“Il Comune di Amandola, non capisco a che titolo, tramite i canali stampa annuncia che la Fondazione Carisap avrebbe donato undici letti al reparto di Medicina del nostro ospedale. Che strana storia”.
Il membro del direttivo del Parco Nazionale, Riccardo Treggiari (foto), ed ex sindaco di Amandola, torna ad esternare le proprie riflessioni nel merito del nosocomio sibillino.
“Il destinatario del dono dovrebbe essere l’Area Vasta 4 di Fermo – prosegue -. Quella stessa Area che dal Vittorio Emanuele II, da tempo, ha portato via, o abbandonato al proprio destino, arredi ed attrezzature nel silenzio più roboante dello stesso Comune, al quale poco interessa del ripristino dei servizi ospedalieri presenti prima del sisma. Non è un caso che si parli, genericamente, solo di Medicina, sapendo bene che quindici letti non sono sufficienti per avere un reparto ed un primario: quindi, ci troveremmo in presenza di un semplice ambulatorio ed il vero servizio resterebbe a Fermo in attesa del nuovo ospedale”.
“Siamo convinti che ai nostri amministratori interessi unicamente sbarazzarsi, il prima possibile, dell’ingombrante struttura provvisoria (il Capanno) di Pian di Contro, veicolandola in comodato d’uso alla Regione Marche che, con il cerino in mano, finirebbe per dare una patente del buon agire ad una storia tutt’altro che facilmente decifrabile – illustra ancora Treggiari -. Quel Capanno nasce a quattro anni dal terremoto; il Comune, dopo la costruzione, oggi chiede alla Regione il parere di congruenza e compatibilità per la sua realizzazione, ma non avrebbero dovuto farlo prima? La cosa lascia trasparire il senso di una certezza fondata sull’impunità frutto dell’arroganza del potere”.
“Non si comprende come la Protezione Civile abbia potuto, ad emergenza finita, sprecare due milioni e mezzo in quel sito, che sarebbero bastati per ripristinare gran parte dell’ospedale esistente. E la cosa che più sconcerta è che l’operazione è stata fatta mentre si sta costruendo il cosiddetto nuovo ospedale. Perché quei soldi non sono stati spesi per ricostruire un primo nucleo ospedaliero, appoggiando Medicina nell’edificio della Rsa, il luogo più logico e naturale? – l’interrogativo di Treggiari -. D’altra parte la Regione, in virtù di un’ordinanza del commissario per la ricostruzione, la numero 37, è obbligata a ripristinare il Vittorio Emanuele II. Il Capanno di Pian di Contro, inoltre, aspetto da non sottovalutare, dista oltre un chilometro dalla sede ospedaliera dove è in funzione il reparto di Radiologia”.
“Lascio immaginare quanto piacevole possa essere il viaggio, andata e ritorno, per il povero paziente – le conclusioni -. Quel paziente il cui letto disterebbe appena trenta metri dalla vociante tribuna dello stadio. Il Comune, in un sol colpo, oltre ad aver contribuito per un quadriennio, causa totale inerzia, a privarci dei minimi servizi sanitari, ha distrutto due opere pubbliche: lo stadio, privato della zona parcheggio, e l’area sosta camper, un vero gioiellino che fungeva in caso di necessità anche da area di ammassamento, attrezzata con fondi dedicati da parte del parco dei Sibillini. Nel sito, a nostro parere, ci sarebbero anche problemi seri di natura ambientale, sorti sin dall’epoca dello smantellamento delle strutture preesistenti, ma, per amor di patria e per non aggiungere cotto al bruciato, soprassiederemo”.
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