di Andrea Braconi
Presentazione via Zoom per l’Aipas Marche, associazione interprofessionale che vede insieme ben Ambiti Sociali regionali (manca quello di Novafeltria, passato con la Romagna) e la collaborazione delle 4 Università marchigiane. “Questa realtà nasce come supporto agli operatori sociali e a tutti i territori” ha rimarcato in apertura Alessandro Ranieri, coordinatore dell’Ambito 19 di Fermo, che durante l’incontro ha mostrato anche un video per raccontare il senso dell’associazione e la piattaforma connessa.
Soci fondatori sono stati proprio i coordinatori di Ambito, come Franco Pesaresi dell’Ambito Sociale 9 di Jesi. “Noi abbiamo aperto la strada e vogliamo dare un contributo per lo sviluppo di politiche sociali, oltre che curare con attenzione la nostra preparazione ed il nostro aggiornamento – ha spiegato -. Il terzo motivo è quello di contribuire a migliorare il benessere della nostra comunità”.
Una realtà, hanno voluto sottolineare i promotori, completamente aperta ad operatori pubblici, privati, del volontariato, amministrativi o professionisti come psicologi, assistenti sociali ed educatori. “Crediamo nell’integrazione delle varie competenze e dei ruoli. In questi tempi difficili ci siamo anche noi, che lavoriamo per il contrasto alla povertà. Pensiamo alla distribuzione dei buoni alimentari, al consegnare alle persone in isolamento farmaci e spesa. Siamo dentro la situazione che la nostra società sta vivendo e stiamo facendo del nostro meglio”.
L’obiettivo è quello di proporsi come referente tecnico del mondo del sociale, senza però sostituirsi a nessun passaggio della governance delle politiche marchigiane, come ha precisato Valerio Valeriani, coordinatore di tre Ambiti montani del Maceratese. “Ci sporchiamo le mani operando in questo mondo e anche presentando progetti. L’obiettivo è quello di creare una comunità di saperi tra le varie persone che si occupano del welfare marchigiano: sono tante e con tante competenze, che spesso però valorizziamo poco”.
Dare voce, quindi, agli operatori competenti dei territori. “Nel fare questo vogliamo mettere in trasparenza e validare quello che stiamo facendo, altrimenti il rischio è di essere sempre autoreferenziali”.
Un passaggio, questo, che verrà fatto attraverso diversi strumenti. “Una piattaforma per condividere quello che facciamo, avere un luogo di informazione, di scambio di prassi e formazione continua. Poi la costruzione di una rivista scientifica con una cadenza semestrale, con un comitato scientifico composto da accademici delle 4 università marchigiane con cui abbiamo fatto una convenzione: si tratta di esperti del terzo settore, dell’area sanitaria e del mondo delle professioni. Approfondiremo temi proposti periodicamente, anche a livello di newsletter. Il terzo strumento sarà un rapporto annuale, sempre gestito dal comitato scientifico, per analizzare ogni anno un tema specifico e riprenderlo dopo 4-5 anni. Un ulteriore strumento sarà un premio di laurea, che vuole coinvolgere i laureandi marchigiani ad approfondire il tema annuale, con le migliori tesi che verranno inserite nel rapporto annuale”.
Ad illustrare in contenuti del sito Silvia Sorana, che ha evidenziato le varie sezioni: quella per l’iscrizione e quella per la rivista, lo spazio per gli indicatori dei territori, la sezione ricerca e formazione, gli strumenti di lavoro (dove figura già un approfondimento sull’emergenza Covid) e l’immancabile agenda degli appuntamenti. “Abbiamo anche una pagina Facebook e un canale YouTube” ha aggiunto.
Il progetto Aipas Marche ha visto la propria genesi nel settembre scorso, ma l’emergenza in corso ha di fatto accelerato la sua costituzione in associazione, come ribadito da Pesaresi. “Questo periodo ovviamente ha reso sempre più indispensabile dotarsi di strumenti simili”.
“Abbiamo concluso un monitoraggio regionale su tutti i servizi residenziali e semiresidenziali che abbiamo attivi – ha concluso Ranieri -. Diversi servizi erano stati sospesi, ma l’attività di interazione attraverso video, chat e collaborazioni online è stata incredibile, proprio per rimanere al fianco dei nuclei familiari e delle situazioni di fragilità. Inoltre, l’attività si è duplicata anche perché stiamo cercando di creare collegamenti verso la fase 2 di ritorno al domicilio e alle strutture. Lo facciamo creando dispositivi e formando gli operatori”.
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