“Senza fine: gli avvocati si astengono per denunciare il rischio dell’ergastolo processuale derivante dalla riforma sulla prescrizione dei reati”. Inizia così la nota ufficiale dell’Unione Camere Penali Italiane che ha proclamato cinque giorni di astensione dalle udienze. Ragioni che vengono sposate in pieno anche dalla Camera Penale di Fermo con il segretario Marco Tomassini che annuncia l’adesione alle cinque giornate di astensione.
La Camera Penale di Fermo esporrà le ragioni dell’astensione giovedì 24 ottobre nell’aula 1 del Tribunale di Fermo ed invita tutti ad un confronto costruttivo e chiarificatore, in difesa dei diritti garantiti dalla nostra Carta costituzionale.
“Il 1° gennaio 2020 – si legge nella nota ufficiale dell’Unione Camere Penali Italiane – entreranno in vigore le norme della L. n. 3/2019, c.d. “spazza-corrotti”, che prevedono una radicale riforma della prescrizione e cioè di quell’istituto giuridico secondo il quale, decorso un determinato periodo di tempo, viene meno la pretesa punitiva dello Stato nei confronti dei reati commessi. Contrariamente ai proclami politici, però, che la descrivono come la soluzione all’impunità, la riforma porta con sé il dramma di un processo penale potenzialmente infinito, che lede tanto i diritti degli imputati, quanto quelli delle parti offese, al contempo aggravando il carico, già pesantemente arretrato, dei Tribunali italiani. Per tale ragione, l’Unione della Camere Penali Italiane ha proclamato 5 giorni di astensione dalle udienze, dal 21 al 25 ottobre, cui ha aderito tutta l’avvocatura, per sensibilizzare i cittadini sulle conseguenze dell’imminente entrata in vigore della riforma”.
Unione Camere Penali che aggiunge: “L’abolizione di fatto della prescrizione, perché di questo si tratta, dopo la sentenza di primo grado, comporterà infatti inevitabilmente una durata indefinita dei processi, in quanto senza lo stimolo della decorrenza dei termini di prescrizione, non vi sarà più alcun motivo perché si giunga in tempi brevi, in tempi ragionevoli, ad una sentenza definitiva, sia essa di condanna o di assoluzione. Ciò che ci attende è, dunque, un “ergastolo processuale”, che avrà riflessi negativi, non solo nei confronti degli imputati, presunti innocenti sino alla pronuncia di una sentenza definitiva di condanna, ma anche nei confronti delle stesse vittime del reato, che vedranno inesorabilmente allungarsi i tempi del definitivo riconoscimento delle loro richieste risarcitorie. E allora il processo diverrà già di per sé pena: e ciò è inaccettabile. Le conseguenze nefaste della riforma sono talmente evidenti che compatta è stata la critica che si è sollevata avverso la medesima, non solo da parte della degli Avvocati e della Comunità accademica, che ne hanno denunciato l’incostituzionalità sotto il profilo della presunzione di innocenza e, soprattutto, della ragionevole durata del processo, ma anche da parte della stessa Magistratura: infatti, gli effetti negativi della prescrizione, che la riforma vorrebbe disinnescare, verrebbero naturalmente meno con la celebrazione di processi in tempi ragionevoli, per avere i quali, invece di approntare riforme propagandistiche che affermano di fatto il principio incostituzionale secondo il quale il cittadino – imputato o persona offesa che sia – possa restare in balia della giustizia penale per un tempo indefinito, occorrerebbe dotare il comparto giustizia di risorse adeguate al perseguimento di tale obiettivo. Il Legislatore, tuttavia, resta sordo alle critiche sollevate e intende procedere senza ripensamenti con una riforma annunciata come voluta dai cittadini, ma che sarà contro i cittadini medesimi. Le Camere penali denunciano dunque con forza l’inganno che tende a far passare la riforma sulla prescrizione come la cura ai mali della giustizia penale, affetta da lentezza cronica: i dati statici smentiscono infatti la diffusa tendenza a ricollegare la prescrizione agli atteggiamenti dilatori delle difese, in quanto, se un reato su due si prescrive già nella fase delle indagini preliminari, quando le difese non sono state ancora chiamate in causa, ciò significa che la lentezza dei procedimenti penali è connessa alle carenze, di risorse e di personale, degli uffici giudiziari”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati