di Andrea Braconi
Era uno degli appuntamenti più attesi di questa edizione di Tipicità. E, come da pronostico, non ha deluso le attese. Sala Dorica gremita per l’incontro con il giornalista e scrittore Paolo Mieli, che ha presentato il suo ultimo libro “Lampi sulla storia. Intrecci tra passato e presente”, edito da Rizzoli.
Una nuova sezione, Grembo, incubatore di futuro e uno spazio che permette di analizzare il domani che immaginiamo e che vorremmo costruire. Lo ha sottolineato in apertura Marco Ardemagni, conduttore della trasmissione radiofonica Caterpillar Am e ospite fisso della kermesse enogastronomica in corso di svolgimento al Fermo Forum.
“Il nostro riflettere qui a Tipicità, il pensare ad un percorso futuro e al nostro saper fare oggi viene sublimato – ha detto il sindaco Paolo Calcinaro rivolgendosi allo stesso Mieli -. Abbiamo qui una persona che antepone il ragionamento allo slogan e all’urlo che, purtroppo in questo momento e da tempo, pervade il nostro Paese”.
Roberto Gabrielli responsabile della Macro Area territoriale Marche-Abruzzo di UbiBanca (project partner della kermesse fermana), ha ribadito come Tipicità, nata 27 anni fa per promuovere i prodotti della terra, sia arrivata ad un livello importante “in una regione che ha bisogno di crescere e di farsi conoscere sempre di più, anche a livello internazionale”.
Ad Ardemagni il compito di introdurre la tesi del libro di Mieli, vale a dire una storia “che non può essere violentata con la visione del presente, con gli episodi che vanno riletti con grande rispetto”.
“Quale dei fenomeni che stiamo vivendo avranno poi un lungo respiro e quanti sono invece l’alito di un attimo, senza avere un impatto forte sulla storia?” ha domandato Ardemagni. “Non siamo assolutamente niente di quanto stiamo producendo – è stata la risposta di Mieli – e spesso fissiamo l’attimo che viviamo rendendolo duraturo nel tempo, come fosse una tappa definitiva. In realtà la storia ci dimostra che siamo al centro di un grande cambiamento che rimette il mazzo di carte in disordine. A volte rimaniamo sgomenti per questa realtà che cambia ma è stolto pensare che le cose vadano a parare lì dove sono oggi”.
Ci si accorge subito quando la storia la si fa con manipolazione, ha aggiunto, “con il bene che sta da una parte e il male dall’altra”. Ma la vera storia, ha proseguito Mieli, “è capace di trovare zone d’ombre e di luce ovunque. La vera storia è quella capace di intervenire sulla sfumature”.
Una storia che negli ultimi 80-90 anni si è messa a correre e che ha subito un’ulteriore accelerazione intorno alla nascita del web, “per cui si è messa a correre ancora di più e tutto è cambiato”.
Immancabile una riflessione sui fenomeni migratori e su quelle che Mieli ha definito “masse che si affacciano alla modernità e che si impongono per entrare nelle aree più sviluppate”. “Decine di milioni di uomini si spostano – ha ricordato – e noi dobbiamo affrontare questo problema senza che degeneri in conflitti. È un’operazione complicata che stiamo conducendo con successo, quello che ci sembra un dramma ma che nel tempo ci farà capire che siamo stati bravi”.
In tre capitoli differenti del libro si tocca il tema di uno dei conflitti di maggiore durata, vale a dire quello israeliano-palestinese. “L’oblio è una medicina necessaria per andare avanti, deve esserci un momento in cui le cose si calmano e si applica una legge che impone la sospensione, senza stabilire torti e ragioni ripetendo cose che ci siamo detti continuamente. Torniamoci sopra dopo un congruo periodo di tempo, non torniamo a riproporre le rispettive ragioni e poi ridiscuteremo vedendo che siamo entrambi disposti a riconoscere le ragioni degli altri. E se mai ci trovassimo al punto di partenza, avremmo comunque guadagnato cinque anni di pace. Non tutto va sottoposto ad oblio ma questa legge è fondamentale per sciogliere nodi che sembrano non scioglibili. Sono convinto, per i vari conflitti mediorientali ed altri in giro per il mondo, che un congruo periodo di oblio aiuti a sciogliere questi nodi. Pensate a quanto sembravano non risolvibili i conflitti nella ex Yugoslavia. Invece per la prima volta i Balcani sono relativamente in pace”.
Ma guardando avanti si deve essere ottimisti o pessimisti? “Il mondo sta andando verso il meglio, come dimostrano dei misuratori universali – ha sottolineato Mieli -. Nei suoi fondamentali, il mondo ha conosciuto un numero sempre minore di persone che muoiono di fame. Quello che noi paghiamo è il prezzo anche del fatto che è difficile portare 2 miliardi di persone a questa emancipazione che non hanno mai conosciuto nei 2.500 anni precedenti, senza che questo abbia dei contraccolpi. Ma quando si farà il bilancio del Novecento si dirà che è stato il secolo in cui l’umanità – che fino a quel momento aveva vissuto nelle stesse condizioni – sarà uscita da una sacca di povertà che rendeva le sperequazioni assolutamente clamorose. Poi, certo, ci sono ancora grossi problemi, ancora troppe persone muoiono di fame ma in quel secolo è successo qualcosa di straordinario. E tra vent’anni capiremo che oggi stiamo vivendo un’epoca felice”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati