. Poi magari a volte non era facile trattarci, ma questo è un altro aspetto. Quella Fermana è finita male perchè non c’erano più risorse, gli imprenditori contattati nelle numerose trattative di vendita della società avevano paura dei costi di gestione troppo alti e si tiravano indietro. Io, in qualità di sindaco – conclude Di Ruscio – ho anche agevolato molte trattative ma su tutto il resto, come la storia della gestione dello stadio, ero obbligato ad avere una certa posizione, rappresentavo l’ente pubblico, non potevo spingermi oltre per aiutare Battaglioni; le ultime decisioni prese sono state condizionate dal mio ruolo e dalle circostanze”.
“Mi fa piacere sapere che Di Ruscio la pensi così – replica Giacomo Battaglioni mentre a bordo del Frecciarossa si muove per lavoro – le dico la verità, nell’immediatezza dei fatti rimasi molto dispiaciuto di come andarono a finire le cose, invece ormai sono passati tanti anni e il tempo cancella i dolori. Credo che non si possa non ammettere che io ho dato molto alla città di Fermo, ma alla fine ho ricevuto meno di quanto dato. Non ho fatto affari, non ho speculato come invece molti sostenevano. Chiedo solo il rispetto per la persona, non voglio altro. Per il resto io voglio bene alla città di Fermo e ai fermani. Non ho alcun problema a regalare la coppa della promozione in serie B del 1999 e anche il marchio a forma di scudetto. Lo stemma mi è stato pignorato dall’Asite (una società municipalizzata del Comune di Fermo ndr) perché vanta dei crediti per alcune prestazioni che io reputo inesistenti e non provate. Quando vincerò anche quella causa e sarà tolto il pignoramento dal marchio, credo che non ci dovrebbero essere problemi affinché io regali anche lo scudetto ai fermani“.
Come accennato, anche l’Asite è certa di vincere questa causa; comunque finirà, lo “scudetto” non dovrebbe terminare in mani straniere. Riusciremo un giorno a vedere la riappacificazione tra Battaglioni e la città di Fermo? Il trascorrere del tempo sicuramente aiuta. Forse un primo passo è stato fatto. Non resta che attendere il resto.
Paolo Bartolomei
Battaglioni con Vittoria Santarelli, titolare della Elsamec, una delle poche imprese fermane che hanno sostenuto la società gialloblù in quegli anni
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