La recensione – “The rider, il sogno di un cowboy”: un autentico cowboy recita in questo drammatico western

CINEMA - Questa pellicola è rigorosa e compassionevole, come il suo protagonista Brady Jandreau, che potrebbe non avere molta esperienza nella recitazione, ma sicuramente ha un tocco di carisma da star del cinema

 

di Giuseppe Di Stefano

Il nuovo meraviglioso film di Chloé Zhao, The Rider, racconta la storia del cowboy Brady Blackburn che, dopo aver subito un quasi mortale infortunio alla testa per essere stato calpestato da un cavallo, sta provando a riprendersi senza però riuscire ad abbandonare la sua più grande passione: cavalcare.

Blackburn è interpretato da Brady Jandreau, un vero cowboy che ha realmente riportato ferite simili. Dopo che la regista cinese Zhao lo ha incontrato durante una ricerca per un’altra produzione, ha deciso di creare un film intorno a lui, immaginando la sua storia e inserendo anche altri attori non professionisti, come il padre e la sorella di Brady, in ruoli secondari.

Il film si svolge nella riserva di Pine Ridge, nel South Dakota, dove il direttore della fotografia Joshua James Richards si sbizzarrisce offrendoci sconfinate praterie e fuochi illuminati dal chiaro di luna. The Rider inizia con Brady che si sveglia da un sogno di sé sul suo vecchio cavallo e viene bruscamente riportato alla fredda e triste realtà: l’immagine che gli si mostra allo specchio è quella di un orribile squarcio lungo il lato della sua testa, tenuto insieme da varie graffette. Pensare di lavorare ancora nel circuito del rodeo è fuori discussione (“Niente più equitazione” lo avverte il medico), perciò adesso Brady deve iniziare a considerare un futuro da addestratore di cavalli o, peggio, un lavoro in qualche altro ambito, sebbene la passione in lui bruci ancora fortemente.

Questa pellicola è rigorosa e compassionevole, come il suo protagonista Brady Jandreau, che potrebbe non avere molta esperienza nella recitazione, ma sicuramente ha un tocco di carisma da star del cinema, quel potere di tenere lo schermo e l’attenzione dello spettatore nonostante alcuni momenti del film siano quasi senza dialoghi. Zhao, che qui è anche sceneggiatrice, non appesantisce il suo protagonista con una storia esagerata, ma semplicemente lo segue mentre raggiunge gli amici, scherza con sua sorella e suo padre e lavora con i cavalli, con i quali condivide un legame quasi mistico. In questa occasione, la regista cinese si rivela una cineasta di straordinaria sensibilità e intuizione perché prende una storia che avrebbe potuto essere irrilevante, o troppo romantica, e riesce a trasformarla in qualcosa di vero, magnifico e duraturo.


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