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Fabrizio Emiliani, una vita
da avvocato senza arrendersi mai
(Le Foto)

FERMO - Festeggiati i 60 anni di professione. Donata la targa "Toga di Platino". Il racconto di un mondo cambiato tantissimo e la sua esortazione ai giovani: "Esercitate l'avvocatura con il cuore e ricordate che erano legali i più grandi personaggi che hanno fatto progredire il mondo!"

Emiliani mostra la scheda della sua iscrizione al Coa di Fermo nel febbraio 1958, ritrovata dai colleghi, incorniciata e regalata per l’occasione.

 

di Paolo Bartolomei (foto Simone Corazza)

La “memoria” per un avvocato è l’atto scritto che si deposita durante un processo, in questo caso la memoria di Fabrizio Emiliani è proprio il racconto della sua professione, una narrazione intrisa di esperienza di vita, ma anche di momenti divertenti.

Una gradita sorpresa per tutti, per il diretto interessato e anche per l’uditorio dei tanti legali che si sono presentati presso l’auditorium comunale “San Filippo” ad uno dei tanti corsi di aggiornamento obbligatori, intitolato proprio “La memoria di un avvocato“.

L’Ordine degli avvocati di Fermo e la Camera Penale di Fermo “Gianfilippo Benedetti” (rappresentati rispettivamente dai presidenti Stefano Chiodini e Andrea Albanesi) hanno festeggiato i sessanta anni di professione di Fabrizio Emiliani, il più anziano iscritto del Coa di Fermo e uno dei decani dell’avvocatura regionale. Presente anche Francesca Palma, in rappresentanza dell’Organismo Congressuale Forense delle Marche.

Ad Emiliani è stata donata la targa “Toga di Platino”, circondato da tutti i quasi cinquanta colleghi che sono transitati in tanti anni nel suo studio come praticanti e dai suoi familiari, figli, moglie e nipoti.
Un maestro di vita lo ha definito Chiodini, particolarmente commosso perché suo padre, il compianto avvocato Sandro, e Fabrizio erano quasi fratelli.Un professionista da portare come esempio ha fatto eco Francesca Palma, mentre Andrea Albanesi ha citato il grande Calamandrei: Emiliani fa l’avvocato con il cuore“.

La targa “Toga di Platino”

 

Poi ha preso la parola il diretto interessato e il suo racconto è uno spaccato di come si viveva la professione forense negli anni sessanta, le immagini scorrono come fotogrammi di un film in bianco e nero che descrivono un mondo di cinquanta anni fa anche se sembrano passati secoli rispetto ad oggi.

Nel 1958 all’esame di abilitazione professionale ad Ancona i candidati erano una quindicina (oggi ad ogni sessione sono un migliaio); di Fermo c’erano solo Fabrizio Emiliani e Giuseppe Castellani (quest’ultimo scomparso molti anni fa dopo aver insegnato a lungo e anche collaborato con molti quotidiani come pubblicista).

Il tribunale a Fermo era un ambiente familiare – lo descrive così Emiliani – gli iscritti al Coa fermano erano una cinquantina (oggi siamo ad oltre 700 ndr), c’erano solo tre donne, erano Mirella Del Bello, Andreina Colarizi e Iolanda Spaccesi Valentini (oggi sono oltre trecento ndr); i giudici erano solo uomini (le donne sono potute entrare in magistratura solo dopo il 1963); al termine delle udienze tutti gli avvocati si ritrovavano in Piazza del Popolo nel Bar Alimento a giocare o a prendere un aperitivo, era un rito immancabile” ricorda  Emiliani, mentre oggi si corre via di fretta perché il tempo sembra non bastare mai.

Ho fatto l’avvocato penalista fino al 1989, poi quando con la riforma il processo penale è diventato accusatorio ho lasciato il settore e mi sono dedicato solo al civile. La carriera di un avvocato è costellata da momenti belli ma anche tristi, eventi che feriscono, e che non sai come spiegare ad un cliente, nonostante ciò non bisogna mai mollare. Io ho un carattere battagliero, ma sono anche un po’ burlone, perché non bisogna essere troppo seri. Una volta – ricorda Fabrizio Emiliani – quando ero presidente dell’Ordine degli avvocati (lo è stato dal 1980 al 1991 e in quel periodo è stato anche sindaco di Fermo due volte ndr.) misi per protesta un lucchetto all’aula delle udienze perché nel Tribunale di Fermo, tra trasferimenti e altri motivi, c’erano rimasti solo due giudici e c’era una grave fase di stallo, il presidente del tribunale Antonio Rossi mi voleva denunciare e mi convinse a lasciar perdere. L’anno dopo, per lo stesso motivo, mi presentai all’inaugurazione dell’anno giudiziario ad Ancona ed esposi due striscioni di protesta, la polizia me li sequestrò e mi volevano arrestare, fui salvato dal giudice Jacovacci che mi conosceva bene essendo pretore a Fermo“.

Poi Emiliani non manca di raccontare anche i periodi più duri: “Quando negli anni ’80 oltre che avvocato ero anche sindaco di Fermo, e qui mi rivolgo al giovane collega Paolo Calcinaro che vedo in prima fila (ma lo dice sorridendo), dovetti subire processi penali per presunti illeciti urbanistici, furono anni neri e angoscianti, non vi dico l’imbarazzo di presentarmi davanti agli stessi giudici, e accanto ai colleghi, non come avvocato ma come imputato. Poi per fortuna fui difeso dal caro amico avv. Francesco De Minicis e per me ci fu in tutti i casi l’assoluzione con formula piena. Io però come vi ho detto sono anche un po’ burlone e poco tempo dopo ad una festa da ballo incontrai la stessa giudice che mi aveva messo sotto inchiesta, la invitai a ballare, e non vi dico la sua reazione!“.

Emiliani poi ci tiene a ricordare il collega Daniele Silenzi, morto anni fa per uno sfortunato incidente dentro il tribunale di Fermo: “è un caduto sul lavoro, credo che meriterebbe una targa in sua memoria dentro il palazzo di giustizia“.

Il decano dei legali marchigiani conclude esortando l’uditorio, che a questo punto pende dalle sue labbra: Siate avvocati per la lotta per la giustizia, impegnatevi nel sociale e in politica, non vi arrendete mai e ricordate che erano avvocati i più grandi personaggi che hanno fatto progredire il mondo: Gandhi, Robespierre, Danton, Lincoln, Parri, Calamandrei.

Il pomeriggio si chiude tra applausi scroscianti e strette di mano.

Francesca Palma, Fabrizio Emiliani, Stefano Chiodini e Andrea Albanesi

 

In prima fila anche il Presidente del Tribunale di Fermo, Bruno Castagnoli

 

In prima fila a destra il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro

 


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