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Area Santa Lucia, Articolo Uno
propone l’accordo di programma
per delocalizzare la Steat

FERMO - Del Monte: "Occorre allora alleggerire il centro storico di una porzione rilevante del traffico pendolare e pesante che si concentra sul versante nord"

“La questione dell’area Santa Lucia, oggi alla ribalta delle cronache, è tutt’altro che nuova. Già dagli anni 2001/2002, in carica l’amministrazione Di Ruscio, il consigliere di opposizione Benni poneva il problema della delocalizzazione della struttura per oggettivi problemi di natura ambientale ed urbanistica. La Steat di allora, fortemente contraria per i costi di una delocalizzazione nell’area Pip artigianale in contrada Girola, si oppose, il sindaco di Ruscio ne prese atto e tale possibilità venne accantonata per non trovare più un concreto rilievo pubblico in seno al dibattito cittadino. Trascorso quasi un ventennio, procrastinata una criticità che già allora trovava tutta la propria consistenza, il problema tutt’ora sussiste ed oggi più che mai il tema si ripresenta in tutta la sua pienezza, con maggiore impellenza“. Sulla questione urbanistica al centro del dibattito politico fermano, ossia il destino dell’ex stazione Santa Lucia, interviene anche Articolo Uno che propone un tavolo di lavoro.

“Crediamo – prosegue il coordinatore di Art.1 provinciale Fermo, Alessandro Del Monte Teo – che ogni criterio di proposta non possa prescindere da un approccio intelligente ed estremamente lungimirante, da una azione politica che, né parcellizzata né bonariamente intrisa di vaghi auspici, indulga ad una progettualità della città non portatrice di un respiro complessivo o di prospettiva.
Scelte di notevole importanza, decisioni fondamentali per il territorio e la collettività, ovvero ogni aspetto che oltrepassi la gestione dell’ordinario, esigono una visione, una attenta pianificazione che va posta nel bagaglio che ogni amministrazione deve avere per affrontare con serietà il governo della città. Nulla si può improvvisare quando in gioco vi sono una pluralità di aspetti da tutelare. Spostare la Steat non è come organizzare un evento canoro o una festa. Occorrono idee poiché in ballo ci sono investimenti economici considerevoli, posti di lavoro da difendere, la ridefinizione di un’area fondamentale per la città come l’ingresso ad ovest del Capoluogo di provincia.

Forse sarebbe stato opportuno dopo l’insediamento, discutibile o meno, della scuola Betti/Fracassetti a ridosso del deposito di Santa Lucia, che la giunta Calcinaro avesse avviato, anche attraverso un concorso di idee, la riqualificazione complessiva dell’area su cui insistono diverse criticità legate alla copresenza dell’Itt Montani, di via Bellesi che ha mostrato già segni di sofferenza, di un insistente traffico pesante, dell’ospedale Murri (e di ciò che sarà dello stabile quando un giorno vedrà vita il nuovo Ospedale), dell’area Steat appunto, dell’Istituto penitenziario. Queste ed altre situazioni non possono essere considerate singolarmente ma viste attraverso un progetto unitario, magari da realizzare per gradi, ma sicuramente indispensabile per avere una visione d’insieme.
A nostro giudizio, per tornare sulla questione Santa Lucia, la tematica dell’acquisto dell’area da parte del Comune di Fermo, che noi pure auspichiamo, è solo una parte nell’approccio propizio alla questione, che richiede di essere affrontato in modo globale e nel rispetto di una visione della città sicuramente rivolta al futuro. Noi, e senza esitazioni, siamo convinti, anche per i motivi anzidetti, che l’area necessiti di una forte progettualità pubblica e quindi chiamiamo l’amministrazione Calcinaro, ma anche la Steat per la sua parte, ad una assunzione di responsabilità sul piano complessivo e collettivo circa lo sviluppo in prospettiva di tale zona strategica per la città. Nondimeno il problema della delocalizzazione del deposito Steat resterebbe tale. E la politica dovrebbe tener conto, anche per la rilevanza per il nostro territorio di tale società di trasporti (pubblici trasporti, a capitale pubblico), di entrambe le questioni.
Un’asta pubblica non sarebbe, per sua stessa natura, sia nel presente ed in taluni casi anche per il futuro, esente da incognite circa le sue risultanze per quanto concerne la forte caratterizzazione di progettualità pubblica che noi intendiamo perseguire, sia naturalmente per l’area Santa Lucia ma anche di conseguenza per il contesto complessivo della zona.
La Steat potrebbe verificare, ad esempio, quale ausilio per la delocalizzazione la possibilità di progetti per ottenere un fondo europeo e quant’altro (fondi UE per l’incentivazione di progetti rivolti alla green economy che la UE stessa tende a favorire anche sul piano delle risorse nel contesto economico e finanziario degli stati membri etc). Una visione che tuttavia non può prescindere dagli aspetti ambientali. Occorre allora alleggerire il centro storico di una porzione rilevante del traffico pendolare e pesante che si concentra sul versante nord. Molte e diverse sono le questioni da valutare e concertare. Va comunque ricordato che questa è la direzione intrapresa da tantissime città che puntano a salvaguardare il patrimonio architettonico nella consapevolezza che sia parte integrante di qualsiasi politica turistica.
La storia dice che non è mai troppo tardi ma occorre agire presto. Articolo Uno provincia Fermo, nella sua espressione provinciale e cittadina – conclude il coordinatore Del Monte – propone pertanto, tramite un tavolo di lavoro in un concorso di idee, un accordo di programma tra Steat, comune di Fermo, Provincia (maggior azionista della Steat), Comuni, Regione Marche, forze Politiche, parti sindacali maggiormente rappresentative ed associazioni ambientaliste e perché no, istituti di credito locali, per avviare un progetto nuovo che dia respiro e concretezza alla decisione non più rinviabile di delocalizzare la Steat. E’ una opportunità e va colta senza se e senza ma. E’questa quindi la proposta di Articolo Uno Fermo che anche rivolge tanto alla maggioranza di governo della città quanto a tutte le forze politiche che compongono l’opposizione in consiglio comunale. Certi peraltro che scelte così importanti non possano prescindere da un confronto con istituzioni sovracomunali, a partire dalla Regione“.


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