di Andrea Braconi
Il primo partito delle Marche è quello del non voto. Ed è soprattutto a questo che Dipende da noi si rivolge in prospettiva delle elezioni del 20 e 21 settembre. Perché è proprio lavorando sulla distanza tra politica e società marchigiana che il movimento che ha scelto Roberto Mancini, docente di Filosofia Teoretica all’Università di Macerata, come candidato presidente tenta, sin dalla prima assemblea pre Covid, di riaprire la strada tra società civile ed istituzione.
CHI SIAMO
“Questa realtà – ha spiegato Mancini in occasione della presentazione dei 4 candidati consiglieri per la provincia di Fermo – è sorta da iniziative partite in più città delle Marche e vede protagoniste figure del volontariato, della solidarietà, della scuola e del personale sanitario. È uno strumento di una politica diversa rispetto a quella convenzionale, che ha rivelato inadeguatezze”.
Non una lista civica, ha tenuto a precisare, ma un movimento di impegno civile orientato a sinistra. “Una sinistra non identitaria o ideologica, ma etica, capace di ripensare i fondamentali della convivenza. Pensiamo in particolare all’articolo 3 della Costituzione, con la Repubblica che ha il compito di rimuove gli ostacoli. All’interno abbiamo contributi ecologisti, femministi, di intercultura e molto altro. Il nostro motto non è prima i marchigiani, ma insieme tutti quelli che vivono nelle Marche. Perché sono tutti esseri umani, garantiti dai diritti della Costituzione”.
Da gennaio, attraverso varie assemblee, sono state raccolte proposte, racconti di esperienze diffuse e a poco a poco il programma ha preso forma. “Abbiamo voluto 30 candidati divisi nelle 5 province delle Marche che esprimessero una novità, rispetto all’usura di chi fa politica per professione o la fa da tanti anni. Le nostre sono persone che guardano ai problemi e cercano di costruire insieme le risposte. Il nostro metodo non è la conquista del potere, che costruisce privilegi: noi ci prendiamo cura delle comunità e accompagniamo i processi verso la risposta ai problemi. La nostra è una politica che risana, non una che comanda. Abbiamo già visto come la campagna elettorale sia diventata un’operazione di marketing, ma la nostra sarà diversa e fatta di incontri e relazioni”.
I GOVERNI DELL’ABBANDONO
Due i dati definiti “macroscopici” che Mancini ha voluto rimarcare per lanciare il j’accuse del movimento nei confronti delle Giunte a guida Spacca e Ceriscioli. “Hanno governato con la strategia dell’abbandono, sul lavoro come sulla tutela ecologica, c’è stata una risposta mancata sul terremoto ed una risposta sbagliata sull’epidemia. Insomma, una politica che non affronta i problemi. E poi c’è un approccio molto autoreferenziale, che non vede invece la società marchigiana nel suo potenziale positivo e nelle sue contraddizioni più grandi”.
I PUNTI PRIORITARI
Sono tre le aree nelle quali Mancini ha racchiuso i punti prioritari del movimento. Il primo riguarda la questione terremoto ed il riordino del territorio tra zone costiere, collinari e montane; il secondo la generazione di posti di lavoro, unita alla lotta alla povertà e con l’ecologica come motore propulsivo del tessuto economico marchigiano; il terzo è la priorità alla sanità ed ai servizi. “Il nostro orientamento è contrario a quello perseguito dal Centrosinistra: niente struttura centralizzate e no ad incentivi per una continua privatizzazione, occorre invertire questa politica e garantire almeno due ospedali funzionanti per ogni provincia. Poi serve una politica di servizi sociali che non sia fatta di tagli e che abbia strutture comunitarie diffuse”.
IL (NON) RAPPORTO CON IL CENTROSINISTRA
“Non abbiamo il virus del settarismo, come invece qualcuno vuole fare credere”. Da qui è partito Mancini per spiegare le ragioni di una mancata convergenza con l’attuale maggioranza regionale. “Responsabilmente, fermo restando il giudizio su questo Centrosinistra e questo modo di governare, abbiamo tentato di proporre al Pd le condizioni di una coalizione vera: primo, una svolta su programma e metodo in discontinuità con quanto fatto dalla Giunta Ceriscioli; secondo, una candidatura di un candidato o una candidata garanti della coalizione. Sulla prima c’è stato risposto che non era necessaria una discontinuità perché Ceriscioli aveva governato bene e quando c’è stata la sua mancata ricandidatura non è arrivata alcuna risposta. Sulla seconda c’è stata promessa una candidatura civica, ma dopo una settimana è stato tirato fuori Mangialardi”.
PRIMA IL DIALOGO
“La natura del movimento Dipende da noi è aperta – ha aggiunto Giuseppe Buondonno, segretario regionale di Sinistra Italiana – non è un partito che ha una gerarchia verticale. Noi privilegiamo il dialogo con i marchigiani, non i tavoli e i tavolini dei partiti”.
UN TERREMOTO SENZA RISPOSTE
È tornato, Mancini, sulla questione terremoto e sulla mancata ricostruzione, una ferita aperta, anzi, apertissima nelle aree devastate in quel finale del 2016. “Abbiamo ascoltato persone che ci hanno detto di percorsi burocratici con tratti di natura regionale che possono essere velocizzati, ma questo non è stato fatto. C’è poi il problema del personale, sempre precario ed occasionale. Anche un sostegno di natura economica di fatto è mancato. Fermo restando che il grosso è responsabilità nazionale e che è mancata la figura di un commissario che conoscesse bene il territorio, la Regione ha dato risposte non adeguate alle esigenze delle popolazioni”.
L’ERRORE DI CIVITANOVA
Anche la gestione dell’emergenza Covid resta un elemento di forte contrasto, sia per quanto concerne gli interventi intermedi e iniziali ritenuti non adeguati, sia per la scelta di realizzare la contestata struttura di Civitanova Marche. “Abbiamo seguito il modello Lombardia, entrato di recente nell’attenzione della magistratura. Ritengo bizzarro chiamare Bertolaso come consulente, così come è anomalo affidare la gestione all’Ordine di Malta: questa è una Regione che abdica al suo ruolo”.
INFRASTRUTTURE PRESENTI E FUTURE
Nel parlare di infrastrutture, altro tema caldo di questa campagna elettorale, Mancini ha fatto riferimento ad un concetto di bioregione, con un modello complessivo che ingloba tutte le singole voci di carattere materiale ed immateriale. “Occorre semplificare la viabilità e tutte le forme di comunicazione nell’attenzione alla configurazione geografica, senza opere in netto contrasto con la conformazione morfologica del territorio. Per il Fermano occorre un’analisi specifica di punti di blocco e, ascoltando la popolazione, provvedere per modificare le contraddizioni maggiori”
Deciso il no sull’arretramento della A14, così come altrettanta determinazione verrà portata avanti per il recupero della vecchia ferrovia fino ad Amandola, in un’ottica di incentivazione di quella mobilità dolce che spicca tra le bandiere di Dipende da noi.
I CANDIDATI
Stefano Ricci, classe 1957, ex dirigente per l’Integrazione socio-sanitaria della Regione, è il primo dei 4 candidati a presentarsi. “Non ho il fisico e il ruolo del candidato, ma quando Roberto mi ha chiesto disponibilità cercava questo, cercava chi con lui ha condiviso storie ed esperienze. Per me è l’occasione per continuare a fare le cose che ho fatto fino ad adesso nel sociale e nel sanitario in un altro modo e da un’altra prospettiva. E questa provincia è un territorio interessante dove sperimentare modalità di partecipazione”.
Nata in Basilicata 67 anni fa, a Mina Viscione piace definirsi “una straniera”, nonostante viva nelle Marche da 25 anni (intermezzati da 4 anni in Etiopia come volontaria sulla prevenzione dell’Hiv). Insegnante, poi direttrice didattica, ha avuto la sua esperienza più significativa a Fermo al Terzo Circolo Didattico, nello specifico a San Tommaso. “Non mi è mai mancata la determinazione e anche se sono in pensione da 6 anni e mi sono ritirata in campagna, non ho mai abbandonato l’attività di volontariato. Il disagio e il malessere di questo periodo storico era troppo forte per starmene in disparte”.
Dal 2013 in terapia intensiva ad Ancona e con un percorso personale che vede anche la partecipazione a due missioni in Afghanistan per una Ong italiana, Fabio Bernardini, infermiere classe 1987, è il più giovano del gruppo. “Non ho mai avuto tessere di partito, anche se penso di avere sempre avuto degli ideali politici e di aver praticato quella che Roberto chiama la politica di tutti i giorni. Mi sono avvicinato al movimento portando idee ed esperienze che la mia professionalità può esprimere, a partire dal prendersi cura della comunità. Da troppi anni in questa regione vediamo un servizio sanitario che non si prende cura della comunità, ma piuttosto del budget e del bilancio di fine anno. L’infermiere di famiglia di comunità è un punto a me caro, che è stato inserito nel nostro programma. Su Fermo penso che l’emodinamica sia priorità per Fermo, come lo deve essere per qualsiasi ospedale, così come penso siano fondamentali i protocolli diagnostico terapeutici, mai attuati dalla Regione Marche”.
Da decenni in prima linea nel mondo del sociale, la 52enne Luisella Pieroni è una figura molto conosciuta e rispettata dalle nuove generazioni. “Ho sempre lavorato nei centri di aggregazione, occupandomi di prevenzione del disagio. Al mattino, invece, vado in giro nelle scuole per incontri di promozione del volontariato. Faccio volontariato attivo con diverse associazioni su prevenzione della discriminazione, pace e legalità, collaborando anche alla Settimana della Costituzione. Dipende da noi offre una sponda alle persone impegnate come me che, tante volte, si trovano a fare il lavoro che dovrebbe essere fatto dalle istituzioni. Per questo non è solo una lista, ma un percorso che continuerà anche dopo le elezioni”.
“Quello dei nostri eletti sarà un mandato partecipato con assemblee nei territori – ha precisato Mancini -. Una strada che richiede un rapporto permanente, in modo che nell’aula si possano portare proteste, proposte e progettazione sociale. Un’altra astronave è il palazzo del Consiglio regionale e noi vogliamo riportarlo sulla terra. Votare per noi non significa disperdere il voto o favorire le destre, qui serve una sinistra etica che faccia il suo mestiere”.
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