L’arcivescovo Pennacchio con Papa Francesco
per concelebrare la benedizione dei Palli

FERMO - Mons. Pennacchio riceverà il Pallio, a nome del Papa, il prossimo 30 settembre a Fermo dal Nunzio Apostolico in Italia: i vincoli con il Vescovo di Roma, da quel momento, saranno più forti e la firma fides che contraddistingue da sempre la Città e la Diocesi Metropolitana di Fermo, troverà un motivo in più per essere rinvigorita.

 

Venerdì 29 giugno, alle ore 9.30, in Piazza San Pietro,  Papa Francesco benedirà i sacri Palli, destinati ai nuovi Arcivescovi Metropoliti tra cui anche l’arcivescovo di Fermo Rocco Pennacchio, che parteciperà alla celebrazione. Mons. Pennacchio concelebrerà l’Eucaristia durante la quale il Santo Padre benedirà i Palli che verranno consegnati ai Metropoliti nei prossimi mesi. Mons. Pennacchio lo riceverà, a nome del Papa, il prossimo 30 settembre a Fermo dal Nunzio Apostolico in Italia: i vincoli con il Vescovo di Roma, da quel momento, saranno più forti e la firma fides che contraddistingue da sempre la Città e la Diocesi Metropolitana di Fermo, troverà un motivo in più per essere rinvigorita.

Il Pallio è una striscia di lana di agnello e pecora, bianca, ricamata di croci nere, tessuta a forma di anello; si indossa ponendola sulle spalle, mentre le estremità pendono sul petto e sul dorso. Gli agnelli da cui è tratta la lana per il pallio sono offerti ogni anno al Papa nella festa di S. Agnese (21 Gennaio).

L’allegoria è abbastanza chiara: il pallio vuol alludere alla pecorella smarrita, che il Buon Pastore va a cercare e, ritrovatala, se la mette sulle spalle e torna all’ovile per accudirla, curarla e fare festa per averla ritrovata (Lc. 15,4-6); le estremità, infatti sono confezionate di seta nera a ricordare gli zoccoli della pecora.

Ma c’è anche un’altra allegoria a cui fa riferimento il pallio: quella dell’agnello del Quarto Canto del Servo di JHWH (Is. 53,7), che di fronte ai suoi tosatori non si lamentò, ma si sacrificò come Alleanza; profezia di Gesù, Agnello che toglie il peccato del mondo (Gv. 1,29), che accettò di morire crocifisso per salvare l’umanità: “dalle sue piaghe siamo stati guariti” (cfr. 1Pt. 2,25)…le croci trafitte dagli spilloni che anticamente fermavano il pallio sulla casula, indicano proprio le ferite del Crocifisso.

Oltre a questo, il pallio indica la potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il Metropolita esercita sulla propria provincia ecclesiastica.

Il pallio può essere indossato dal Papa e dagli Arcivescovi Metropoliti come tessera di comunione con il Vescovo di Roma; mentre il Papa lo porta in ogni celebrazione dell’Eucaristia dovunque si trovi, il pallio degli Arcivescovi è giurisdizionale: può essere indossato solo quando celebrano la Messa nella loro provincia ecclesiastica (nel nostro caso, la provincia ecclesiastica fermana comprende le Diocesi di Camerino, Macerata, San Benedetto, Ascoli Piceno).

“Il nostro Pastore – spiegano dall’Arcidiocesi di Fermo –  ogni volta che lo indosserà, sarà da esso richiamato al suo compito principale: prendersi cura di ogni pecorella del gregge che gli è stato affidato, con gli stessi sentimenti di Gesù, Agnello di Dio che offre la vita per tutti”.


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