di Alessandro Giacopetti
Sono ripartiti nella giornata di lunedì gli scavi all’interno dell’area archeologica La Cuma a Monte Rinaldo. Una dozzina di studenti dell’Università di Bologna coordinati dall’archeologo Enrico Giorgi, docente di Metodologie della ricerca archeologica presso la stessa UniBo e da anni impegnato in ricerche nella regione Marche. Alcuni sono gli stessi dell’anno scorso, altri sono nuovi per dar dare un ricambio e dare la possibilità a più persone di cimentarsi sul campo. Da lunedì 2 fino a circa il 20 luglio le loro mani si sporcheranno di terra che ricopre quella che anticamente era una grande area cerimoniale, un santuario ellenistico romano situato nella media valle dell’Aso.
“Potrei dire che abbiamo scoperto più cose nel primo giorno della nuova campagna di scavo che in tutto l’anno scorso”, esordisce il professor Giorgi. “Se nella precedente attività ci eravamo occupati della zona del tempio e del portico, ora stiamo lavorando in un altro edificio, attiguo ai primi due, sempre legato al culto. Probabilmente è un tempio di dimensioni più piccole. La cosa interessante è che stiamo esplorando un livello che sembra non essere mai stato toccato prima dagli scavi. Abbiamo rinvenuto parti interessanti di pavimentazione e una serie di frammenti del tetto crollato. Non sappiamo ancora se siano quelli originali o se siano stati rifatti successivamente, per questo dobbiamo studiarli meglio. Tale livello, si trova poche decine di centimetri sotto il piano di campagna attuale, in corrispondenza del pavimento antico.
Poi abbiamo scavato una trincea, più profonda, che amplieremo nei prossimi giorni. Abbiamo scoperto due file di portici laterali rispetto a quello principale. L’antica piazza di questa area – spiega quindi il professor Giorgi – aveva il tempio al centro e un porticato posteriore, cui sono stati aggiunti successivamente due file di portici laterali. Sono emersi due strati o livelli di reperti, uno più profondo e più antico nel quale abbiamo rinvenuto ceramica a impasto, usata in età picena e vasi raffinati; poi uno meno profondo dove si collocano i muri del porticato.
Sembra, quindi, che siano testimonianza di due momenti storici diversi. La datazione degli strati vanno tra il III e il II secolo avanti Cristo, in una fase di passaggio tra i Piceni e l’arrivo dei Romani”, conclude Enrico Giorgi. In questi giorni presso l’edificio della ex scuola, presso il centro del borgo, una studentessa della stessa università sta lavorando alla catalogazione e analisi sia dei reperti trovati lo scorso anno sia quest’anno.
“Siamo al terzo anno della campagna di scavo, ripartita nel 2016 – ricorda il sindaco di Monte Rinaldo, Gianmario Borroni – e lo sforzo sta dando frutti concreti di respiro internazionale. Oltre all’interessamento da parte del British Institute nei confronti dell’area archeologica manifestato l’estate scorsa, lo stesso Enrico Giorgi è stato a Bonn, in Germania, al congresso dell’International Association for Classical Archaeology (AIAC) dove Monte Rinaldo è stato al centro dell’attenzione.
I reperti trovati l’anno scorso – prosegue il sindaco – sono in fase di restauro presso il Campus di Ravenna, dopo la catalogazione che sta avvenendo nell’edificio ex scuola, divenuta un laboratorio a tutti gli effetti. La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche, intanto, sta facendo importanti interventi di restauro all’interno della Cuma, che dureranno fino all’inizio dell’anno prossimo. Porteranno ad eliminare la copertura bassa presente in un’area del tempio, – anticipa il sindaco Borroni – di cui hanno restaurato e ricostruito le fondamenta. Potremo così avere una visione più corretta del sito”.
Proprio per diffondere l’importanza della campagna di scavo per l’area archeologica, a breve si svolgeranno due pomeriggi con visite guidate alla Cuma: venerdì 6 e 13 luglio dalle 17 sarà possibile entrare gratuitamente a vedere le attività di indagine in corso. I risultati saranno riassunti venerdì 20 luglio alle 17 in un pomeriggio intitolato “Raccontare l’archeologia” che comprenderà oltre all’intervento del sindaco Borroni, quelli degli esperti, Enrico Giorgi e Francesco Belfiori, Unversità di Bologna e Filippo Demma della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche. A seguire alle 18.30, lo spettacolo Con l’asino tra arte e natura, che sancisce l’apertura per la manifestazione Somaria, in programma ad Ortezzano il 20, 21, 22 luglio.
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