di Sandro Renzi
“Centrodestra compatto contro l’amministrazione Loira”. Ci tengono a rimarcarlo i consiglieri di minoranza che questa mattina in conferenza stampa hanno fatto il punto nel dopo-consiglio di giovedì. Un’assemblea accesa, per usare un eufemismo, nella parte in cui maggioranza ed opposizione si sono trovati ad affrontare la delibera che stabilisce l’adeguamento dei compensi a favore dei revisori dei conti. Contestatissima tanto dalla minoranza quanto dall’ex assessore Renato Bisonni di Porto San Giorgio a sinistra che ha votato contro smarcandosi dalla stessa maggioranza. E’ stato il capogruppo di Fi, Carlo Del Vecchio, a dare la stura a tutti gli interventi dei colleghi. “Abbiamo toccato veramente il fondo e mi riferisco alla decisione di adeguare i compensi dei revisori a fronte di un decreto ministeriale che non obbliga ma lascia la facoltà ai comuni di fare questa operazione. Sono indispettito perché quei soldi potevano essere spesi per dare un segnale a chi opera sul territorio, ad esempio agli operai comunali. Se ai revisori non andava bene la somma prevista nel 2018, potevano anche lasciare l’incarico”. Ma quello andato in “scena” giovedì scorso è stato anche il consiglio che ha approvato il bilancio di previsione e l’elenco delle opere pubbliche. E su questo tema Del Vecchio ha lanciato la sua proposta: “Chiedo al comune di comprare dalla curatela fallimentare l’unico piano dell’ex Silos ancora in mano ai privati, se necessario accendendo un mutuo. Solo cosi l’immobile risulterebbe appetibile da alienare nel suo complesso“.
E’ stata quindi la volta del consigliere 100% civico, Renzo Petrozzi. “I revisori sono stati scelti con sorteggio e si sono insediati un anno fa. Il rapporto che c’è tra loro e comune è lo stesso che c’è tra controllore e controllato. La richiesta di un aumento dei compensi è inaccettabile ed ingiustificato ed eventualmente andava fatta nel prossimo mandato”. Sul piano politico Petrozzi ha messo in evidenza che la delibera è passata alla fine con due voti di scarto, 8 a 6. “Segno -spiega il consigliere civico- che nella maggioranza di centrosinistra c’è un problema serio”. L’emendamento presentato insieme alla Lega, che prevedeva l’azzeramento dell’adeguamento, è stato però bocciato. Da un civico all’altro. Per Fabio Bragagnolo “la maggioranza si vanta di non aver toccato tasse ed imposte, ma se anche lo avessero fatto i margini di manovra sarebbero stati pochissimi perché sono già vicini al tetto massimo. Contestiamo anche l’incremento della Tari deliberato senza un piano industriale. E non posso accettare che ai cittadini si dica sempre che non ci sono risorse mentre per i revisori i soldi si trovano”. Bragagnolo ha poi giustificato la sua astensione in consiglio rispetto al piano delle opere pubbliche. “Chi può essere contrario ai lavori per la città? -spiega Bragagnolo- Ma al contempo è sotto agli occhi di tutti la paralisi amministrativa su questo fronte. Le risorse per finanziarli non ci sono se non vendendo i beni immobili. Propongo allora che il comune si faccia carico di realizzare alloggi di edilizia popolare all’interno dell’ex Silos e di metterli sul mercato. Un comune -imprenditore insomma“. A Marco Marinangeli il compito di “difendere” il provvedimento a firma Salvini che di fatto fissa un tetto massimo per i compensi dei revisori. “L”amministrazione Loira lo ha invece strumentalizzato -ha tuona il capogruppo della Lega- ed ora il comune impegnerà in più ogni anno circa 12mila euro. In generale questo bilancio è figlio della gestione dell’amministrazione Loira, poco incisiva e superficiale. Il piano delle opere pubbliche può essere finanziato per il 48% solo dalla vendita di beni comunali, pertanto riteniamo che si tratti di un piano irrealizzabile, un libro dei sogni neanche troppo bello. Gli unici interventi che si realizzeranno sono quelli finanziati grazie ai soldi della regione e del governo”. Amministrazione distante dalla città, per Marinangeli, che ha perso appeal in questi anni.
Chiude Andrea Agostini di Fratelli d’Italia. “Mentre c’è una minoranza compatta, l’amministrazione di Porto San Giorgio è stata sfiduciata. Chi li ha fatti vincere due anni mancava all’appello. Mancavano Bisonni, Ciabattoni e Catalini ed il bilancio è passato solo con 8 voti che sono arrivati per obbligo di scuderia. Questo è il primo dato politico. Il secondo riguarda il bilancio. Poteva essere sviluppato da un qualsiasi commissario prefettizio poiché non si caratterizza per nulla salvo l’aumento della spesa pubblica, a partire dal riconoscimento degli aumenti dei compensi a favore dei revisori dei conti di cui, sia ben chiaro, non è in discussione la professionalità”. Anche su questo fronte l’ex sindaco sottolinea quindi la critica politica. “Un bilancio che manca di coraggio, anche quando si è affrontato il tema della Tari. Prima si fa un nuovo piano industriale e poi si approva il bilancio. Quando dico che manca il coraggio mi riferisco pure alla possibilità che l’amministrazione non faccia pagare la tassa dei rifiuti a chi apre una attività a Porto San Giorgio. Così di dà un segnale politico ma soprattutto si prevede una misura concreta di sostegno a chi investe“.
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