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Fibule, tombe e tracce di abitato Piceno,
si torna a scavare alla necropoli

BELMONTE PICENO - Si prosegue fino a fine ottobre. Dopo la catalogazione, i nuovi reperti rinvenuti andranno ad arricchire il museo archeologico

di Alessandro Giacopetti

La necropoli di Belmonte Piceno è stata indagata a principio del secolo scorso. Poi il tempo ha ricoperto i reperti, lasciandoli sotto terra. Quella stessa terra coltivata dai contadini del luogo e che ora sta tornando a restituire importanti testimonianze della storia passata. La necropoli di Colle Ete fu scoperta da Silvestro Baglioni e indagata con scavi da Innocenzo Dall’Osso tra il 1909 e il 1911.

L’obiettivo del Comune di Belmonte, con l’aiuto della Soprintendenza delle Marche e dell’Università di Friburgo (Germania), è quello di riprendere a scavare. Dopo una prima fase di studio e mappatura del terreno, ora si è passati alla fase più pratica, asportando con una ruspa sezioni superficiali di terreni sotto i quali si celano reperti. Per il momento si sta indagando in 3 aree. Una attività iniziata il 17 settembre e che proseguirà fino al 26 ottobre. A “sporcarsi le mani” sono in 3: il direttore scientifico del progetto e di tutto lo studio sull’area Picena, Joachim Weidig, il direttore dello scavo Massimiliano Gasperini e l’archeologa Benedetta Ficcadenti. “Saltuariamente arriveranno altri colleghi ad aiutarci – spiega proprio quest’ultima, introducendo il lavoro – in questa prima fase vogliamo intercettare il confine dell’area nella quale si sono svolti i vecchi scavi, all’inizio del secolo scorso. Dal terreno dove stiamo lavorando oggi, sono venuti alla luce resti di sepolture. Ora stiamo cercando di capire se si tratta di residui di tombe già scoperte in precedenza e non indagate, oppure se siano intatte ma distrutte dai lavori di aratura del terreno, visto che si trovano in uno strato abbastanza superficiale.

Qui, infatti, ci muoviamo al confine dell’area indagata ai primi del 1900. In un’altra area di scavo, nella parte più alta della collina, abbiamo trovato tracce dell’abitato Piceno. Già sapevamo che sul colle c’era questo abitato perché era stato scritto da Innocenzo Dall’Osso”.

“Si tratta di una scoperta importante – interviene il direttore scientifico del progetto, Joachim Weidig – perché sebbene negli scritti di Dall’Osso si parlasse dell’esistenza dell’abitato, non se ne avevano prove certe. Addirittura, secondo alcuni si trattava solo di una leggenda. Noi, invece, dopo la prima fase di studio e monitoraggio del terreno, ne stiamo verificando l’effettiva presenza”.

“Quelle ritrovate sono, forse, le ultime case, situate sulla parte bassa dell’abitato che scendeva dalla collina. Si tratta comunque – ricorda Benedetta Ficcadenti – di una situazione complessa ancora in fase preliminare, che richiederà tempo per essere completamente compresa e documentata. In questo momento siamo davvero all’inizio di un processo destinato a durare nel tempo. Le aree di terreno, aperte con l’ausilio di una ruspa, sono comunque abbastanza ampie. A livello storico ci collochiamo in epoca Picena, in pieno VI secolo a.C.”. Tutti i risultati verranno scritti nella documentazione finale, al termine di questa prima fase.

Il direttore dello scavo, Massimiliano Gasperini aggiunge: “la difficoltà principale risiede nella lettura del terreno. Il bancone di argilla sul quale stiamo lavorando è tutto uguale sia per colore che per compattezza. Normalmente, in altri siti, i tagli delle tombe si individuano più facilmente, ma non qui. La seconda difficoltà è lo stato di conservazione delle sepolture. Si trovano, infatti, tra 40 e 50 centimetri sotto il livello del terreno agricolo lavorato, quindi le strutture sono tutte intaccate dal processo di aratura”, racconta Gasperini, proprio mentre sta lavorando ad una delle tombe scoperte. “Ad esempio in questo residuo di sepoltura si nota la presenza di un recipiente. E’ meglio conservato rispetto al resto perché è stato collocato all’interno di una fossa a livello più basso. Questo ne ha permesso una migliore conservazione. Inoltre abbiamo trovato fibule in bronzo, e altre in metallo e ferro, queste ultime risultano meglio conservate rispetto alle prime”.

I blocchi di terreno che contengono i ritrovamenti vengono staccati e portati in laboratorio per ripulirli, estrarne gli oggetti, che saranno poi analizzati, catalogati, per una loro successiva esposizione al museo archeologico comunale, situato lungo il corso del paese. Andranno, quindi, ad arricchire la collezione visitabile dal pubblico.

Grande la soddisfazione del sindaco Ivano Bascioni, che anticipa che i lavori andranno avanti anche nei prossimi anni. “Siamo solo all’inizio di un lavoro che durerà anni. Un ringraziamento va alla Camera di Commercio di Fermo e alla Regione Marche per il contributo concesso per poter far partire gli scavi. Ricordo – prosegue il sindaco di Belmonte Piceno – che è in piedi una procedura di Art Bonus rivolta ai privati che volessero contribuire, per ottenere una deduzione fiscale del 65%”. Comune di Belmonte  Piceno che fa parte del patto di amicizia tra musei assieme ad altre realtà archeologiche legate alla cosiddetta via dell’Ambra.


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