Si intitola “Sul fronte del sisma” il lavoro di inchiesta sociale sul dopo terremoto del centro Italia, che verrà presentato venerdì sera alla sala consiliare di Falerone. Un’opera condotta dal gruppo di ricerca Emidio di Treviri che ha arruolato tra le sue fila dottorandi, ricercatori, professori universitari che, all’interno di un’esperienza collettiva ed autogestita, hanno messo a disposizione competenze e tempo per produrre uno studio scientifico riguardante la gestione dell’emergenza e la pianificazione della ricostruzione. Gli ambiti indagati sono molteplici: economico, sanitario, ambientale, urbanistico, e l’obiettivo è quello di fornire uno strumento utile alla popolazione per comprendere quello che sta accadendoed essere parte attiva nelle decisioni che la riguardano.
L’incontro è organizzato dalla casa del Popolo di Fermo, collettivo apartitico nato quest’anno a Fermo, “con l’obiettivo di promuovere iniziative politiche e sociali secondo i principi dell’antifascismo, dell’anticapitalismo, della difesa dei beni comuni e del mutualismo”. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con le Brigate di solidarietà attiva, Federazione di associazioni dislocate sul territorio nazionale, nate nel 2009 dal terremoto dell’Aquila, che dal 2016 – per oltre un anno – hanno gestito un magazzino a Fermo da cui partivano beni di prima necessità per le popolazioni colpite dal sisma ed attualmente ancora impegnate nel cratere a portare avanti progetti di auto organizzazione dal basso. Proprio grazie ad una Call for research lanciata dalle Brigate di Solidarietà a fine 2016 nasce il progetto di ricerca “Emidio di Treviri”.
Il libro sarà presentato a Falerone venerdì sera alle 21, una sede scelta, spiegano gli organizzatori, “perchè il nostro agire è locale e, considerato che le conseguenze del terremoto saranno una delle principali criticità del nostro territorio per i prossimi anni, abbiamo deciso di occuparcene e di farlo laddove il terremoto è realmente un problema. Falerone, pur essendo ai margini del cratere, è stato duramente colpito, con un centro storico devastato sia nel tessuto edilizio che in quello sociale. Casa del Popolo avrebbe potuto organizzare questa iniziativa a Montegiorgio o Servigliano, paesi interni al cratere ma colpiti marginalmente, oppure a Fermo o Porto San Giorgio, ma non avrebbe avuto lo stesso valore perché sarebbe venuto meno il principio secondo cui questa inchiesta va innanzitutto restituita a chi ha subito e subirà ancora per molto le conseguenze del sisma”.
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