“Per decidere le donne devono esserci”
Dibattito ancora aperto sulla doppia preferenza

FERMO - Dall'assessore regionale Cesetti la conferma che la riforma della legge elettorale si farà. Lunedì la Commissione regionale Pari Opportunità verrà ascoltata in audizione dalla prima Commissione

 

di Andrea Braconi

“La doppia preferenza di genere la faremo e io voterò a favore”. Ad annunciarlo è stato Fabrizio Cesetti, assessore regionale, sollecitato sul tema da Antonella Orazietti, presidente della Commissione provinciale Pari Opportunità, in occasione di un seminario tenutosi nella sede della Provincia alla presenza di giornalisti e assistenti sociali.

“Il termine quota rosa – aveva rimarcato Orazietti, chiedendo poi spiegazioni sull’iter della nuova legge elettorale – finisce per svilire il senso delle preferenze di genere. Sembra un concorso per categorie svantaggiate e non si ha la sensazione di essere invece in un percorso sancito costituzionalmente”.

“Voglio però dire che la doppia preferenza di genere – ha precisato Cesetti – non c’entra nulla con le pari opportunità per una ragione semplice: bisogna garantire le pari opportunità nell’accesso ad un ruolo, ma quando si va in campo aperto ognuno si deve guadagnare la sfida democratica, certamente ad armi pari, altrimenti rischiamo la discriminazione al contrario. Nella nostra regione questa garanzia c’è, quando si formano le liste devono essere paritarie: ci sono 4 candidati, due devono essere maschi, due femmine. E quando l’elettore democraticamente vota può scegliere l’uomo o la donna. Dare la facoltà della seconda preferenza può minare il meccanismo della sfida democratica”.

E lunedì la Commissione regionale Pari Opportunità verrà ascoltata in audizione dalla prima Commissione, come ha sottolineato la presidente Meri Marziali. “La proposta di legge non vuole andare ad inficiare il principio di democraticità. Il problema è che la presenza delle donne nelle istituzioni non è uguale a quella degli uomini. La doppia preferenza è quindi uno strumento per permettere un riequilibrio. Ma il passo successivo dovrà essere l’attuazione delle politiche di genere: per contare bisogna esserci, così come per decidere”.

Nella discussione è intervenuta anche la consigliera di parità provinciale Alessandra Cognigni. “La non informazione è un modo di trasmettere la realtà. Nell’ultima seduta dell’Assemblea regionale c’è stata una sorta di invasione da parte delle donne per mandare in decisione la riforma, ma i giornalisti non hanno detto una parola su questo. Purtroppo questo tema non è così caldo, quindi dobbiamo fare ancora tanto per renderlo tale, sia come donne che come giornalisti”.

A chiudere proprio una giornalista, Luisa Betti Dakli, che ha voluto evidenziare come “in questo brodo culturale” le quote servano assolutamente. “Pensiamo alla Svezia – ha detto – dove le hanno usate per tantissimo tempo e adesso le hanno tolte perché sono riusciti, finalmente, a fare quel passo in avanti”.


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