“Mascherina, distanze, igiene e comportamenti corretti nei luoghi a rischio sono gli elementi fondamentali della lotta al contagio da Covid 19”: è stato questo il mantra di un anno che vorremmo dimenticare”.
Inizia con queste parole il consuntivo dell’Avis, relativo consiglio provinciale, nel merito delle relazioni svolte per l’anno solare ormai agli sgoccioli.
“Speriamo che questa avventura, che ancora viviamo sulla nostra pelle, ci abbia tuttavia insegnato a non dimenticare troppo in fretta, a non sprecare più occasioni e tempo, per poter essere diversi, migliori e pronti a vivere quella che sarà la nostra nuova normalità. La pandemia è una sfida che ha interessato anche il mondo del volontariato, che per noi significa Avis”, ha quindi illustrato il presidente provinciale, Franco Rossi.
“I nostri donatori, dopo un comprensibile momento di sbandamento, hanno immediatamente risposto alla chiamata per la donazione, sempre più importante, comprendendo che oltre al Coronavirus continuavano a tenete banco anche le altre malattie, dove la necessità di sangue certamente non era diminuita – ha proseguito Rossi -. Ci siamo dovuti confrontare anche con il cronico problema della carenza di personale sanitario che, attraverso le chiusura dei centri, ha ulteriormente pregiudicato la raccolta di sangue”.
“L’Avis comprende bene che la struttura trasfusionale, oltre alle procedure di donazione, deve coniugare quelle terapeutiche, quali ad esempio terapie infusionali, salasso terapie, aferesi terapeutiche, ma non accetta che procedure concorsuali, per coprire posti vacanti in sanità, debbano avere iter complicati e
soggettivi per ogni area vasta della nostra Regione – l’inciso -. Criticità importanti e non ancora superate sono quelle legate al terremoto 2016, che il centro di raccolta di Amandola rivive ogni giorno e a cui ancora nessuno ha messo riparo, nonostante siano state fatte richieste per utilizzare ai fini donativi i nuovi edifici, ormai completati, o i locali ristrutturati presso il vecchio ospedale civile amandolese”.
“Da quattro anni i donatori dei Sibillini donano su un modulo abitativo messo a disposizione dall’Area Vasta 4, regolarmente omologato, ma con spazi ristretti – dice Rossi, ricalcando quanto riportato nel merito anche da questi spazi nei giorni scorsi -. Come sappiamo, la pandemia ha imposto il distanziamento sociale: se, durante il periodo estivo è stato possibile donare consentendo ai donatori l’accesso al modulo solo al momento del prelievo, trascorrendo l’attesa all’aperto, è evidente che, durante quello invernale, ciò non può essere praticato. Pertanto, qualora questo disagio logistico non trovi soluzione immediata da parte delle istituzioni competenti, l’importante centro di raccolta amandolese sarà costretto a chiudere”.
“Si comprende che la pandemia possa aver evidenziato in modo drammatico la criticità della donazione nelle aree interne, ma si chiede comunque con forza un’accelerazione nella risoluzione di problemi ampiamente cronicizzati – l’appello del vertice provinciale -. Nonostante tutte le problematiche che abbiamo individuato, la raccolta di sangue e plasma ha dato ottimi risultati (vedi le tabelle sotto riportate). Raggiungere questi traguardi è possibile solo se alla grande sensibilità dei nostri donatori si aggiunge la loro grande disponibilità. Le differenze (- 340 circa) rispecchiano ampiamente le criticità sopra evidenziate. Infatti, non avremmo avuto un risultato negativo se non vi fossero state oltre 40 giornate di chiusura dei centri di raccolta”.
“Ma l’anno 2020 è stato anche quello legato alla ricerca di terapie efficaci per debellare il mostro del secolo. Tra le tante soluzioni terapeutiche, particolare importanza ha suscitato quella relativa alla terapia con il cosiddetto plasma iperimmune. Plasma donato da soggetti che avevano contratto la malattia virale, ma che il proprio organismo aveva saputo combattere e debellare attraverso la produzione di anticorpi, permettendone la guarigione”, l’avvio verso le conclusioni di Rossi.
“Una sfida raccolta dall’Avis di tutt’Italia, ma che ha avuto per il nostro reparto trasfusionale il riconoscimento di essere stato individuato come uno dei tre centri della regione Marche autorizzati alla selezione di donatori esprimendo il giudizio d’idoneità alla donazione di plasma iperimmune ed alla sua raccolta. Anche in questo campo le Avis del territorio fermano non hanno indietreggiato ed hanno messo a disposizione tutti i loro mezzi e la propria immagine affinché il messaggio fosse divulgato nel miglior modo possibile per raggiungere tutti i guariti dal Coronavirus, non solo verso i propri associati, ma verso tutti coloro che si fossero resi disponibili a donare la propria immunità per coloro che ne avessero avuto bisogno”.
I dati relativi all’attività dell’Avis provinciale 2020:
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