LE SFIDE DI CALCINARO
“Ricreare il senso di comunità”
Monito alla politica: “Cambiare rotta”

FERMO - In ballo ora c’è l’espansione urbanistica verso il nuovo ospedale e la valorizzazione del centro storico. "Sullo sviluppo economico manca la politica e una gestione di squadra"

di Federica Broglio

Ha vissuto questi lunghi mesi senza poter fare il sindaco ‘operativo’, in strada, in piazza. Certamente punto di riferimento per la sua città, ma senza la possibilità di programmare, decidere, coordinare azioni che potessero farla crescere realmente. “Un non senso” dice Paolo Calcinaro con amarezza. La pandemia, con restrizioni, paure, crisi economica e disagio sociale, gli ha imposto di inseguire le emergenzialità, tamponare i mancati introiti delle attività commerciali, aiutare le famiglie in difficoltà. Ora la sfida più grande per lui è quella di far tornare i cittadini ad essere comunità, a rivivere la socialità perduta, che un tempo era il valore aggiunto di Fermo. Inutile portare a termine opere pubbliche importanti se poi non possono essere utilizzate.

Sindaco, qual è stato il settore di competenza dell’amministrazione più penalizzato?

“Sicuramente la cultura, che era il motore trainante della città, dalla stagione teatrale, alla Cavalcata dell’Assunta fino a tutte le manifestazioni che organizzavamo per rianimare il centro. Fermo è stata d’esempio, ha fatto la sua parte con rinunce e dolori, ora stiamo cercando di tenere accesa quest’abitudine portando nelle case una serie di concerti, ma mi auguro di tornare alla normalità”.

Nella presentazione in consiglio comunale del suo programma di governo le è stato contestato dall’opposizione di non aver previsto un piano a breve per la gestione della fase pandemica e uno a lungo termine.

“All’opposizione rispondo che non si può contestare un impianto generale, sono linee guida ad ampio respiro, dopo c’è la gestione dell’ordinario e straordinario. Sono il primo a dire di collaborare per il bene della città. Questo programma prevede di ultimare il lavoro svolto nei primi 5 anni ma offre anche tre linee di sviluppo a lungo termine”.

E tra queste c’è l’espansione della città verso il nuovo ospedale. In che termini? Ci sarà un potenziamento abitativo verso Campiglione?

“No, non ritengo che Campiglione abbia bisogno di nuove residenze, ha già un suo equilibrio e vivibilità. L’obiettivo è portare lavoro, servizi e commercio, mantenendo la qualità della vita. La politica abitativa penso debba invece espandersi oltre le sponde del fiume, verso la Conceria Girola dove si può pensare ad una nuova urbanizzazione, senza però trascurare Fermo e i quartieri. Serve equilibrio e armonizzazione del territorio, attraverso l’interconnessione viaria tra le diverse zone e un sistema di trasporti efficiente. Sullo sviluppo economico dell’area dell’ospedale abbiamo già creato una Commissione di esperti, capeggiata dalla consigliera Sara Pistolesi, che è di Campiglione, per l’ideazione di una variante urbanistica”.

Il centro storico ora si è svuotato, complici sicuramente le restrizioni dettate dal Governo. Come pensa di rianimarlo?

“Come altrove, era inevitabile si assistesse ad un processo di riconversione dal commercio classico al food. Ora è tempo di incentivare nuove aperture sfruttando aree come la Piazzetta e corso Marconi che hanno sofferto la chiusura per inagibilità a causa del sisma. Continueremo lo sviluppo dell’Università e del Conservatorio che sicuramente incentiverà la politica degli affitti e avvieremo la concertazione con i sindacati degli inquilini e dei proprietari immobiliari per ottenere contratti in deroga e affitti bassi prevedendo una scontistica Imu. Anche i quartieri avviati dai privati approfittando del sisma-bonus ridarà qualità edificatoria ed estetica a tutto il centro storico”.

Sul fronte dello sviluppo economico invece, qual è la sua visione? Su cosa deve puntare il territorio?

“Il turismo sicuramente è ancora una “prateria” inesplorata, siamo molto indietro e c’è molto da lavorare, ma non ritengo che la manifattura sia finita. Molte aziende si stanno riconvertendo, ammodernando, reinventando. Ritengo però che debbano essere altri i protagonisti di una nuova era economica nella provincia, il sindaco può fare la sua parte, ma bisognerebbe creare un maggior dialogo e non entrare in competizione con la Regione e lo Stato”.

Ritiene che la politica non faccia la sua parte?

“Vedo una fragilità diffusa, non si riesce a fare squadra sui temi importanti, prova ne è la battaglia per la decontribuzione del costo del lavoro o l’occasione persa con il bando per le periferie, o per la sede della Sovrintendenza, mentre Ascoli dà dimostrazione di saper fare quadrato sui temi importanti e portare avanti il risultato. Sarebbe ora di cambiare rotta e fare sistema”.

Infine la sanità, messa a dura prova dalla pandemia, che però sembra aver retto bene l’urto.

“Ringrazio infatti i sindaci per aver lottato affinché non si raggiungesse il terzo livello emergenziale, perché non saremmo riusciti a reggerlo, scongiurando l’accorpamento di Ortopedia, Chirurgia, Urologia, Otorino e Oculistica. Ringrazio inoltre il direttore Livini dell’Area Vasta 4 per il lavoro encomiabile. Ci sentivamo giorno e notte per l’emergenza, l’assetto dell’ospedale, poi il Sassatelli. Ora l’obiettivo è portare l’Emodinamica al Murri, non importa  se il primario è altrove, l’obiettivo è avere un’equipe che possa effettuare sala operatoria h24”.


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