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“Salviamo la bellezza ma abitiamo la memoria”, idee per il riuso urbano nei borghi della Valdaso

ALTIDONA - "La riabilitazione di un centro storico deve essere prima di tutto sociale. Occorre altresì partire da una analisi del territorio", si è detto nel corso della mattinata

di Alessandro Giacopetti

Si è svolto all’interno della sala consiliare del Comune di Altidona l’incontro “Verso un laboratorio di ricerca, azione interdisciplinare e partecipata per il Ri.U.So del borgo”. Per Ri.U.So si intende Riabilitazione Urbana Sostenibile e il borgo in questione è il centro storico di Altidona. Dopo l’introduzione da parte del sindaco Giuliana Porrà e di Antonella Comini, coordinatore del Comitato Ibas, la parola è passata a Carmelo Celona presidente della società scientifica Ibas: “La riabilitazione di un centro storico deve essere prima di tutto sociale. Molti di noi danno per scontato la bellezza del territorio ma occorre mettersi nei panni di chi lo vede per la prima volta perché viene da fuori. Occorre in definitiva, salvare la bellezza e abitare la memoria – sostiene Carmelo Celona che sottolinea – la necessità di idee strategiche di gestione del patrimonio urbanistico affinché il bello non sia sacrificato all’utile”, ha affermato, portando alcuni esempi di ristrutturazioni e modifiche ad abitazioni del centro storico altidonese che esemplificano il concetto.

“Se è vero che la bellezza dei borghi porta turismo, è altrettanto vero che nei piccoli centri non si può puntare solo su questo aspetto. Occorre implementare una serie di servizi di qualità per i cittadini che li abitano, ad esempio in ambito sanitario”. Celona propone anche un modello strategico, operativo da applicare: “Si deve, quindi, partire con l’analisi della storia e del territorio per capirne le criticità che portano i cittadini ad abbandonarli. Occorre poi coinvolgere professionisti di vari settori in tavoli interdisciplinari che individuino obiettivi economicamente raggiungibili. Questo è un modello che offre una visione alternativa applicabile concretamente all’interno delle competenze e facoltà che hanno i sindaci”.

Poi il presidente della società scientifica Ibas ha dato uno sguardo alle cifre: “Secondo i dati demografici relativi ai Comuni del Fermano, i piccoli borghi si spopolano lentamente. Il dato di Altidona all’apparenza sembra andare in controtendenza, crescendo e superando i 3200 abitanti. Ciò è dovuto al fatto che arrivano persone da fuori a prendere casa nella frazione Marina, ma i dati di residenti nel borgo dicono che si sta spopolando, creando in definitiva uno squilibrio. Ciò sarà un problema negli anni a venire”.

E’ l’urbanista Carlo Brunelli ad aggiungere: “Oggi sull’Appennino ci sono borghi praticamente spopolati. Ciò è colpa anche dello spostamento dei servizi dalla montagna alla costa, ad esempio i presidi sanitari o le fabbriche con posti di lavoro. Occorre quindi applicare strumenti urbanistici che tengano conto delle necessità della popolazione che vive in quelle zone, soprattutto in un territorio come le Marche, privo di grandi città. Alcuni indicatori dicono che alcune persone, anche giovani, non vogliono più vivere nelle città ma potrebbero scegliere dei borghi immersi nella natura”.

L’agronomo Natale Reda ha proseguito ricordando che “gran parte dei centri abitati della Valdaso sono nati in funzione del lavoro dei campi, quindi erano popolati da agricoltori. Nel corso del tempo, i figli di questi agricoltori hanno creduto di poter trovare fortuna lontano dall’ambito agricolo senza rendersi conto che era proprio quel settore a sostenere una società locale fatta di medici, sarti, artigiani. L’agricoltura, in definitiva, non è stata più valorizzata, impoverendo il territorio. Oggi per fortuna alcuni giovano sono tornati a fare coltivazioni di qualità – ha detto Natale Reda, ammonendo però che – l’uomo in campagna deve trovare un posto armonico con l’ambiente circostante, altrimenti la sua presenza diventa distruttiva”. Dopo che il lato antropologico della questione è stato trattato da Valeria Villari, coordinatore regionale Marche Meridionali Ibas, è stato spiegato come strumenti quali il Contratto di Fiume della Media e Bassa Valdaso, progetto che comprende 13 Comuni e del quale è capofila Altidona, sono utili. Il Contratto di Fiume parte proprio dalla conoscenza del territorio. A spiegarne le caratteristiche fondamentali è stato Alessio Acciarri, geologo, a riassumere ai presenti cosa è e che scopo ha il Contratto di Fiume della Media e Bassa Valdaso, prima di lasciare le conclusioni all’architetto Antonella Nonnis, coordinatore dell’Ecomuseo della Valle dell’Aso.


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