di Andrea Braconi
“Vogliamo subito un tavolo di confronto sulle questioni del mondo del lavoro e della legalità, ben presenti sul territorio fermano”. La protesta di circa 100 operai della Ambruosi & Viscardi, dopo le manifestazioni delle scorse settimane davanti ai cancelli della stessa azienda, si è spostata sotto al Palazzo della Prefettura. A presidiare l’area decine di uomini della Questura, i suoi vertici e alcuni ufficiali dell’Arma, con in testa il vicequestore vicario Ignazio Messina, il tenente colonnello dell’Arma, Gianluigi Di Pilato, il funzionario della polizia Filippo Stragapede e il tenente Serafino Dell’Avvocato. Un’iniziativa voluta dal sindacato SiCobas, che a più riprese ha ripercorso le vicende che hanno spinto i lavoratori ad un’azione così forte.
E così, nonostante la conferma dell’affidamento di una parte della produzione di prima gamma della Ambruosi & Viscardi ad una società milanese e la conseguente assunzione di circa 120 persone, la voce degli operai si è sollevata per rivendicare, in linea generale, diritti sanciti dalla Costituzione italiana. “Il lavoro e un salario sufficiente sono fondamentali per fare una vita libera e dignitosa” hanno gridato a pochi metri dal portone d’ingresso del palazzo del Governo.
Deciso anche l’invito alle istituzioni del territorio e all’esecutivo nazionale ad affrontare una situazione che, come è stato sottolineato, non riguarderebbe soltanto l’azienda elpidiense ma altre realtà. Intorno alle 12, con il presidio in strada, una delegazione composta da tre persone, è stata ricevuta dal prefetto Vincenza Filippi.
Nel pomeriggio, invece, con concentramento previsto dalle ore 14, un corteo partirà da Largo Valentini per poi snodarsi lungo Corso Cavour, Largo Fogliani, Viale XX Settembre, Via Trevisani, Via Roma e l’arrivo in Piazza Dante.
Tra le prime adesioni Si Cobas nazionale, Centri sociali delle Marche, Partito Comunista Italiano, Rifondazione Comunista Marche, PCL Marche, Casa del Popolo Fermo, Sinistra Anticapitalista Marche, Potere al Popolo Marche, Csa Officina Trenino 211 e Comitato antirazzista 5 luglio, che in una nota hanno evidenziato come questa manifestazione si connoti come “una ulteriore tappa nel percorso volto restituire a tutti, senza distinzioni di nazionalità o appartenenza sindacale, il diritto ad una esistenza e ad un lavoro dignitosi”.
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