di Giuseppe Di Stefano
In Le Mans ’66, il regista James Mangold racconta la storia del tentativo della Ford Motor Company di superare il dominio della Ferrari durante la leggendaria corsa 24 Ore di Le Mans. Nonostante ci siano alcuni “difetti storici” abbastanza evidenti, la sceneggiatura di Jez Butterworth, John-Henry Butterworth e Jason Keller, è riuscita a tenerci nervosi e col fiato sospeso fino all’ultimo secondo, sia che fossimo amanti delle case automobilistiche, sia che non lo fossimo.
Al centro della pellicola c’è l’amicizia tra il leggendario ex pilota Carroll Shelby (Matt Damon) e il turbolento Brit Ken Miles (Christian Bale), un prodigio al volante e sotto il cofano. Dopo che la Ford aveva tentato, senza successo, di acquistare la Ferrari, Henry Ford II (Tracy Letts) promise di costruire le sue auto da corsa e schiacciare il compiaciuto Enzo Ferrari (Remo Girone) nella gara di endurance di 24 ore a Le Mans. A tal proposito, il dirigente della Ford Lee Iacocca (Jon Bernthal) decide di rivolgersi a Shelby, il quale, a sua volta, si rivolge a Miles.
Con la splendida fotografia di Phedon Papamichael, una colonna sonora di Marco Beltrami e un gran team di sound design, ci ritroviamo totalmente immersi nel mondo delle auto da corsa e nelle menti delle persone abbastanza pazze da mettercisi al volante. Una parte dei piaceri di questo film ci arriva semplicemente guardando il figlio di Miles (Noah Jupe) che osserva suo padre correre. Sua moglie, interpretata da Caitriona Balfe, non ha molto spazio, ma è probabilmente uno dei rari casi di coniuge che, in un film del genere, non scoraggia il marito dal fare la cosa che più ama fare.
Condividendo lo schermo per la prima volta, Matt Damon e Christian Bale comprendono e valorizzano la loro empatia, che trascina tutto il film. Nonostante il cast sia di prim’ordine, però, Bale spicca tra tutti con una performance davvero eccellente: dopo aver preso peso per interpretare Dick Cheney (in Vice – L’uomo nell’ombra), qui cambia di nuovo forma e ce lo ritroviamo ad interpretare un uomo di famiglia che conosce le auto ed ama correrci. Questa è solo l’ennesima conferma della poliedricità di questo attore che, per tutta la durata di Le Mans ’66, non c’è un solo istante in cui non ci lasci pienamente convinti che lui sia davvero quel ragazzo al volante.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati