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I carabinieri e il colpo alla droga:
«Cocaina, hashish e marijuana
per mezzo milione di euro» FOTO E VIDEO

FERMO - I militari del Nucleo investigativo e del Norm raccontano il blitz di venerdì scorso: "Azione non casuale". Nel covo anche una pistola e munizioni

di Pierpaolo Pierleoni, foto e video di Simone Corazza

Droga purissima, del valore sul mercato di mezzo milione di euro, contanti, materiali per il confezionamento, armi e munizioni. E’ una delle più rilevanti operazioni dell’anno, quella messa a segno dai carabinieri del comando provinciale di Fermo venerdì scorso, di cui stamattina sono stati rivelati i dettagli. A raccontare il lavoro svolto, “un’attività non casuale”, come ha sottolineato in apertura, il tenente colonnello Gianluigi Di Pilato, alla guida del Nucleo investigativo del comando provinciale dell’Arma. Al suo fianco il maggiore Roland Peluso, comandante della compagnia di Fermo e gli uomini della Guardia di Finanza, che hanno coadiuvato il blitz con le unità cinofile del Gruppo di Fermo. Il bilancio parla di 1,6 chilogrammi di cocaina purissima, in parte divisa in un centinaio di involucri termosaldati ed in gran parte in pietra, custodita in vasi di vetro riempiti di riso. C’erano anche 4,3 chili di hashish in panetti, 400 grammi di marijuana, sequestrati infine una pistola calibro 22 con 152 cartucce e munizioni per un’altra arma, una calibro 9, su cui sono in corso accertamenti. I carabinieri hanno prelevato anche 1.170 euro in contanti, alcune banconote moldave e materiali per il confezionamento e la pesatura della droga.

I militari venerdì sono entrati in azione, con una decina di uomini, a Porto Sant’Elpidio, in un’area già da tempo tenuta d’occhio. “Avevamo il fondato sospetto di attività illecite – spiega il comandante Di Pilato – Il continuo flusso di persone ci aveva insospettito. Siamo intervenuti all’interno del rimessaggio bloccando subito un uomo, già conosciuto per i suoi trascorsi giudiziari. E’ un campano di 49 anni, che deteneva nei suoi abiti 7 involucri termosaldati di cocaina. Con lui c’era una donna romena di 32 anni”. L’operazione ha consentito così di recuperare 3 panetti di hashish, altri 40 involucri di cocaina nascosti in parte in una roulotte e parte nel motore fuori bordo di una barca. In un capanno adibito ad ufficio, rinvenuto anche un sistema di videosorveglianza con telecamera ad infrarossi, adoperato con ogni probabilità per scongiurare controlli delle forze dell’ordine.

Ma il grosso doveva ancora essere trovato. La donna, nervosamente, sosteneva di trovarsi lì per caso, ma i carabinieri non le hanno creduto, convinti che fosse complice del 49enne e sua assidua frequentatrice. Non sbagliavano. E’ proprio in casa della romena, sempre a Porto Sant’Elpidio, il Nucleo investigativo ha centrato il bersaglio grosso. La 32enne si è rifiutata di rivelare dove si trovasse la sua abitazione, ma i militari, seguendola da tempo, sapevano dove andare. In casa c’era tutto il resto della merce, 1,6 chili di cocaina, 4,3 di hascisc, 400 grammi di marijuana.

“Oltre ad un centinaio di involucri già pronti allo spaccio, c’era un ingente quantitativo di cocaina purissima ancora da suddividere – prosegue Di Pilato – Merce destinata ad un mercato di grossisti e una parte, verosimilmente, per la vendita al dettaglio. Il denaro era invece custodito in una busta sottovuoto, abbiamo trovato anche una pistola con dei proiettili ed altre 46 cartucce di un’altra arma. La coppia è stata arrestata in flagranza di reato e ieri mattina sono stati convalidati gli arresti. Durante l’operazione ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione delle unità cinofile della guardia di finanza”. Il giudice ha disposto la permanenza in carcere dei due: l’uomo, da diversi anni residente a Porto Sant’Elpidio con la famiglia, è detenuto a Fermo, la 32enne a Pesaro.

Materiali e tecniche, quelli smascherati dall’Arma, che non lasciano dubbi sull’abilità criminosa degli spacciatori, che adoperavano strumenti particolarmente raffinati. Conservavano la cocaina in grossi barattoli di riso, per assorbirne l’umidità e riuscire a tagliarla in modo più efficace. Le dosi erano termosaldate a caldo senza utilizzare fiamme vive. Gli inquirenti sono convinti che una fitta rete di spacciatori della costa si approvvigionasse abitualmente dai due soggetti finiti in manette. Ora il lavoro dei militari si concentra per risalire all’origine degli stupefacenti.

 

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