Il coordinatore di Articolo Uno della Provincia di Fermo, Alessandro Del Monte, fa il punto sul caso scoppiato dopo la messa in onda del servizio su Rete 4 che ha visto al centro le problematiche di Lido Tre Archi. “E’ di qualche giorno fa la cruda rappresentazione che il programma televisivo di Mario Giordano Fuori dal Coro ha restituito della Città di Fermo – scrive Del Monte – Reportage che probabilmente anche a causa della tragedia di dimensioni planetarie che stiamo vivendo è rimasto sino ad ora alquanto sottaciuto. Un Capoluogo incantevole il nostro ma che purtroppo, anche in anni recenti, è stato richiamato alle cronache nazionali, e non solo, per dolorosi fatti che la migliore storia del fermano non avrebbe dovuto meritare. Un modo di fare giornalismo, questo, che naturalmente come Articolo Uno Provincia di Fermo non può che trovarci molto distanti, ma che tuttavia, seppur con la sua non condivisibile lente, ha in tal caso amplificato mediaticamente una situazione di profondo ed annoso degrado che trova corrispondenze in un’amara realtà. Il servizio giornalistico ha stigmatizzato lo stato di degrado in cui versa Lido Tre Archi e le relative difficoltà nonché il comprensibile malcontento dei cittadini residenti”.
Il coordinatore di Articolo Uno spiega: “Per quanto realtà conosciuta, ne è emerso comunque uno spaccato estremamente preoccupante, sia per la micro criminalità difficilmente controllabile, come, parrebbe, per una allarmante illegalità che si muove su un piano maggiormente strutturato e che, evidentemente, le misure sin qui adottate, compresi gli ingenti investimenti pubblici, non sono riuscite ad arginare. Un male antico, quello che attanaglia Lido Tre Archi, scaturente dagli anni ’60 e ’70, allorquando in pieno boom edilizio si consentì in Italia di costruire senza troppa ponderazione, tra i molti fattori e criteri anche culturali nonché ambientali e quindi di lungimiranza politico-sociale da verificare, la presenza di infrastrutture e condizioni di vivibilità in prospettiva. In breve, pian piano, complici altresì le cicliche difficoltà economiche del Paese, nonostante una gradevole posizione sul mare, il quartiere finì, privo di sbocchi e transiti vitali, per divenire un cul-de-sac lasciato alla sua stessa sopravvivenza, quando invece sarebbe stato, come per ogni analoga situazione, di intervenire a tempo debito con importanti misure chiave di tipo strutturale prima che la situazione degenerasse al punto di radicarsi. La politica se ne sarebbe dovuta occupare, invece o non lo ha fatto o non è riuscita ad essere davvero incisiva. Lido Tre Archi è una realtà molto seria. Ma è sempre la politica, ancora oggi, che deve anzitutto farvi fronte. Tre Archi non è solo un problema di Fermo bensì dell’intera Provincia se non della stessa Regione. In quell’ambiente si coltiva un substrato sociale che cammina, viaggia, si muove creando punti di contatto, riferimenti ed è lì che si deve anche e molto intervenire. Un compito di tutte le Istituzioni che nel loro complesso debbono, a più livelli (comunale, regionale, statale), lavorare in sinergia per restituire la meritata dignità e la decorosa vivibilità ad una intera area del territorio di Fermo”.
Del Monte prosegue: “Ben vengano Sindaco Calcinaro, quale rassicurazione poco più che psicologica, la videosorveglianza e la doverosa illuminazione, ma è questa e di questo tenore, per il presente e per il futuro ed a fronte di ingenti esborsi pubblici, l’ottica che si stima bastevole e più efficace per invertire la rotta e riqualificare una vasta Zona dove l’illegalità e la criminalità sono divenute così radicate tanto da farsi quasi endemiche? Né ci si può illudere che la riuscita circa una compiuta riqualificazione possa passare soltanto dall’attivazione di misure securitarie, scaricando cioè pressoché tutto il peso della enorme e complessa questione sulle sole Forze dell’ordine. Giacché a fronte degli enormi sacrifici del personale di polizia, che può temporaneamente contenere e comprimere il fenomeno nelle sue macroscopiche manifestazioni, questo unico approccio non può riuscire a costituire la soluzione definitiva sin nel cuore reale del problema. In quell’area – concordando con Giorgio Benni che lo sostiene da sempre – negli anni si sono prodotti, coi dovuti distinguo, per lo più interventi sovrastrutturali, forse talvolta per porsi in pace la coscienza ed al contempo lusingare i residenti si stesse intervenendo, spendendo, visti i risultati, inefficacemente ingenti somme di denaro pubblico. Non basta mica rientrare nel “bando periferie” prodotto dallo Stato e ricevere dallo stesso importanti fondi per la riqualificazione. Occorre poi vedere dove e come si investe, la visione e la capacità di azione politica che si ha nella progettualità individuata per rendere efficace e definitiva una riqualificazione complessa come quella di cui ci stiamo occupando. E temiamo, visto l’approccio orientativo, che gli ultimi investimenti di riqualificazione avranno, purtroppo, pressoché lo stesso risultato del passato. A nostro avviso gli investimenti su Tre Archi, in un cambio totale di paradigma, dovrebbero mutare approccio ed obiettivi, tesi a ricostruire il tessuto sociale, con il potenziamento in loco di diversi operatori sociali e psicologi, coadiuvati da insegnanti appositamente preparati, mediatori culturali, dialogo tra istituzioni e ministri del culto, attivare forme di cooperazione sociale per il lavoro (Lavoro e Scuola! Lavoro regolarizzato e stabile ed Istruzione quali baluardi imprescindibili, oltre che poter vivere dignitosamente ed onestamente, di socializzazione e formazione, umana sociale e civile), il commercio e quant’altro e, in tale visione organica e globale, la presenza h24 di Forze dell’ordine, anche con un piccolo distaccamento stabile, coadiuvate ovviamente dalle istituzioni di giustizia e dagli uffici territoriali di governo competenti, per il controllo di quanto avviene ed avverrà in quel territorio, ora e nel processo di riqualificazione. Un lungo ed articolato lavoro che non può più contemplare né interventi parziali né di facciata e men che meno essere ulteriormente procrastinato anche per questioni di propaganda politica di chicchessia”.
Del Monte che poi pone alcune domande: “Per concludere. Due interrogativi avvertiamo il dovere di porci, nel tentativo di restituire chiarezza alla Cittadinanza, al futuro di questa Città, alla Politica. Il primo è se una siffatta concezione di civismo, cittadino e fermanocentrico, come quello di cui il Sindaco Calcinaro si fa legittimamente massimo interprete e guida, sia riuscita e possa nel tempo riuscire, anche per quanto sopra illustrato, a proiettare e traghettare, al di là degli interventi per lo più ordinari sebbene efficacemente rappresentati mediaticamente e nei social, una città capoluogo come Fermo, realtà capofila per il territorio della provincia, dentro i grandi temi e le grandi sfide che la attendono e con essa tutto il territorio del fermano. Si pensi solo, tra i temi più rilevanti che hanno investito l’attuale Amministrazione, all’Ex Area Santa Lucia (Area Steat) ed ora al riproporsi della seria e mai risolta criticità di Tra Archi. Il secondo, che muovendo dalla ultima amara rappresentazione in TV sempre circa la Zona di Lido Tre Archi, la quale attende reali risposte dalla Politica e non l’essere appagata da vani clamori, ci fa appunto interrogare, sempre nella ricerca di chiarezza, su talune dinamiche. Un dirigente della pubblica amministrazione, il Dott. Di Ruscio, che è un dipendente dell’Ente locale Comune, e non quindi di parte politica nell’Ente, legittimamente iscritto ad un partito, Fratelli d’Italia, e che altrettanto legittimamente nel fare politica pare essere potenziale candidato alle prossime elezioni regionali in seno allo stesso partito, ha ritenuto, dopo essere “stato sensibilizzato da residenti e associazioni sui problemi del quartiere” (non il Sindaco?), e dopo aver governato questa città per dieci anni, “di supportarli sia nel suggerire loro come muoversi sia per avere rilevanza mediatica, anche tramite il Partito (Fdi ndr)” sulla situazione di difficoltà vissuta in una Zona del Comune di Fermo, dove egli è appunto anche Dirigente con in carica la Giunta Calcinaro, per poi ritrovarli ad intervenire entrambi, presente anche l’Assessore alle politiche ambientali e del patrimonio, e per cui lo stesso Sindaco, dopo la denuncia mediatica sul territorio che egli stesso amministra, avverte l’esigenza di affermare “No a protagonismo politico”? Ed così bizzarro, sconveniente o inopportuno, anche sulla scorta dell’interrogativo di cui sopra, ulteriormente quindi domandarsi a quale titolo ed in quale veste il Dott. Di Ruscio sia intervenuto? Quesito che tuttavia non ci pare abbia trovato una puntuale risposta. Ed è altrettanto lecito politicamente interrogarsi circa la prospettiva per Fermo, per il territorio della provincia e per la comunità del fermano, oppure ogni espressione e contribuito vanno annoverati quali intollerabili ingerenze?”
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