“E’ indubbio che il trascorso confronto elettorale ha conferito un pieno ed inequivocabile mandato a questa amministrazione per il governo della città nei prossimi 5 anni, mandato questo di cui le forze politiche di minoranza oltre a prenderne atto ne manifestano un ossequioso rispetto”. Inizia così, con queste parole, l’intervento del consigliere e capogruppo Pd, Sandro Vallasciani che, in estrema sintesi, intervenendo sulle linee programmatiche dell’amministrazione Calcinaro, ne chiede la completa riformulazione. E spiega il perché.
“Risulta quanto mai logico in ragione di quanto accaduto che dalla grande e incondizionata fiducia che i cittadini hanno posto nei confronti di questa amministrazioni ne derivino grandi responsabilità, soprattutto in questo particolare momento di difficoltà in cui la città, il paese e buona parte del mondo intero affrontano a causa della pandemia.
Il modesto dibattito politico che ha accompagnato il confronto elettorale da un lato si è basato solo e soltanto sulla consapevolezza di aver avuto, da parte vostra un forte e continuo sostegno a supporto dell’attività amministrativa operata, mentre dall’altro il tentativo di spostare il piano della discussione sul futuro della città da parte della coalizione che ha perso, non ha sortito l’effetto sperato.
Sarà la presenza continua sui social, la particolare e spiccata disponibilità e presenza dei suoi più autorevoli rappresentanti, ad indurre i cittadini fermani a confermare senza ‘se’ e senza ‘ma’ l’amministrazione uscente anche in assenza di una puntuale progettualità volta alla crescita e allo sviluppo della città.
Saremmo stati assai felici di constatare, anche grazie alla vostra azione di governo, che nel corso di questi anni la nostra città avesse registrato particolari progressi in termini sociali, economici e culturali, ma ci duole constatare che ciò non è accaduto ed i dati recenti ci confermano una diversa realtà.
E’ stato di recente pubblicato uno studio che ci obbliga ad una attenta analisi del fenomeno, che vede la città spogliata negli ultimi due anni di circa 2000 residenti, e che la stessa ed il suo territorio provinciale nella sua interezza nell’annuale classifica sulla qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore é 68esimo, diciotto posizioni più in basso rispetto all’anno scorso.
Nelle Marche è il piazzamento peggiore, con le altre quattro province tutte nei primi trenta posti.
Non confortano neanche i dati del comparto economico e produttivo che già prima del covid-19 la città aveva perso oltre 300 aziende di cui almeno 100 a carattere commerciale. Non osiamo immaginare quale che sia la situazione attuale.
Quindi è difficile intravedere dal vostro copioso programma, oltre 180 pagine, un percorso virtuoso che miri, per quanto possibile a contenere gli effetti devastanti di questa crisi pandemica che come si intuisce condizionerà sicuramente gran parte del 2021.
Il vostro programma, particolarmente articolato, nelle misure sul turismo, sulla cultura, sullo sport, sull’ambiente, sarebbe stato anche plausibile nella misura in cui le tragiche vicende che viviamo da circa un anno abbiano a cessare completamente nei giorni a venire, cosa questa assolutamente non vera e che lo rende privo di qualsiasi immediata applicabilità, per la mancanza di una analisi più approfondita dello stato di salute del nostro tessuto sociale, economico e produttivo. Sarebbe stato più coerente suddividerlo in due parti, la prima relativa al periodo di conclusione della crisi pandemica e dei suoi effetti, la seconda più volta agli interventi di medio periodo.
La mera elencazione di attività e obbiettivi, largamente distribuiti nei principali canali tematici di riferimento, buona parte dei quali anche condivisibili anche se non tutti così facilmente sostenibili, non riescono, a mio modo di vedere, a rappresentare una adeguata risposta alla soluzione delle complesse problematiche di cui città è afflitta, per le quali occorre adoperarsi con misure più dirette e di maggiore concretezza.
Recuperare terreno sulla perdita di attrattività della nostra città è di sicuro impresa ardua, occorre infondere nei nostri cittadini e in quelli che vorranno tornare a vivere o operare a Fermo una maggiore fiducia, garantendo assistenza, supporto e vicinanza, servizi rinnovati e semplificazione amministrativa.
Occorre quindi ripensare e ridisegnare le linee di mandato incentrando i progetti e le iniziative su poche e più concrete misure che partano dal lavoro per i nostri giovani, dal sostegno alle attività economiche, da politiche atte alla salvaguardia delle fasce più deboli e bisognose.
Il piano di ‘riscostruzione’ del tessuto economico e sociale della città passa attraverso la ricerca e l’intercettazione di tutti i finanziamenti del Governo e della Comunità Europea che possano da un lato sostenere le realtà sociali più colpite e dall’altro assistere le nostre imprese nella ripartenza, non mancando di avviare nel nostro territorio un percorso di implementazione del più che carente sistema infrastrutturale.
Nel vostro programma è completamente assente il benché minimo riferimento al rapporto con il territorio ed i suoi Comuni, come se fosse possibile uscire da questa crisi da soli senza pensare al nostro distretto calzaturiero ed alle limitrofe realtà agricole, artigianali e industriali.
Il nostro territorio è stato purtroppo riconosciuto all’interno di una più vasta area di crisi complessa, ove occorrerà la massima coesione e collaborazione tra le diverse realtà locali affinché si incida sulle misure di sostegno disponibili e si impegnino i vari livelli di governo ad investire risorse importanti per la riconversione produttiva delle nostre aziende.
Un richiamo particolare alle nostre società partecipate. Per quanto concerne l’Asite, il progetto di realizzazione del Biodigestore, quale misura principale di attività nel prossimo futuro dell’azienda, il suo costo (18.000.000 euro), il suo dimensionamento inferiore a quello di 50.000 t. previsto come ottimale come termini rapporto costi ricavi, non fornice particolari certezze sulla sua sostenibilità finanziaria e redditività, rischiando di compromettere seriamente il futuro di una azienda creata proprio 18 anni or sono, e che rappresenta un patrimonio prezioso per la città.
Anche la ulteriore mancanza di idee sul futuro della Solgas, di cui ancora sono riproposti almeno 3 scenari come il permanere dell’attuale stato, la vendita dell’intera quota societaria o la fusione con l’omologa società del comune di Porto San Giorgio, senza alcun indirizzo e valutazione di pertinenza, dimostrano l’assenza da parte dell’amministrazione di un chiara strategia industriale e di obbiettivi economici da conseguire.
Occorre quindi in sintesi riscrivere per intero le vostre linee di mandato, magari anche con il contributo delle altre forze politiche consiliari presenti, affinché in un momento così delicato anche per la nostra comunità non si abbiano a commettere errori che possano pregiudicare irreversibilmente il nostro immediato futuro”.
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