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“Fare giustizia sull’emarginazione dei poveri”,
don Franco Monterubbianesi scrive
all’arcivescovo Pennacchio e chiama gli enti locali

FERMO - Il fondatore della Comunità di Capodarco: "Vengo per coinvolgere i nostri enti locali, per attivare le progettualità di vari comuni Coinvolgendo le Ong già disposte dalla mia sensibilizzazione a questo progetto africano. Di tutto questo voglio parlare al vescovo, anche se in maniera ancora di primo approccio"

Don Franco Monterubbianesi

“Cari Amici delle Marche, (oggi) sarò a Fermo, cercando di incontrare il vescovo Rocco, cui ho mandato una lettera. Ha in questi giorni perso la mamma, e preghiamo che dall’alto lo assista nel suo compito pastorale di rinnovare la nostra diocesi.

Ma ora ha anche un compito affidatogli dalla Chiesa, importantissimo, che con l’aiuto di Dio può essere anche il grande compito per noi, di aiutarlo a vedere le cose in un senso molto ampio, dell’aiuto al Sud del Mondo, con il nostro progetto di condivisione dei più poveri e fragili con i disabili e l’aiuto a loro dei giovani”. Sono le prime righe della missiva con cui don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco, rinnova l’invito, rivolto a tutta la comunità fermana, e non solo, ad aiutare i bisognosi partendo dalla valorizzazione dei giovani e dall’attenzione all’ambiente. 

“Aiutare il Sud del mondo in questa maniera sarebbe straordinario. E ciò sta nascendo proprio in Camerun, dove noi siamo ancora presenti con Casa Franco per i bambini africani, vicino alla capitale, con la Cica, la nostra Comunità Internazionale di Capodarco, che in Africa è stata riconosciuta realtà camerunese, nonché il progetto della Fondazione Betlemme, che il missionario del Pime Danilo Fenaroli, bergamasco, partendo anni fa dopo l’esperienza con noi a Roma, disse e lo ha mantenuto, di andare in Africa per promuovere la vita dei disabili africani

Su  questa realtà ideale il 3 gennaio con molti protagonisti africani e Danilo, nostro rappresentante, è stata messa la prima pietra di una struttura di formazione politica sociale, per collegare i giovani del nord e del sud perché siano loro i protagonisti del cambiamento politico complesso che oggi significa salvare l’Africa da tutta la rivoluzione ecologica, e salvando l’Africa salvare l’Europa.

E’ quella dimensione che oggi si presuppone, e a San Benedetto, dal 4 al 17 febbraio ci sarà un convegno, per affrontare con la ‘Laudato sìì’ il problema ecologico, diventato emergente. Ma noi dobbiamo dire, con la Evangelii Gaudium del 2013, che per affrontare queste tematiche la prima idea è quella di fare giustizia nei riguardi della emarginazione dei poveri. Su questo piano farò valutare al nostro Vescovo il valore del progetto che stiamo imbastendo, nelle tre diocesi Fermo, San Benedetto ed Ascoli, con il protagonismo delle famiglie e dei giovani, nelle tre regioni con cui la Cei ci sta aiutando, affrontando il “dopo di noi” come cambiamento della pastorale e realizzazione di una cultura di speranza vera per i giovani, che su tale tema possono essere veramente protagonisti insieme alle famiglie.

So che alcuni operatori della pastorale del lavoro di Fermo-San Benedetto parteciperanno a tale convegno, e potranno sensibilizzare sul valore concreto che il nostro progetto potrebbe avere.

Vengo per coinvolgere i nostri enti locali che lo partecipano, per attivare le progettualità dei vari comuni, da Amandola, Servigliano, Montegiorgio, sino a Fermo. Coinvolgendo le Ong già disposte dalla mia sensibilizzazione a questo progetto africano. L’ufficio missionario diocesano, molto sensibile ai problemi dell’Etiopia ne potrà essere coinvolto, e di tutto questo voglio parlare al vescovo, anche se in maniera ancora di primo approccio”.

 

LA LETTERA DI DON FRANCO ALL’ARCIVESCOVO PENNACCHIO

Ho letto su Avvenire la nomina che ti hanno fatto come presidente del Comitato per gli interventi caritativi a favore dei paesi del Terzo Mondo. L’ho letto con grande esultanza!

Ci ho visto un segno anche per me, perché possiamo collaborare alla grande per la tua missione con quello che stavo mettendo in piedi, anche con il tuo aiuto, nelle nostre diocesi. Te ne parlerò più precisamente quando penso di venire nelle Marche a Fermo, ai primi di Febbraio.

Senza presunzione credo che proprio sia stato il Signore a metterci insieme per la progettualità che potremo imbastire, anche nel meglio di ciò che stavo tessendo e sto tessendo per i giovani africani. Quando ti dicevo del Cameroun tu mi additavi don Lambert, che sta a Montegranaro. E proprio in Cameroun il 3 gennaio è stata messa la prima pietra di un scuola di formazione politica sociale, dove far unire, nella memoria di padre Eugenio Melandri, saveriano, i giovani del sud e del nord per progettare insieme un vero sviluppo a livello mondiale, secondo l’agenda 2030 che li faccia protagonisti insieme. Salvare l’Africa e salvare l’Europa. E la salvezza viene dai giovani, da coinvolgere nella speranza, ancora possibile avere, come avete detto alla CEI.

La tessitura da fare anche nelle Mache per il coinvolgimento di forze vive che possono condividere il nostro slancio l’ho già abbastanza realizzata, a San Benedetto, ad Ascoli. Te ne parlerò quando verrò. Intanto però preghiamo perché questi intenti siano benedetti da Signore per risvegliare nei giovani l’interesse ad operare dal locale al globale, e dal globale al locale, sempre sui valori di accoglienza e condivisione.

L’Africa ha bisogno di noi, ma noi soprattutto dell’Africa per cambiare il nostro individualismo. Noi come Cesc-Project, organizzazione Capodarchiana di Roma, ogni anno mandiamo nel Sud a fare servizio civile circa 150 giovani, ed essi sono preziosi quando ritornano se poi nel locale abbiamo progetti da far condividere con noi sui nostri bisogni italiani.

Così per esempio su due giovani di amandola, che stanno tornando dal Mozambico possiamo puntare per animare il coinvolgimento con altri giovani, al servizio del nostro progetto. Che lo spirito della Sinodalità ci dia la gioia del Vangelo, così come vi siete detti nella vostra riunione a Santa Agnese, il 21 gennaio sono stato al mio collegio Capranica e ci ho trovato dei nostri giovani fermani, preti, che come capranicense anziano (ne ho parlato anche la Rettore) possono animare e condividere la nostra progettualità di apertura al Terzo Mondo, tra Fermo, Porto San Giorgio, Parto Sant’Elpidio, Civitanova…

Ho sempre detto: il Terzo Mondo è profeta davanti a noi. Mi proclamo umilmente sempre a servizio della Nostra Diocesi.

 

Saluti da don Franco Monterubbianesi
Fondatore Comunità di Capodarco


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