di Sandro Renzi
Amministratori sotto tiro. Gli atti intimidatori registrati dal Viminale contro gli amministratori locali marchigiani nel primo semestre del 2018 sono gli stessi riscontrati nello stesso periodo del 2017, ovvero 5. Nulla a che vedere con i numeri assai più preoccupanti di regioni come la Calabria (44) o la Lombardia (49) o ancora la Campania (33) e la Sardegna (41). D’altra parte, però, sebbene parziali, mostrano come il fenomeno tenda a mantenersi costante. C’è chi vede il bicchiere mezzo pieno, allora, e si ritiene soddisfatto perché il numero di questi atti non è aumentato (cosa che invece è avvenuta in ben 10 regioni tra cui l’Abruzzo, l’Emilia Romagna e il Piemonte) e chi invece guarda al bicchiere mezzo vuoto e mantiene alta la guardia rimarcando che pure la costanza di un fenomeno simile debba rappresentare una criticità su cui ragionare ed intervenire. A maggior ragione se si fa il paragone con una regione simile alle Marche, ovvero l’Umbria, in cui gli atti contro gli amministratori pubblici sono stati pari a zero nel primo semestre del 2018 e complessivamente 2 lo scorso anno. Nella nostra regione invece il Ministero dell’Interno ha registrato ben 11 atti intimidatori. Sempre meno dei 21 del 2016 e dei 22, l’apice, toccati nel 2014. La più “virtuosa” è la Valle d’Aosta. Dal 2013 non si registra neanche un atto intimidatorio contro chi è stato eletto e governa un comune piuttosto che una provincia in questa regione.
Avviso pubblico, la rete nazionale degli enti pubblici locali antimafia, dal suo osservatorio privilegiato offre una chiave di lettura più mirata grazie anche al rapporto annuale che stila ormai dal 2010. Lì si elencano tutte le minacce e le intimidazioni mafiose e criminali nei confronti tanto dei pubblici amministratori quanto nei confronti di persone che operano all’interno della pubblica amministrazione. Nel 2017 il rapporto evidenzia 6 intimidazioni nelle Marche, tre delle quali in provincia di Ancona (Falconara. Osimo, Ostra) e un caso a testa nelle province di Pesaro Urbino (Pesaro), Macerata (Civitanova Marche) e Fermo. “Ad Osimo viene violata la tomba di famiglia del sindaco Simone Pugnaloni. Nel 2014, appena eletto, Pugnaloni aveva ricevuto una serie di lettere minatorie che gli contestavano il distacco di utenze o rivendicavano posti di lavoro” si legge nel rapporto stilato dall’associazione. E sempre lo scorso anno la pagina Facebook del sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, fu riempita di insulti e minacce per aver negato l’uso di una sala comunale ad un’associazione di destra. Elenco lungo che comprende a livello nazionale qualcosa come 537 atti di minaccia o violenza, una ogni 16 ore. Basti pensare che dal 2011 ad oggi gli atti in questione sono aumentati del 153% coinvolgendo 78 province e 314 comuni. Tra i sei casi marchigiani viene contemplato anche quello di Fermo dove un ordigno incendiario fu lanciato nella notte contro la sede-deposito della Polizia Municipale. I più esposti alle intimidazioni sono comunque i sindaci (61%) seguiti dai consiglieri comunali (20%) (Fonte Avviso Pubblico). Fa riflettere infine l’aumento costante dei casi in cui non sono né le mafie né altre organizzazioni criminali a colpire ma singoli cittadini che sfogano il loro disagio o il loro malcontento verso i politici ed i pubblici dipendenti (146 nel 2017).
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