Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla redazione di Cronache Fermane.
“La notte si illumina grazie ai falò, dalle campagne alle città. E accende la speranza di un anno migliore.
Narra la tradizione che i fuochi che nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294 furono accesi per illuminare la via alla ‘Santa Casa’ in arrivo a Loreto. La festa liturgica della Madonna di Loreto ricorre oggi, in ricordo della data dell’arrivo della Santa Casa di Nazareth nelle colline marchigiane.
Secondo la tradizione, la Santa Casa di Loreto è parte dell’abitazione della Madonna, costituita da una grotta scavata nella roccia e da una camera antistante. Quest’ultima fu trasportata nel 1291, secondo la tradizione per ‘mistero angelico’ da Nazareth, prima nell’antica Illiria per poi giungere sul colle lauretano il 10 dicembre 1294.
Quando i crociati nel 1291 furono espulsi dalla Palestina, la casa in muratura fu trasportata nell’antica Illiria, nell’attuale città di Tersatto, dove sorge oggi un santuario mariano. Nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294, la casa fu trasportata in Italia e fu posta su una pubblica strada dove tuttora è custodita.
La tradizione devozionale racconta che tale trasporto fu opera degli angeli, ma le recenti ricerche su base archeologica e filologica, propongono la fondata ipotesi che la Santa Casa sia stata trasportata in modo provvidenziale con un trasporto via nave, sotto la protezione dall’alto. Ecco perché la Madonna di Loreto è patrona e protettrice degli Aviatori e di chi solca per lavoro le vie del cielo.
Alcuni indizi fanno pensare che gli autori del trasporto, non siano stati gli angeli del cielo, ma una nobile famiglia bizantina denominata Angeli, che salvò i materiali della Casa della Madonna dalla devastazione musulmana e li fece trasportare a Loreto.
I materiali della Santa Casa sono stati riconosciuti come autentici e coevi alla storia che lega il tempo reale ai fatti miracolosi della cristianità. Dal 1294 la Santa Casa è luogo di culto mariano, custodita al’interno della Basilica di Loreto, all’interno di uno scrigno marmoreo, capolavoro cinquecentesco disegnato da Donato Bramante nel 1509.
Come in ogni tradizione popolare ed antropologica, l’uomo ricerca e conserva la luce del fuoco, quale elemento purificatore, per sconfiggere simbolicamente le tenebre, più spiritualmente il peccato insito nella natura umana.
Anche (ieri), in un presente dove le nostre strade sono illuminate spesso dalla frenesia del traffico, dalla luce dei lampioni delle strade, dalle finestre delle case che contengono a volte storie di solitudine, difficoltà o malattia, si è voluto dare un segno di speranza e di devozione, in pieno centro urbano.
Il sagrato della Chiesa di San Giorgio Martire si è trasformato in un luogo di comunità, quella di don Mario Lusek e i suoi parrocchiani, riuniti tra le luci del traffico e delle strade, per ammirare il crepitio del fuoco che antropologicamente sa ridare vigore ad una tradizione antica in un tempo moderno, ugualmente sofferto, arricchito stasera da gesto di fede, capace di illuminare il cammino di tutti, verso un anno migliore”.
C.C.
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