Successo per la seconda edizione del Festival “I Giorni e la Storia”, realizzato con il patrocinio della Provincia di Fermo e della rivista Marca/Marche, che ha animato la piazza principale del comune di Monteleone di Fermo ogni venerdì di luglio. A ciascun incontro è seguita una degustazione di prodotti del territorio.
Numerosi gli esperti e i professori intervenuti per declinare i diversi periodi storici che hanno segnato particolarmente la morfologia sociale ed economica del territorio marchigiano: il prof. Marco Moroni, docente di Storia economica presso l’Università Politecnica delle Marche, ha introdotto il festival trattando storie di vita vissuta di coloro che hanno abbandonato la propria terra per cercare una speranza altrove. Gli storici Massimo Papini e Roberto Lucioli, partendo dal loro libro “La resistenza nelle Marche”, hanno analizzato gli aspetti della lotta di liberazione, da quelli geografici a quelli militari, da quelli civili a quelli politici, all’interno del contesto della Seconda Guerra Mondiale. L’intervento del professore monteleonese Carlo Verducci ha indagato l’emigrazione regionale dei giovani verso le campagne romane, tessendo legami storici tra le Marche e il territorio laziale, partendo da quanto scritto negli archivi comunali. Luigi Rossi, della rivista Marca/Marche, ha ripercorso dettagliatamente il Quattrocento a Fermo e nel Fermano, caratterizzato dal ripopolamento delle campagne. Il Festival si è concluso con l’ultimo appuntamento di sabato 30 luglio con il prof. Marco Giovagnoli , sociologo e docente di sociologia dei Processi Economici e del Lavoro presso l’Università di Camerino che con il suo libro “Piccolo dizionario sociale del terremoto” ha analizzato quale significato hanno assunto alcune parole chiave d’ispirazione “sociale”.
Soddisfatto il sindaco Marco Fabiani: “Siamo estremamente felici del risultato raggiunto: il nostro piccolo comune è stato per il secondo anno consecutivo un punto di riferimento per tutti coloro che hanno voglia di approfondire le tematiche del nostro passato, senza però trascurare il presente”.
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