Tre stalle e un fienile distrutti dal vento
L’allevatore Di Mulo: “Un disastro,
non posso far morire le mie pecore”

AMANDOLA - L'imprenditore agricolo sta cercando qualcuno che possa ospitare le sue pecore: "Ma tra chi utilizza le strutture come deposito del fieno o come riparo per i propri animali non so proprio cosa fare"

di Andrea Braconi

Un autentico disastro: stavolta per l’imprenditore agricolo Massimo Di Mulo è impossibile fare la conta dei danni. Il fortissimo vento che per tutta la notte ha battuto anche l’area interna ha scoperchiato tutte e tre le stalle, oltre al fienile dell’azienda di Amandola.

L’amara, anzi, amarissima sorpresa alle 5.30 del mattino, con la stalla già danneggiata la scorsa settimana che, ancora una volta, portava i segni del maltempo: nessun telo a coprire le pecore di razza lacaune, all’interno di una delle strutture fornite dalla Regione allo stesso Di Mulo a seguito dei danni subiti con il terremoto del 2016.

Poi alle 6.15 il vento ha colpito ancora, aprendo letteralmente una seconda stalla. “Le pecore sono ancora lì – racconta con la voce rotta – ma parecchie sono rimaste senza mangiare perché rischiavo di farmi male. Un telo è volato via proprio mentre ero lì, volava di tutto, anche i cancelli, così ho detto a mia moglie e all’operaio di andare subito via”.

Verso le 7.30 è toccato alla stalla con le pecore più giovani. “Ho visto il telo che circa a 3 metri di altezza si è aperto” sottolinea.

Di Mulo ha provato a contattare i responsabili della Regione e al momento resta in attesa. Mentre il vento continua a soffiare con molta intensità. “Qualcosa però devo inventarmi. Sto anche cercando qualcuno che possa ospitare le mie pecore, ma tra chi utilizza le strutture come deposito del fieno o come riparo per i propri animali non so proprio cosa fare. Di sicuro non posso farle morire”.

Quel che resta delle struttura, intanto, continua a tremare. “È pericolosissimo avvicinarsi, se parte un tirante si rischia di morire – conclude -. E vedere questa scena fa solo venire da piangere”.

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