di Pierpaolo Pierleoni
Un tema attualissimo e decisamente caldo, quello che Ali Marche,la lega delle autonomie locali, presieduta a livello regionale dal sindaco di Porto Sant’Elpidio Nazareno Franchellucci, ha lanciato ieri pomeriggio. Un’ora e mezzo di discussione in videoconferenza per approfondire il tema della nuova tecnologia, che tanto sta facendo discutere in questi mesi. Due gli spunti più significativi emersi nel corso della discussione. Il primo: le ordinanze o mozioni che tanti enti locali stanno approvando in queste settimane, secondo Gabriele De Luca, project manager e consulente legale di Leganet, società partecipata di Ali, sarebberocarta straccia. “Sono prive di qualsiasi fondamento giuridico. Qualunque atto che vieta il 5G, se impugnato, sarebbe immediatamente annullato”. Interessante anche la riflessione dell’ingegner Mario Galieni, che ha curato diversi piani antenne elaborati da comuni marchigiani: “Ad oggi la legge regionale non prevede che gli impianti con potenza fino a 10 watt abbiano pianificazione. La concezione del 5G attraverso microcelle rischia di sfuggire ad ogni programmazione.
Andando con ordine, nel confronto, coordinato dal presidente Franchellucci, i saluti iniziali al direttore nazionale Ali Valerio Lucciarini: “E’ un’iniziativa che apprezzo molto, i sindaci virtuosi voglioni ascoltare gli esperti per approfondire questo tema e sono lieto che la mia regione sia stata la prima a promuovere un’iniziativa del genere”. A seguire il presidente di Leganet Alessandro Broccatelli:”In ogni processo di avanzamento umano occorre capire se la tecnologia possa produrre effetti negativi. L’Italia, recependo regolamenti europei, introduce la possibilità di introdurre la tecnologia 5G con le dovute cautele. Oggi non ci sono evidenze scientifiche su un impatto dannoso per la salute. C’è una preoccupazione diffusa e forse non c’è stata la necessaria informazione. In Italia abbiamo un digital device molto rilevante, comprovato dagli interventi pubblici a sostegno delle infrastrutture digitali, come la banda ultralarga. Il 5G impone scenari ancor più veloci di scambio di informazioni. L’Italia ha scontato ancora oggi delle arretratezze sulle infrastrutture digitali. Doveroso chiedersi quale impatto la tecnologia abbia sulla salute. Ma il mercato si regola se si governa e si governa se si conosce”.
Ad entrare nel vivo l’intervento di Gabriele De Luca. “Lavoro a supporto degli enti locali, che da luglio fronteggeranno richieste di installazione per stazioni radiobase. Il Comune deve avere centralità nel processo di sviluppo di un’infrastruttura, monitorare nuove antenne ed inquinamento. Ma dire stop al 5G significa, da qui a qualche anno, condannare un territorio a non essere coperto da infrastrutture, in pochi anni il 3G e 4G saranno soppiantati, perchè non adeguati a gestire il traffico dati. Il 5G è fino a 100 volte più veloce, una velocità che aumenta quanto più sono gli utenti connessi. E’ una tecnologia con latenza minore ed è in grado di collegare fino ad un milione di persone per chilometro quadrato. Rispetto alla cella 4G, che irradia in modo costante su un’area, a prescindere dai dispositivi presenti, il 5G prevede il beamforming, cioè un segnale concentrato verso il singolo dispositivo, quindi è meno inquinante ed ha un segnale meno potente del 4G. Con la nuova tecnologia ci saranno più antenne sul territorio ma con potenze inferiori, con celle di copertura più piccole. Il 5G soppianterà gli altri sistemi e in prospettiva si diminuiranno i campi elettromagnetici. Le antenne non saranno più alte di 2 metri, copriranno zone specifiche ed avranno basse concentrazioni di carico elettromagnetico, senza picchi”.
Secondo l’esperto di Leganet, “Gli operatori telefonici hanno risposto ad un bando dello Stato per l’assegnazione delle frequenze pagando 6,5 miliardi di euro. Hanno diritto di effettuare queste infrastrutture, che è sindacabile solo davanti al Tar. Qualunque atto approvato dagli enti locali è destinato a soccombere sul punto. Mozioni e delibere che dicono no al 5G non hanno alcun valore giuridico. Ci si può opporre alla sperimentazione, ma quando inizierà la costruzione di queste infrastrutture, quegli atti saranno impugnati e annullati. Il legislatore ha considerato questi lavori come opere di urbanizzazione primaria, gli operatori telefonici hanno vinto tutte le cause giudiziarie in materia. Non serve fare ostruzionismo ma impedire uno sviluppo disordinato e una proliferazione inutile di impianti. Lo strumento per i Comuni sono regolamenti e piani antenne”.
L’ingegner Galieni evidenzia invece l’importanza di “trovare un punto di equilibrio che garantisca tutela della salute, dell’ambiente e sviluppo delle reti tecnologiche. Lo Stato disciplina i livelli di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità. Quando incontriamo i cittadini e si parla di approvazione del piano antenne, ai cittadini interessa sapere se gli impianti facciano male.Un piano antene non può comprimere il diritto di sviluppo dei piani infrastrutturali, i Tar hanno sempre dato ragione ai gestori telefonici. La legge non parla di 4G o 5G, ma stabilisce dei parametri. Mediamente in ambito urbano un’antenna 4G copre 700 metri di raggio, il 5G arriverà massimo a 200. Sarà determinante vedere il livello di potenza di questi impianti, perchè quelli con potenza al singolo connettore fino a 10 watt sfuggono alla pianificazione. Questo lo dice la legge regionale, quindi il rischio è che le microcelle 5G non debbano avere alcuna programmazione. I comuni potranno pianificare le macrostazioni, ma il 5G con queste strutture potrebbe avere ben poco a che vedere. Riusciremo ancora a programmare e pianificare la distribuzione di antenne sul territorio? Spero che un indirizzo politico possa definire meglio il da farsi”.
Le conclusioni al sindaco e presidente Ali Franchellucci, secondo cui “la questione non è tra città che dicono sì o no al 5G, il tema è dotarsi degli strumenti per affrontare al meglio la diffusione di una nuova tecnologia”.
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