di Giorgio Fedeli (foto e video Simone Corazza)
Uniti nel dolore. “Sono davvero emozionato per il gesto che l’Arma dei carabinieri ha voluto riservare alla polizia, alla questura di Fermo”. Con queste parole il questore Luciano Soricelli ha commentato il cordoglio che i carabinieri del comando provinciale di Fermo hanno manifestato ai poliziotti fermani questa mattina sfilando, a sirene spiegate, con otto loro equipaggi, nel cortile della questura dove le bandiere erano a mezz’asta in segno di lutto. Un corteo silenzioso, quello dell’Arma, guidato dal comandante del Norm, il tenente Serafino Dell’Avvocato, un gesto toccante, di vicinanza e di condoglianze per i due colleghi dei poliziotti fermani uccisi ieri da un criminale a Trieste.
Commozione e vicinanza che non hanno dunque confini territoriali quando si condivide una missione, quando quotidianamente si è in campo, in strada, per un obiettivo comune: la sicurezza della collettività. Una missione che, però, comporta altissimi rischi, finanche perdere la vita come accaduto ai poliziotti Rotta e Demenego. “Ho ringraziato i carabinieri, il colonnello Marinucci, per il gesto di grande solidarietà nei nostri confronti e questo dimostra una grande sinergia tra le forze dell’ordine, che emerge anche in questi drammatici momenti. Questo spirito unitario mi riempie di orgoglio” aggiunge il questore Soricelli che ha reso omaggio stringendo ed abbracciando, insieme al vicequestore vicario Ignazio Messina, i militari dell’Arma mentre i poliziotti, schierati all’ingresso della questura, ricambiavano il saluto dell’Arma.
La tragedia di Trieste è arrivata a poche ore di distanza dall’intervento in cui la polizia di Fermo è stata impegnata nel tentativo di bloccare un 38enne nigeriano che ha seminato il panico armato di una roncola (leggi l’articolo). Un intervento rischioso, complicato, in cui i poliziotti hanno messo a repentaglio le loro vite per bloccare quell’uomo. In quattro sono rimasti lievemente feriti. E fortunatamente l’epilogo fermano è stato ben diverso rispetto a quello di Trieste. “E’ stato un intervento molto rischioso – le parole del questure sui fatti di giovedì, a Fermo – anche in questo caso ho avuto modo di appurare una grande sinergia con le altre forze dell’ordine, un’attività complessa ma andata a buon fine (con il 38enne bloccato, disarmato e arrestato). E per fortuna nessuno ha riportato gravi conseguenze. Certo, mettere a repentaglio la vita per la sicurezza della collettività, esporci a dei rischi, rientra nei nostri compiti. I poliziotti sono stati prudenti ma al contempo decisi (leggi l’articolo). E ciò, con il valore aggiunto della sinergia tra forze dell’ordine, è sicuramente un bene, un valore aggiunto per la collettività”. Silenzi, abbracci, strette di mano, sguardi che si incrociano, divise a cui non servono troppe parole e troppo tempo per condividere il dolore e i rischi della quotidianità. Pochi minuti, poi tutti di nuovo al lavoro per la sicurezza. Tanto basta per essere uniti nel dolore, insieme nella quotidianità.
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