di Alessandro Giacopetti e Sandro Renzi (foto Simone Corazza)
Anche in piazza del Popolo, a Fermo, come in altre piazze d’Italia, si sono svolte celebrazioni per ricordare la storica data del 25 aprile 1946, giornata della liberazione dal nazifascismo. La cerimonia religiosa si è svolta nella chiesa di San Domenico, officiata dal vicario del vescovo, Ddon Pietro Orazi, di fronte a rappresentanti di varie amministrazioni comunali, forze dell’ordine, associazioni di Combattenti e Reduci, associazione Nazionale Partigiani Italiani, Protezione Civile, Croce Rossa.
Guidati dalla banda, i componenti del corteo si sono spostati poi di fronte al palazzo dei Priori per la deposizione della corona d’alloro sulla targa che ricorda il 25 aprile. Presente anche una delegazione della Casa del Popolo con lo striscione “la resistenza continua”. Spazio quindi agli interventi delle autorità locali introdotte, nella sala San Filippo Neri, dal vicepresidente Anpi Fermo, Samuele Biondi.
Dopo aver salutato il primo 25 aprile a Fermo per il prefetto Vincenza Filippi, il sindaco Paolo Calcinaro ha parlato di “una festa di tutti noi, non di alcuni contro altri. Il 25 aprile è un punto fermo perché permette a tutte le opinioni, più o meno condivisibili, di essere espresse. Occorre sempre essere inclusivi, mai esclusivi. Per questo saluto anche la presenza del rappresentante della comunità islamica”. Poi il sindaco Calcinaro ha voluto portare un ricordo personale, quello di suo zio Rismondo Borsoni. “Appena dichiarato l’armistizio, fuggì dal fronte greco albanese con altri commilitoni andando a combattere in un altro fonte, stavolta interno, quello di Cassino. Ha poi avuto ideologie liberali, magari diverse da quelle di altri che hanno combattuto con lui, ma questo è il segno che il gran passo era stato fatto. Questo è un patrimonio da preservare”, ha concluso il sindaco di Fermo.
Stefano Pompozzi, vicepresidente della Provincia di Fermo ha aggiunto: “Da una parte il 25 aprile mi emoziona, dall’altra mi amareggia il fatto che questa data sia divenuto oggetto di scontro. Il 25 aprile significa per l’intera comunità il riappropriarsi del concetto di democrazia e di libertà. Ci si può dividere su tutto ma non sul 25 aprile. Possiamo farlo su altro ma non su questa data. Non è accettabile che vi siano dichiarazioni che vadano contro quello che il 25 aprile rappresenta e i suoi valori”, ha concluso Pompozzi.
Con la presenza del consigliere regionale Francesco Giacinti è stato l’assessore regionale Fabrizio Cesetti a rappresentare la Regione Marche: “Provo comprensione per coloro che non riescono a sentire il valore di questa data o per chi vorrebbe ridurla ad una specie di derby, usando parole intrise di una certa stupidità. Il 25 aprile è l’epilogo della gloriosa pagina della resistenza e della battaglia contro il nazifascismo. Una pagina che ha riguardato anche il nostro territorio”. Poi Cesetti ha ricordato la recente visita della senatrice Liliana Segre a Servigliano dove c’è un campo che ha definito un simbolo della memoria. “Dal 25 aprile nasce la costituzione – ha proseguito Cesetti prima di citare le parole del politico Pietro Calamandrei – ‘se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati‘. Se qualcuno oggi può esprimere liberamente le proprie opinioni, lo può fare grazie al sacrificio di giovani, donne e anziani che hanno liberato questo paese”.
Il vicepresidente Anpi Fermo, Samuele Biondi ha ricordato la figura dell’ultimo partigiano combattente iscritto nelle liste fermane dell’associazione: Mario De Benedictis. Nella sua conclusione ha affermato: “Abbiamo il dovere di ricordare quello che la Resistenza ha rappresentato per tutti noi”.
Da Fermo a Sant’Elpidio a Mare dove la celebrazione del 25 aprile si è svolta a Cascinare: “Non c’è libertà senza amore e non c’è amore senza libertà”. Sulle parole di Don Emanuele Grasselli si è conclusa la cerimonia, svolta oggi, appunto, a Cascinare, per la Festa della Liberazione. “Il parroco ha preso la parola dopo il sindaco, Alessio Terrenzi e dopo il sindaco Junior Daniel Giglini Tassoni ed ha invitato i presenti – fanno sapere dal Comune – a lottare, sì, per la propria libertà e per veder riconosciuti i propri diritti, ma anche a ricordare che la vita è fatta di impegno e di doveri”.
Il corteo, accompagnato dalla banda cittadina, si è diretto da piazza Leopardi verso la stele di Cascinare. “Oggi ricordiamo la liberazione dell’Italia dal Fascismo e ricordiamo il sacrificio di tanti uomini e donne che hanno combattuto per la libertà – ha detto il sindaco Terrenzi – quella libertà che per loro è stata una conquista e che per noi, oggi, è una realtà. Se è stato necessario lottare e morire per conquistarla, non dobbiamo dimenticare che la libertà è uno status che può anche essere perduto e che sempre, ancora oggi, a distanza di anni dalla guerra, è necessario l’impegno di tutti affinché in ogni parte del mondo si possa vivere liberi”.
“Nel ringraziare tutti i presenti, autorità civili, militari, religiose, associazioni, studenti e cittadini intervenuti oltre che la banda cittadina che come di consueto ha dato maggiore solennità all’appuntamento, il sindaco – aggiungono dal Comune – ha poi ricordato il sacrificio di due giovani del posto, Silvano Mecozzi e Vincenzo Borraccetti, che il 20 di giugno del 1944 vennero uccisi dai soldati tedeschi che in quei giorni avevano il loro presidio nella vicina Civitanova Marche”.
“A loro, e a tutti quei giovani che sono morti allora – ha concluso Terrenzi– voglio dire grazie e voglio mantenere viva la loro memoria affinché ognuno di noi, giovane o meno giovane, tenga per sempre a mente il loro sacrificio”.
“Anche il sindaco Junior, Giglini Tassoti, ha voluto ricordare il sacrificio dei partigiani ed ha auspicato – concludono dal Comune – un futuro con maggiori certezze di quelle che, purtroppo, oggi sembrano sempre più vacillare nel mondo del lavoro, nei rapporti tra persone, in un presente incerto”.
Celebrazioni anche a Porto San Giorgio, in piazza 25 aprile: “In questo momento particolare vanno riaffermati i valori che hanno portato alla liberazione dell’Italia. Quei valori che combattono la violenza e l’intolleranza sapendo che questa è la festa di tutta l’Italia e la resistenza non appartiene solo a un partito politico ma è un valore che appartiene a tutti”. Alle celebrazioni sangiorgesi presente anche una piccola delegazione dell’Isc Nardi. E proprio ai piccoli studenti si è rivolto il primo cittadino nel lanciare il suo appello: “Questi sono i valori su cui si devono fondare l’Italia e l’Europa di domani”.
Dalla provincia alla regione con il presidente del consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo a celebrare il 25 aprile ad Ancona, prima in piazza IV Novembre con l’apposizione delle corone d’alloro nell’ambito della “Cerimonia di resa degli onori ai Caduti”, organizzata Comando Scuole della Marina Militare, e successivamente in piazza Cavour per la prevista manifestazione.
“Nessuno riuscirà a cancellare il 25 aprile, la festa della liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista. Oggi è ancor più necessaria per difendere la Repubblica e le sue ragioni, per riaffermare i valori di democrazia e libertà, per evitare che quanto accaduto in passato debba ripetersi. In opposizione a chi ne minimizza il valore”. Mastrovincenzo che non manca di evidenziare che “il fascismo è un fenomeno che prende forme diverse, ma sostanzialmente ha sempre la stessa natura. Continua a manifestarsi nella violenza che spinge ad atti aggressivi contro libertà di pensiero, uguaglianza, dignità e diritti delle persone. Per questo credo che tutte le istituzioni debbano essere categoriche nel condannare ogni condotta che richiami quella ideologia aberrante, continuando a dare solennità a questa giornata, alla storia, alla memoria”.
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