Lettere al Direttore
Don Franco: “Dobbiamo
essere uniti e veri nell’idealità”

LETTERE - Il fondatore della Comunità di Capodarco: "Dobbiamo infondere speranza, perché noi di Capodarco abbiamo sempre creduto nella forza della Resurrezione per i poveri"

*di don Franco Monterubbianesi

Riceviamo e pubblichiamo:

“Cari Amici tutti, cari Comunitari, scrivo a tutti voi, coinvolti in tante maniere diverse di soci, dipendenti, famiglie, amici, sino alla grande amicizia che è il sentimento più puro che ci unisce e ci deve unire tutti.

Anzitutto per uscire insieme dalla situazione limite che stiamo tutti vivendo, sia singoli, sia quelli tra voi coinvolti nella Comunità Capodarco di Roma. Penso che sappiate tutti che adesso con il Tribunale abbiamo la possibilità di gestire la grave situazione economica, impegnati tutti a risarcire il debito. La fatica di Augusto e di tanti, rispetto all’ipotesi del fallimento che era possibile, ha avuto il suo esito positivo. Ora occorre mettercela tutta, e tutti uniti.

Uniti, ed è qui la riflessione per tutti voi, anche nella idealità di Capodarco, del suo valore intramontabile, di lottare per l’emancipazione vera dei suoi accolti, nonostante i nostri limiti, che deve essere anche il valore che faremo valere nella procedura. Facendo però sì che il nostro ideale sia sempre all’altezza di dare la vera emancipazione alle persone, superando il limite che oggi è pervasivo del rischio dell’assistenzialismo.

Ed è per questo che dobbiamo essere uniti e veri nella idealità.

La società ci potrà venire incontro nella lotta economica, se per il bene di essa, non solo difendiamo il nostro valore con le unghie, ma lo rilanciamo alla grande per il bisogno della società giunga all’estremo di crisi di valore con il rifiuto, lo scarto che ha fatto all’interno dei poveri, ma di tutti i poveri sino al rifiuto dei popoli, in una natura anche essa sfruttata e rifiutata.

Per questo la nostra idealità di oggi deve ritornare, come nel passato abbiamo vissuto alla grande, alla mondialità.

D’altronde, siamo rimasti con i giovani in Africa (anche casa Franco con i minori) e in America Latina, dove da sempre i nostri giovani vanno in Ecuador, Brasile, etc. Il nostro Cesc Project è la nostra resistenza in questi due continenti.  Per cui, pur frammentati, abbiamo resistito nelle varie realtà capodarchiane sparse in Italia, e nel 50esimo della Comunità si è detto di loro che hanno fatto vivere l’utopia nella storia.

Io ho cercato di mantenere i contatti ideali, e ho sempre parlato loro del movimento ideale di Capodarco. Sono stato vicino alla sofferenza di chi ha pagato di più il malessere dei poteri deleteri del personalismo tra noi. E sono qui a chiedere perdono al Signore per come responsabilmente ci siamo divisi, ed incapaci di riunirci. Il male poi della situazione della Comunità di Roma è stato terribile. Da parte mia ho sempre creduto che la situazione si sarebbe risolta nella Misericordia e nella vicinanza di Dio, sfidando i pessimisti e soprattutto resistendo nel proporre l’idealità anche come soluzione. Per cui ho creduto nell’aiuto della Chiesa, cominciando con Papa Francesco, sino alla svolta che abbiamo vissuta con il presidente della Cei a gennaio 2019, quando lui disse per aiutare Roma possiamo condividere un progetto ed io ho parlato di condividere in tre regioni il problema del dopo di noi. E su tale problema, a cominciare da Roma, può diventare una grande forza di riscatto e di rinascita per tutta la Comunità di Capodarco, mano a mano che si riprenderà il dialogo.

Così con le due fondazioni di Comunità intitolata la prima a Marisa Galli, la nostra fondatrice che offre un modello assoluto di dedizione alle famiglie e a quegli operatori che sanno collaborare, e la mia fondazione, sempre di Comunità ‘don Franco e i giovani’, da mettere in piedi entrambi urgentemente e concretamente, sono il risultato di questa situazione drammatica, vissuta anche come speranza grande per uscirne. E può essere l’impegno nel realizzarla con noi di ciascuno di voi che vorrete partecipare.

La fondazione Marisa Galli agirà a via Lungro, coinvolgendo il Comitato di Lotta di tutti i genitori, che in Capodarco ripongono la speranza di attuare veramente la legge 112/2016 . Via Lungro  deve esser il polo di tutto un coordinamento delle realtà romane, delle famiglie, su tale fronte.

Mentre la fondazione Don Franco e i giovani deve sviluppare la propria azione coi giovani, a partire da ciò che abbiamo alla Mistica, soprattutto col discorso dell’agricoltura sociale, che deve essere la grande idea per un nuovo rapporto, dentro Roma, tra città e campagna, per le periferie così distrutte nei servizi sociali.

La Mistica, in solidarietà con Tor Bella Monaca, e l’università di Tor Vergata, con tutte le energie già attivate e disponibili su tutti i vari fronti, anche riaprire con le istituzioni locali in un vero percorso di co-progettazione, più rispettoso della autonomia. Il grande progetto è creare una vera comunità educante al servizio delle nuove generazioni, per affrontare tutti insieme i problemi emergenti nel territorio.

A partire dal rapporto stretto che si ha con Grottaferrata, con la cooperativa Agricoltura Capodarco, che è la grande protagonista della Mistica. E’ il futuro del dopo di noi, sia ai Castelli Romani che a Roma. Per questo vi voglio comunicare che il Mercoledì delle Ceneri c’è stato un grande avvenimento, perché il Vescovo Giampiero Palmieri, che rappresenterà per noi la vicinanza e il coinvolgimento concreto della Chiesa, è venuto a prendere il coraggio di ciò che facciamo qui a Grottaferrata per iniziare prima il cammino con noi, partendo dai giovani alla Mistica, e poi si vedrà il cammino con le famiglie a via Lungro. C’era con me Ilaria Signoriello, che ha presentato loro il valore, anche qui a Grottaferrata, dell’Agricoltura con il Viva-io dei giovani in difficoltà psichiatrica.

CI siamo proposto di fare il più presto possibile un ufficio di relazione e coordinamento alla Mistica stessa, che servirà per riunire tutte le forze vive che insistono a Roma est.

Ci stiamo proponendo di fare il lancio del progetto, in una parrocchia di Roma per la Pasqua che verrà. Pensiamo il 22 marzo, dove la liturgia della Domenica dice: “svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo ti illuminera”. Stiamo contattando la parrocchia del Santissimo Sacramento, dove si sono avventurati per il “dopo di noi”, l’Associazione Il Ponte, forte nel territorio, che ha la sede lì vicino. E ci sono già un bel gruppo di giovani impegnati.

Dobbiamo infondere speranza, perché noi di Capodarco abbiamo sempre creduto nella forza della Resurrezione per i poveri. Il vescovo Giampiero camminerà con noi in tale spirito.

La preghiera, la fiducia in Dio, la Fede, è quello che manca a tanti di noi. Ma l’impegno sociale può esser di tutti. Così chiudo con il pensiero che proprio in questi giorni ci ha lasciato per il cielo il grande amico Luigi Caponi, dopo anni difficili, ma è stato per noi il grande protettore presidente dell’associazione Noi e Capodarco, di amici rimasti sempre fedeli al nostro lavoro.

Nella sua protezione del Cielo, giunto alla maturità della sua offerta di vita, tutti voi cari Amici a cui scrivo, aiutateci con questa progettualità per riviverla come rinascita tutti insieme con slancio. Coraggio.

Don Franco

PS: sulla Fede da ritrovare per chi  è in ricerca, vi farò avere notizia di un accadimento che si terrà a Roma il 14 marzo, ma del significato ve ne parlerò se la cosa avrà concretizzazione”.

*fondatore Comunità di Capodarco


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